giovedì 29 ottobre 2009

Il senso dei motoraduni per un buddista.

Ovvero: Budda era un motociclista.
Ognuno dà alle cose un suo significato particolare.
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Anche il semplice gesto di andare al mare ha mille significati particolari. C'è chi ci va perchè ci vanno tutti ma non sa neanche perchè lo fa. C'è chi ci va perchè rimorchia. Chi per abbronzarsi. Chi per riposarsi. Chi per ritrovare sensazioni perdute dall'infanzia o dall'adolescenza.



Anche il gesto di andare a messa, in fondo, è diverso per chiunque. C'è chi ci va per incontrare Dio, chi ci va senza sapere perchè ma solo perchè così gli hanno insegnato, chi per senso di colpa perchè dice "e se Dio esistesse? Poi sono cazzi miei quando muoio". C'è chi ci va per farsi vedere e per raccogliere consensi politici perchè poi potrà dire "io sono cattolico, sono una brava persona".
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Ecco allora mi sono domandato spesso perchè mi piacciono i raduni di moto. Dove non si fa niente, tranne vedere moto, parlare di moto, toccare altre moto, fare giri in moto, mangiare (in mezzo alle moto). Spesso mi sono domandato "che ci faccio qui?".



Finchè un giorno ho incontrato un mio amico buddista ad un raduno e ci siamo scambiato un po' di impressioni, e mi ha fatto leggere "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta".
Quindi ho capito.
Per me i raduni sono come delle meditazioni. Meditare significa svuotare la mente, non pensare a nulla, godersi l'esistenza fine a se stessa e il qui e ora.



Vado ai raduni e la mia mente è concentrata solo sulle moto.

Per un momento mi scordo tutto ciò di cui mi occupo. Il simbolismo. La massoneria, la Rosa Rossa, l'Ordine della Rosa Rossa e della Croce d'Oro, i templari, i Rosacroce i martinisti gli illuminati, il sistema che non funziona, gli omicidi, il sangue, il mostro di Firenze, i tradimenti, le difficoltà, la gente che non capisce, i colleghi che tradiscono, le vittime che erano dei carnefici, i carnefici che erano vittime un tempo, le vittime che non sanno neanche di chi sono vittime e perchè, il mio tempo che penso sia limitato, la paura di trovare un mio familiare in un lago di sangue, la domanda su quanto mi resta da vivere, la realtà che è tutta capovolta perchè ora quando vedo un poliziotto o un carabiniere un magistrato un politico un banchiere ho paura e vedo un delinquente mentre quando vedo un mafioso, uno di quelli che viene dai rioni di periferia, penso che in fondo è una vittima del sistema anche lui; le persone che mi aiutano, i messaggi in codice, la mafia, l'antimafia che è più criminale della mafia, il senso di tutto questo, lo scopo di una vita in cui quando approfondisci scopri che ti hanno sempre preso per il culo, i valori senza senso di una società di cui si fa a capire il senso, lo schifo di fare un lavoro che non serve a nulla e che ti fa solo essere schiavo del sistema per alimentarlo sempre più ma non sai come uscirne o forse lo sai ma ne hai paura perchè quando un uccello è stato sempre in gabbia il giorno che gli apri la gabbia quello che non sa più volare.


E il passato per incanto svanisce e mi sembra solo un brutto sogno. Svanisce l'assunzione all'IGI col direttore simpatico e sorridente che dice che sono in gamba ma poi mi butta fuori il giorno dopo, svaniscono quelli della Digos che dovrebbe proteggerti e invece scopri che stanno dall'altra parte e che la moto te l'hanno sabotata loro, Solange svenuta distesa sul letto, la pallottola sull'auto, le porte di casa aperte, le persone che ti seguono, i fascicoli che scompaiono dalla procura, l'amico che finge di essere buddista come te ma che lavora per i servizi segreti, l'amico che ti ruba 100.000 euro per ridurti sul lastrico, i colleghi di lavoro che dicono che il lavoro che faccio non serve a niente e che ti stai rovinando una brillante carriera che poi ti sbattono fuori dallo studio e già che ci sono ti rubano pure i soldi che ti dovevano, il magistrato che ti archivia tutto mandandoti una lettera dalla procura ma scritta a mano, in inchiostro verde, la Carlizzi che ti dice che la lettera scritta in verde è una condanna a morte, tuo padre che non ti parla più perchè il problema sei tu non il sistema in cui ha creduto lui, l'amico di tuo padre che era nelle liste della P2 che viene a dirti che devi cambiare lavoro tanto non vai da nessuna parte e ti uccideranno ma tuo padre non ci crede perchè è un suo amico, le telefonate anonime, le minacce via mail e sul blog, gli sms anonimi in cui c'è la tua data di nascita e la tua data di morte, il pranzo nella villa degli orrori con la proprietaria che pare simpatica e anche dolce e tu ti domandi se sia tutto vero ciò che hanno raccontato i giornali, le urla che provenivano dalla villa, i lamenti della signora minacciata dalla setta satanica, gli esposti archiviati, che parlano di massacri di bambini innocenti cucinati come conigli, il direttore di banca licenziato, il mio amico a cui hanno ucciso il padre, il mio compagno a cui hanno ucciso la sorella, la macchina di Giovanni a cui è saltato lo sterzo, i morti ammazzati che sembrano morti in un incidente, poi la mia moto a cui salta lo sterzo, la moto a cui manca la vite della ruota posteriore, la moto a cui hanno danneggiato i paraoli e ti esce tutto l'olio dalle forcelle e tu torni a casa imbrattato di olio dalla testa ai piedi, il tipo in mimetica che ti segue in albergo di notte e la rosa rossa nella camera e la fuga dall'albergo in piena notte.

Ecco tutto questo, d'un botto, diventa solo passato. Questi anni, che in fondo sono pochi ma che quando ci penso mi sembrano durati un eternità, sembrano un lungo incubo oramai finito e finiscono in un botto, mi passano per la mente giusto una frazione di secondo, giusto per dire che tutto questo non c'è più, giusto come fosse capitato ad un'altra persona, o come se tutto ciò fosse in fondo normale.
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Ad un raduno vedo solo il futuro. Vedendo tante persone il cui unico fine è la moto, mi illudo che quello sia davvero il fine della vita. Per quella giornata scordo tutto, e davanti a me vedo solo le cromature, i paesaggi, le modifiche, la marmitta che romba, il cilindro che scalda, il motore che vibra, la strada, il prossimo viaggio, i passi di montagna, il sole, il freddo, il caldo che si schiatta, la puzza di sudore che viene dalla tuta da moto, la pioggia, il traffico, la strada finalmente deserta che pare un sogno, il motore della Harley che quando è troppo caldo non va più, le salsicce mangiate dal rivenditore al bordo della strada, il traghetto sul lago di Costanza, la colazione sul traghetto, le casette da fiaba dei centri storici tedeschi, le montagne svizzere, i paesini delle montagne svizzere e tedesche che sembrano in un altro mondo, le donne in motocicletta, il pranzo nella veranda del ristorante guardando la moto, la smanettata sull'autostrada con il gas tutto aperto che pare che vai a 2000 ma il contachilometri fa solo 170, la sosta ai bordi della strada facendo un pisolino sull'erba, la stanchezza la sera quando distrutto ti butti sul letto dopo aver fatto centinaia di Km, la mattina che fai la colazione pregustando il momento in cui salirai nuovamente sulla moto, l'incontro con un altro harleysta, l'incontro con il fortunato proprietario di una delle rare Royal Star, la salita di montagna con il panorama mozzafiato a lato, i wurstel consumati sul passo che pare quella la meta della tua vita, la discesa del passo di montagna e la moto che non frena più perchè prima che montassero i Brembo i freni delle Harley facevano proprio cacare, le casette di legno colorato che ti domandi come vivrà la gente là dentro, i paesini a picco sulla montagna che sembrano esistere in un'altra dimensione , le strade sbagliate, la strade giuste che sono più brutte di quelle sbagliate.

La cartina su cui non ci capisci un cazzo e allora ti domandi se non sia il caso di comprare il navigatore ma chissà perchè la Harley sembrerebbe meno harley con il navigatore, poi dici a te stesso che questo pensiero è solo una cazzata, ma comunque continuo ad usare la cartina.

Poi i bar dei paesini di montagna dove la gente gioca a carte e dove la parola "tempo" perde di significato. I ristoranti e i bar tedeschi dove la gente parla una lingua che non capisco e dove posso illudermi che dicano solo cose intelligenti e interessanti, i paesi sconosciuti che vorresti rimanere li per sempre e ti domandi come sarà abitare lì, la gente le mamme i bambini gli automobilisti che sembrano tutti uguali in ogni città che vai e capisci allora cosa significa che tutto il mondo è paese, il tempo che sembra più lungo in moto, i paesaggi che sembrano più belli, le sensazioni che sembrano amplificate ma chissà perchè sono amplificate solo quelle positive, il mio futuro che sembra roseo come il presente e il mio passato che non c'è più.


Poi vedo gente che ha passione per la moto, che le ripara, le costruisce, e mi dico che loro sanno fare qualcosa e fanno qualcosa di utile, mi domando se lo sanno che fortuna che hanno, se apprezzeranno quello che fanno, vorrei dirgli "guarda che fare il meccanico, se ti piacciono le moto, è il mestiere più bello del mondo".
Mi chiedo se faccio in tempo a cambiare rotta e lavoro, ma so che per il mio carattere ci vorrà una spinta, una calcio nel culo.

Ma anche con tutte queste domande la vita torna ad essere bella.

Ognuno ha il suo modo di meditare. Questo è uno dei tanti. C'è chi va in monastero e chi ai raduni. Io solo raramente vado nei monasteri, e ovviamente ci vado in moto.

E mi dispiace pensare che Budda sia nato in un periodo in cui la moto non esisteva altrimenti penso che sarebbe stato un motociclista e magari ci saremmo pure fatti un giro in moto insieme.


Scrive Pirsig nel suo libro "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta":

Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore.

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