martedì 21 luglio 2009

Comparativa Honda Shadow 600, Kawasaki En 500, Guzzi Nevada 750, Yamaha Virago 535

Dal sito: Dueruote
http://www.motonline.com/prove/articolo.cfm?gal=1&codice=86178




Una volta si compravano per sfoggiarle davanti al bar. Oggi sono le moto di chi non si cura di prestazioni e tecnologia, ma bada alla sostanza Di fronte all’invasione di naked e supersportive di media cilindrata, aguzze, cattive, e ai loro proprietari mai sazi di cavalli vapore, e ai quali presunti cromosomi sportivi sembrano imporre cupolini, puntali, codini e molle forcella come complementi irrinunciabili, viene da riflettere su quanto siano effimere le mode: solo qualche anno anni fa quegli stessi smanettoni erano probabilmente degli easy-rider coperti di pelle, frange e borchie, in testa un casco nero aperto, sempre ben calati sul naso gli occhiali da sole, che a scarichi aperti trotterellavano in quinta a ottanta all’ora con sguardo torvo. Se non avevano il cosiddetto “portafogli a fisarmonica” necessario ad aggiudicarsi un’Harley-Davidson, le cavalcature di questi centauri di fine millennio erano proprio le custom di cui ci occupiamo noi: bicilindriche di media cilindrata, immortalate nelle pellicole d’azione degli eighties. I nomi? Shadow, Virago, Nevada, EN500. Come dire: un’italiana, ben riconoscibile come tutte le Guzzi, in mezzo a un terzetto di gettonatissime giapponesi.Pur con qualche aggiornamento, sono tutte ancora sul mercato, sono cadute in disgrazia molto meno di quanto ci si potesse aspettare, e restano in gran parte fedeli alle proprie formule originali.
Quello che è cambiato è il loro pubblico: in buona parte femminile, comunque sempre concreto.


Su strada
Il due in linea Kawasaki stupisce per grinta: tranquillo ma pieno ai bassi regimi, si scatena oltre i cinquemila e rivela una certa propensione all’allungo. La ciclistica è particolarmente solida, e (naturalmente in rapporto alla tipologia di moto) la EN regala soddisfazioni nella guida sciolta, e si dimostra, nonostante le dimensioni contenute, adatta anche al turismo in coppia.Se il motore della Virago fa ancora una discreta figura (si vedono i 170 indicati), a deludere un po’ è il comportamento su strada, a causa di sospensioni e freni scadenti: in particolare la forcella anteriore e il tamburo posteriore invitano a una guida il più possibile rilassata.D’indole tranquilla anche la Shadow, forte di un motore dall’erogazione piena, ma che soffre e si ribella vibrando se si cercano le prestazioni: volendo “farsi del male”, tuttavia, è possibile far salire la lancetta fino ai 160 all’ora. La stabilità della Honda è molto buona, e la ciclistica tutta offre margini di sicurezza superiori alla concorrenza (anche grazie al disco posteriore): peccato la piccola porzione di sella riservata al passeggero, che penalizza l’uso turistico in coppia.Anche la Nevada ha un ottimo equilibrio, e si conferma la più propensa a concedere qualche soddisfazione in più nel misto, grazie al motore vigoroso, alla ciclistica solida (l’avantreno è ben piantato e il disco anteriore è molto efficiente) e ad una posizione in sella più vicina a quella di una tourer che a quella tipica di una custom (le pedane sono abbastanza arretrate).



Estetica e comfort
Le mode, dicevamo: tanto sono effimere, quanto sono cicliche. In questo periodo la tendenza deiBikers (almeno degli amanti delle custom) è quella di ingigantire gli ingombri, le cilindrate, i pesi (ahimè…), per non parlare dei battistrada delle gomme e di tutta la ciclistica. Da ciò consegue, per consentire alle moto di mantenere una maneggevolezza sufficiente, un cambiamento delle forme in funzione di una sella più bassa, di un manubrio che resti raggiungibile etc. etc. Dieci anni fa le cose erano parecchio differenti: le custom oggetto del confronto non erano affatto considerate piccole, i loro proprietari non dovevano rapportarsi a colossi da 1.600 cc (come alcune drag-custom odierne), e nella pratica si cercava di ridurre tutto al minimo: si rinunciava, cioè, a qualsiasi orpello non fosse strettamente necessario, e forse anche a qualcosa di più, se si osservano gli striminziti strumenti di cui sono dotate. Le tre giapponesi, in particolare, montano tutte un unico cerchio analogico (il tachimetro) piuttosto miserello, e poche spie “d’ordinanza”: solo la Nevada si concede il contagiri. Scelta più raffinata per la EN, che incorpora la strumentazione in un quadro cromato sul serbatoio. L’italiana è, in effetti, quella che tra le quattro segue una filosofia più originale, indirizzata verso un comportamento certamente easy, ma appagante in tutte le situazioni. Le quattro rivali, oltre che tra loro, si trovano a dover competere con gli scooteroni, certamente più comodi e pratici: ne consegue che un argomento fondamentale per la loro sopravvivenza sia la maneggevolezza. A questa voce è senza dubbio la Yamaha Virago a primeggiare, grazie alle misure contenute e soprattutto ai 182 chili di massa: stesso peso dichiarato per la Nevada, che tuttavia soffre per la superiore sezione frontale impostale dal V2 trasversale.Pari massa per Honda Shadow e Kawasaki EN: le schede tecniche dichiarano 199 kg, quanto basta per non sforare i due quintali. Una nota di merito deve essere attribuita alla qualità complessiva della Shadow, che non a caso continua a rappresentare il riferimento di categoria.

La tecnica
Il due in linea (derivante dal quattro supersportivo prodotto negli anni ottanta) Kawasaki è una pietra miliare dell’ingegneria motociclistica moderna: raffreddato a liquido e dotato di distribuzione bialbero a quattro valvole, è tanto efficace e versatile da poter essere usato con ottimi risultati su tre modelli (oltre alla EN, la dual purpose KLE e la naked ER-5). Certo è che il propulsore che tradizionalmente ci si aspetta di trovare su una custom è il V2, ed esteticamente la kawa perde per questo un briciolo di fascino rispetto alle concorrenti. Il bicilindrico longitudinale da 535 cc montato sulla Virago si difende discretamente quanto a valori di potenza e coppia: 44 i cavalli dichiarati a 7.500 giri/min e ben 46 i Nm di coppia, raggiungibili a 6000 giri. Il colosso di Iwata equipaggia con questo motore unicamente la XV, che certamente è in declino dopo l’arrivo della serie Drag Star. Lo schema è piuttosto semplice: il raffreddamento è ad aria e la distribuzione è monoalbero a camme in testa. Il motore più raffinato della categoria è certamente quello della Honda Shadow: malgrado la fitta alettatura, il V2 longitudinale di 52° è raffreddato a liquido e adotta una distribuzione monoalbero a tre valvole per cilindro. È alimentato a carburatore unico, inquina e consuma poco. Da segnalare l’assenza quasi totale di vibrazioni, almeno fino ai regimi intermedi. Al bicilindrico trasversale Guzzi spettano diversi primati: quello della longevità, visto che è strettamente imparentato con quello della mitica V35. Con 744 cc è anche il più voluminoso del gruppo, nonché il più potente, sebbene di misura (48 cavalli dichiarati) e soprattutto il più dotato di coppia, con quasi 60 Nm disponibili già a 3.200 giri.La distribuzione è ad aste e bilancieri, con due valvole per cilindro; il raffreddamento, naturalmente, ad aria. Per quanto concerne la ciclistica, tutte hanno telaio a doppia culla, forcella teleidraulica a steli tradizionali all'anteriore (con notevole inclinazione del cannotto di sterzo) e doppio ammortizzatore posteriore. Il reparto freni della Nevada è il più solido (due dischi, di cui l'anteriore Brembo serie Oro). I cerchi della Virago hanno misure "inusuali": 19" davanti e 15" dietro.

Conclusioni
Non siamo soliti fare classifiche, dare voti, stabilire vincitori e vinti. Riteniamo però che, del quartetto, la Kawa EN500 e la Guzzi Nevada debbano essere considerate le scelte più convenienti.La custom di Akashi perché abbina ad un prezzo davvero competitivo (6.371 euro) una qualità generale inaspettata: è una moto “intelligente” senza per questo rinunciare al gusto delle finiture curate e a un valido motore.
La Nevada è invece quella che su strada dà le maggiori soddisfazioni. Se ci si accontenta del suo design un po’ obsoleto, si è certi di acquistare al prezzo giusto (6.450 euro) una moto divertente e fatta per durare nel tempo.Della Virago ricordiamo che - come per altro ricorda il suo nome - è la custom femminile per eccellenza, tanto da aver dato origine addirittura ad un club delle sue proprietarie: ha una linea gradevole, è leggera e monta un buon motore. Data la sua diffusione e longevità sul mercato la si può trovare anche usata e spuntare un buon prezzo (in alternativa, invece di staccare un assegno da 6.321 euro). La Shadow è instancabile, robusta, ha contenuti tecnici pregevoli, anche se (disco posteriore a parte) nella sostanza non offre nulla più delle rivali. Da anni leader del mercato - una vera evergreen - con 7.131 euro è la più costosa del lotto. A compensazione ha certamente il vantaggio di una maggiore tenuta dell’usato.

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