sabato 8 agosto 2009

Moto Guzzi V7 Classic e Cafè classic


Da: Megamodo.
Nel 1969 i tecnici della casa di Mandello del Lario aumentarono la cilindrata del loro bicilindrico trasversale a V di 90° da 703 a 757cc, ottenendo un sensibile incremento delle prestazioni massime pur senza minimamente intaccarne la proverbiale fama d’affidabilità e robustezza che aveva decretato il successo della V7 sul mercato e presso i corpi di polizia di mezzo mondo.Consapevoli del potenziale raggiunto da questo propulsore, la Moto Guzzi decise di pubblicizzarne i risultati allestendo un prototipo carenato della V7 Special motorizzato con il nuovo motore da 757cc che, nel giugno e ottobre dello stesso anno, sull’anello d’alta velocità della pista di Monza, stabilì numerosi primati tra i quali quello sulla distanza dei 100 km completati alla velocità media di 218,426 km/h e dei 1000 km percorsi alla media di 205,932 km/h.

Nessuno all’epoca si attendeva simili risultati da un mezzo derivato da una moto dichiaratamente turistica quale era la V7 Special tanto che l’eco generato dall’impresa fu tale da spingere la Moto Guzzi verso la creazione di un modello sportivo in grado d’intercettare i favori di un pubblico nuovo rispetto a quello acquisito con le precedenti V7. Il compito fu assegnato a Lino Tonti, uno dei più geniali progettisti italiani, che sulle generose forme del motore da 750cc costruì un aderentissimo telaio in tubi al CrMo.
Bassa, lunga ed acquattata sulle sospensioni, la V7 Sport debuttò sul mercato con un inusuale accostamento cromatico ottenuto con il verde denominato “Legnano” delle sovrastrutture in contrasto con il telaio rosso, riservato ai primi 150 esemplari assemblati presso il reparto esperienza della Moto Guzzi e dotati di telaio in tubi al CrMo e di modifiche di dettaglio nella distribuzione e nell’accensione rispetto alle successive versioni dotate del telaio di colore nero.
Dotata di un eccellente comportamento dinamico la V7 Sport impressionò il pubblico e la critica specializzata per esser stata la prima moto al mondo prodotta in serie in grado di superare la velocità massima di 200 km/h, un fatto portato all’onore della cronaca nel 1972 da una nota rivista motociclistica italiana. Simbolo della moto sportiva “all’italiana”, tutta sostanza e niente fronzoli, la V7 Sport riappare magicamente oggi nei tratti distintivi della nuova V7 Cafè Classic. Le analogie con l’illustre antenata convergono nell’eccellenza del comportamento dinamico e nella classe espressa negli stilemi comuni, come tonalità verde “Legnano” delle sovrastrutture, le ricche cromature, i semi manubri inclinati, il cockpit della strumentazione e altri dettagli inconfondibilmente Moto Guzzi.



Il design della V7 Cafè Classic è immediatamente riconducibile allo stile della celebre V7 Sport, tanto da ricalcarne le forme e i volumi del serbatoio e dei fianchetti laterali. Si tratta di stile che rievoca uno dei più felici esempi di design italiano degli anni ’70, famoso al punto che la stampa di settore non tardò ad identificare la V7 Sport come l’archetipo della sportiva all’italiana, dove l’essenzialità dello stile trasmette l’efficacia della funzione per la quale il veicolo è stato progettato.

Molte sono le similitudini tra l’antenata e la nuova V7 Cafè Sport, ad iniziare dalla vista frontale particolarmente raccolta grazie dalla presenza di due inclinati semimanubri che invogliano il pilota in una posizione aerodinamica con lo sguardo sugli strumenti e il busto ad un palmo dal dorso del serbatoio, quest’ultimo verniciato nella livrea “Legnano”, tonalità di verde – oro metallizzato che rievoca, in tonalità satinata, il colore della Moto Guzzi più sportive. La celebrazione dello stile “seventies” continua attraverso la profusione di cromature, le ruote a raggi, i silenziatori rialzati, i quadranti della strumentazione ispirati ai celebri Veglia-Borletti e la sella con codino integrato che segue la linea del parafango posteriore, quest’ultimo di colore scuro come l’anteriore.
COMFORT
La V7 Cafè Classic è una moto leggera, compatta che offre un’immediata sensazione di controllo, grazie ad una posizione di guida dichiaratamente sportiva. Aliena dal costringere il pilota ad un millimetrico inserimento negli incavi del serbatoio, sulla V7 Cafè Classic ci si accomoda scendendo e non salendo in sella, nel più classico stile anni ’70. La posizione del “triangolo” pedane, sella e manubrio è pensata per trasferire la maggior parte del peso del pilota sull’avantreno, com’è buona regola sulle moto sportive. Questo potrebbe far pensare ad una posizione particolarmente costrittiva, situazione scongiurata dalla corretta inclinazione dei semi manubri, regolabili in altezza, dalle pedane leggermente avanzate e dalla generosa imbottitura della sella.
Un gran contributo sotto il profilo del confort lo offre anche la sospensione posteriore, con il doppio ammortizzatore che consente un’escursione ruota di 118 mm e la possibilità di regolazione del precarico molla, per adattarne l’assetto alle diverse condizioni di guida. In marcia è gratificante la presenza di un cockpit che ricorda nei quadranti le strumentazioni Veglia-Borletti degli anni ’70: ma a ricordare che siamo alla guida di una moto moderna, vi è la presenza di un duplice display, con le funzioni d’orologio, temperatura esterna e contachilometri totale e parziale, che s’integra sobriamente nei quadranti del tachimetro e contagiri.
CICLISTICA
La versatilità della V7 Cafè Classic imponeva la scelta di una ciclistica adatta sia agli slalom cittadini che ai tornanti di un passo montano, senza rinunciare alla vocazione turistica tipica del marchio. Una ciclistica realizzata con componentistica di qualità, per offrire una guida piacevole dai neofiti, che n’apprezzeranno la facilità di conduzione come ai piloti più esperti, che scopriranno un’elevata tenuta di strada ed un’irreprensibile stabilità.
L’elemento chiave della moto è il telaio a doppia culla, con elementi inferiori imbullonati e staccabili. Particolare attenzione è stata dedicata alla geometria dello sterzo, dove il cannotto ha un’inclinazione di 27°50’, un angolo d’incidenza che assicura stabilità e precisione nei cambi di direzione, grazie anche al supporto della forcella Marzocchi, che adotta steli da 40 mm. La sospensione anteriore ha un’escursione di 130 mm ed è combinata con l’azione dei due ammortizzatori posteriori, regolabili nel precarico molla, che si estendono per 118 mm. Il comparto frenante consta di un disco anteriore flottante da 320 mm e uno posteriore da 260 mm. Particolare è anche la sezione delle ruote, con l’anteriore da 18 pollici e il posteriore da 17 per una gommatura a spalla alta, che restituisce al veicolo un’eccellente maneggevolezza e gran sensibilità di guida.
MOTORE E TRASMISSIONE
Celebre per la sua affidabilità ed economia d’esercizio, il bicilindrico trasversale a V di 90° da 744 cc ha un alesaggio di 80 mm per una corsa di 74, con pistoni dotati di riporto antiusura in grafite e cilindri in lega d’alluminio. Lo small block di Mandello, è alimentato dal sistema d’iniezione elettronica Weber Marelli, con corpi farfallati da 36 mm di diametro, assistito da sonda Lambda che permette al propulsore di rientrare ampiamente nei parametri previsti dall’omologazione Euro 3. Il cambio, dotato di 5 rapporti, è preciso e immediato nella ricerca della folle, con una rapportatura armonizzata all’uso turistico, che esalta la prontezza di risposta.
In termini di prestazioni massime, sorprende come a soli 3600 giri/minuto è già disponibile il valore di coppia massima, pari a 54,7 Nm. E se lo scatto non manca, anche la potenza massima, vicina ai 50 CV, è perfettamente in sintonia con il carattere della V7 Cafè Classic, una moto che non deve sfidare il cronometro ma semplicemente divertire. A questo contribuisce, come in ogni Moto Guzzi, il sound baritonale emesso dal bicilindrico Lariano. La sonorità generata dall’inedito doppio scarico della V7 Cafè Classic è, infatti, tra le più gratificanti tra quelle prodotte dal bicilindrico Moto Guzzi.

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Da Motorsport.
http://www.motorsport.it/articolo/3333/moto-guzzi-v7-classic.html

Presentata a Milano l’affascinante proposta per gli amanti di classiche e del retrò con tanto stile. Porta un marchio storico, quello della Moto Guzzi ed un nome altrettanto storico, V7. La Moto Guzzi V7 Classic non è una nuova moto con un nome noto, bensì è una vera e propria rivisitazione in chiave moderna (non troppo) di una classica che riscosso tanto successo e che vanta ancora oggi tanti appassionati e collezionisti in tutto il mondo. Fantastica per passeggiare con stile, la V7 Classic è una moto facile per muoversi in città e fuori porta, senza cercare le prestazioni, ma assaporando e rievocando le magnifiche sensazioni che 30 o 40 anni fa una Guzzi poteva regalare.
Tutto è classico.
Ogni elemento dello stile e della sostanza delle nuova V7 Classic prende grande ispirazione dalla gamma V7 che a partire dal1967 ha visto la nascita e la diffusione di diverse versioni, come la Special o la Sport. Della V7 Special, la Classic di oggi prende la cromia, i fregi e i fianchetti, della V7 Sport mutua il serbatoio. Di tutte le V7 “copia” le cromature, le ruote a raggi, oltre a, elementi inconfondibili, la sella allungata e piatta, la strumentazione, il faro anteriore, le luci posteriori e, in ultimo, la scritta classica scritta “Moto Guzzi” che firma la vista posteriore.
Tecnologia e vintage.
Il telaio della V7 Classic è a doppia culla, l’inclinazione del canotto di sterzo è piuttosto limitata per un giusto compromesso tra precisione di guida e stabilità alle velocità più elevate. La forcella è Marzocchi, non ha gli steli rovesciati, ma questi hanno un diametro di 40 mm ed un’escursione di 10 mm. Ad ammortizzare al posteriore ci pensano due elementi dal design estremamente classico e posizionati come da tradizione lateralmente, in bella vista con le loro finiture cromate delle molle.
Raggi…
A frenare la V7 Classic pensa un solo disco all’anteriore, flottante, da 320 mm e uno al posteriore da 260 mm. Più che sufficiente per le “staccate” a cui la V7 sarà chiamata. Le ruote a raggi da 18 pollici all’anteriore e 17 al posteriore “indossano” una gommatura a spalla alta.
Nulla è anacronistico… In bella mostra anche il motore bicilindrico con le teste cromate, la candela a vista e i tubi di scarico cromati che partono da lì, curvano e proseguono fino ai terminali a sigaro. Il bicilindrico fa parte della serie small block, ha un cilindrata complessiva di 744 cc e eroga una coppia massima di 54,7 Nm a 3.600 giri al minuto. La potenza massima registrata è di 50 cavalli. La trasmissione è affidata al cardano.
Posizione anni ’70.
In sella si sta comodi, in effetti la posizione di guida delle sportive anni ’70 non ha nulla a che vedere con l’impostazione a cui “costringono” le sport di oggi! Le pedane sono leggermente avanzate, il manubrio è largo. Insomma si sta comodi e con il busto quasi dritto. Osservando la nuova Guzzi dalla lunga sella, sembra una vera moto d’epoca, se non fosse per i piccoli display che “stonano” una strumentazione analogica (e il tubo in treccia del freno anteriore). Dando un po’ di gas da fermo osserviamo come la V7 presenti il fenomeno della coppia di ribaltamento, cioè quell’effetto dato dalla disposizione dei cilindri (a V trasversale o boxer) per cui dando gas da fermo la moto dondola leggermente. Verrebbe voglia di indossare pantaloni a zampa e una maglia a mezze maniche e perché no, accendere una sigaretta!
Passeggiando con gusto.
Dentro la prima marcia, il bicilindrico continua a girare silenzioso al minimo, ma basta ruotare la manetta di poco perché la V7 acceleri dolcemente. Il telaio garantisce una buona maneggevolezza, e si guida in scioltezza nei percorsi urbani. Nelle passeggiate urbane le sospensioni morbide assorbono bene le asperità e al tempo stesso consentono maneggevolezza e precisione di guida. Certo se si forza i limiti di sospensioni e pneumatici si manifestano rapidamente, ma certo la V7 non è pensata per questo.
Lancio…
Già disponibile nel bellissimo e classico colore bianco (Bianco Lunare in casa Guzzi), la V7 Classic è in concessionaria al prezzo di lancio di 7.990 Euro chiavi in mano.






Dal sito: Moto Guzzi.

http://www.motoguzzi.it/it_IT/prodotti/naked/v7_classic/v7_classic/default.aspx

Nel 1967 il mercato motociclistico fu scosso dall’apparizione della prima maxi moto italiana: era nata la Moto Guzzi V7. Sintesi del genio di Giulio Cesare Carcano, la V7 segnò il debutto del bicilindrico trasversale a V di 90° dotato di una cilindrata di ben 703cc, valore record per l’epoca. Accolta con straordinario successo di critica e di pubblico, la V7 ha promosso l’immagine del marchio nel mondo, attraverso la fama di una moto di prestigio, confortevole ed elegante oltre che affidabilissima. Per molti proprietari è stata l’espressione di una parte importante della loro vita, quella legata ai ricordi di gioventù, di viaggi e amicizie, in un periodo storico tra i più fulgidi del marchio. Quaranta anni più tardi, questo passato positivo, complice il presente periodo di pieno rilancio del marchio, ha fatto scoccare la scintilla creativa della nuova V7 Classic. Una moto di forte carica emotiva, che nasce dall’interpretazione di un concetto di bellezza essenziale, riconducibile allo stile della V7 delle origini, ma con tutta la moderna tecnologia ignota alla leggendaria antenata. Moderna nella dotazione tecnica, nella ciclistica e nel propulsore Euro3 da 750cc, la V7 Classic ricorda l’antenata nelle linee del serbatoio, che corre stretto ed affusolato lungo i tubi del telaio per congiungersi con la sella, perfettamente piatta e solidale al parafango posteriore. Non mancano i fianchetti laterali portaoggetti che completano stilisticamente, come nella celebre progenitrice, la vista laterale della moto. Il fascino della V7 Classic si esprime anche dal ritorno di lucenti cromature, come quelle che identificano l’impianto di scarico, gli ammortizzatori, la fanaleria posteriore, il tappo serbatoio, il gruppo ottico anteriore, il confortevole manubrio e che incorniciano i quadranti del tachimetro e contagiri.





Da: Infomotori



Moto Guzzi V7 Café - Test Ride. La Guzzi V7 Classic l'abbiamo vista e provata l'anno scorso: un richiamo molto ben riuscito al classico modello Guzzi che conquistò l'attenzione del mondo e che strabiliò per le sue caratteristiche, all'epoca, avveniristiche. Oggi viene riproposta in versione Cafè, ossia, quello stile sportivo retrò che tanto piace agli avventori dell'Ace Café a Londra e non solo.Se la Classic era molto carina esteticamente, questa è proprio un'affascinante bellezza: colpisce subito la colorazione oro del serbatoio stretto e lungo, sotto cui escono le due testate a V da cui, a loro volta, partono i collettori di scarico che, senza troppi aggrovigliamenti, vanno dritti verso il posteriore dove finiscono in 2 terminali, uno per lato, a lieve tromboncino. Le ruote sono a raggi, anche queste in perfetto stile retrò, come il fanale tondo, la strumentazione a due quadranti circolari analogici e il cardano (che già agli albori allestiva questa moto). Ma le chicche per gli esteti vengono da tre particolari: le fiancatine con le griglie, la sella posteriore sagomata in stile monoposto anni '70 e soprattutto i semimanubri inclinati che ci fanno subito pensare alla posizione schiacciata sul serbatoio che assumevano i piloti dell'epoca: gomiti stretti, ginocchia ben chiuse e giù a testa bassa a divorare strada.Sarebbe stato bello provarla in una gara extraurbana magari su strade bianche, ma il traffico cittadino e qualche allungo in zone più solitarie, ci hanno fatto capire che cuore batta in quest'aquilotto.





Prova su stradaCi avviciniamo alla moto e invece di salirci, ci scendiamo: la V7, infatti, è per vocazione bassa e aderente al suolo, di conseguenza non ci si sale, ma ci si scende sopra; giriamo la chiave e la mettiamo in moto e subito sentiamo esattamente il rumore che ci saremmo aspettati e che avremmo voluto sentir uscire dai due tubi di scarico. La posizione in sella è comoda, forse solo chi ha le gambe un po' troppo lunghe dovrà fare attenzione a non poggiare le ginocchia sulle testate, a meno che non voglia squagliarle, la bombatura della sella è di grandissimo effetto, ma limita la presenza di un passeggero a soli/e minorenni anoressici/anoressiche, nel caso in cui non lo sia il pilota. Giù la prima e si parte. Colpisce da subito il fatto che non si possa stare come su qualsiasi naked col busto dritto, la presenza dei semimanubri invita, quasi costringe, a stare caricati sull'avantreno, come si usa nelle sportive, ma con gran sorpresa, senza affaticare i polsi. Quando si procede e si vuole fare una curva, basta accennare un minimo spostamento del corpo e la moto subito sembra voler buttarsi in piega, la velocità di reazione è impressionante e anche la stabilità è buona. Certo non si arriva a chissà che velocità, cosa che giustifica la presenza di un solo disco all'anteriore, ma ci si arriva divertendosi. Le due sospensioni posteriori assorbono abbastanza bene buche, buchette e tutta quella serie di fastidi che le nostre strade offrono, mentre talvolta nel passare dalla prima alla seconda delle 5 marce, incappiamo nel folle: volendo anche questo potrebbe essere considerato un ritorno agli anni '70.In città è divertentissimo andarci in giro, fermarsi al bar e vedere i capannelli di nostalgici che si avvicinano e fanno domande, senza contare che le donne sembrano rimanere molto affascinate da questa piccola sportivetta. Anche qualche gita fuori porta potrebbe essere un ottimo utilizzo per la V7 Cafè, che se da una parte limita un po' di spazio della sella con la sua bombatura, d'altro canto offre un buon comfort grazie alla generosa imbottitura della stessa. È una celebrazione, è un saggio di raffinato stile, è una compagna da passeggio e una spalla per farsi notare, è un mezzo per esteti, è il bello del non correre sempre a tutti i costi, è un richiamo alle origini, è la bellissima Guzzi V7 Cafè.

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Altri link per informarsi sulla V7.

Wikipedia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Moto_Guzzi_V7_Sport

MSN Motori.

http://motori.it.msn.com/moto_e_scooter/prove/article.aspx?cp-documentid=8582273

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