giovedì 16 luglio 2009

La Custom della prossima vita



Pare proprio che mi resti poco tempo da vivere. Questa volta l'ho fatta proprio grossa, in effetti.
Fin da piccolo le combinavo grosse.
Ogni tanto mi spingevo oltre il limite. Non so perchè. Forse perchè i limiti che generalmente ci impongono nella nostra società mi sembrano proprio stupidi.
Allora ricordo quando al liceo citofonai in presidenza e feci una pernacchia al preside, ma invece del preside mi rispose il segretario; incolparono un mio amico che non c'entrava nulla, e dovetti andare in presidenza a confessare che ero stato io a fare la pernacchia. E siccome il segretario era un deficiente e piangeva, per non farlo piangere dovetti dire che la pernacchia non era indirizzata a lui, ma al preside, appunto.
Ricordo gli scherzi che facevamo con Mauro. Uno finì malino, perchè il barista a cui avevamo rotto le palle verso quella mezzanotte di una sera d'estate, chiamò la polizia. E la cosa finì in questura.
Ricordo gli esami finti che davamo all'unversità, la prostituta che venne ad abitare a casa mia per qualche giorno, ospite di un mio amico, e di come mi divertii ad aprire la porta ai clienti e osservarli, cercare di capire il loro mondo ma anche quello di lei, così diverso dal mio.
Ricordo il mio amico Daniele che aveva paura di tutto e io ero quello che non aveva paura, e quando lui doveva passare il compito a quello dietro, a scuola, ci pesavo io al posto suo perchè lui se le faceva sotto.
Mi sono sempre spinto un po' oltre i limiti, ma, a mio parere, senza mai eccedere. Mai droghe, mai atti illeciti o che ritenessi dannosi per gli altri.
Forse era logico che arrivato a 40 anni, con il lavoro di merda che faccio oggi, dovessi varcare limiti diversi. E quindi non c'è dubbio. Non morirò di vecchiaia.
Persone che hanno fatto la stessa cosa che ho fatto io sono morte. Ma sono morte per molto meno e io credo che abbia superato, senza rendermene conto, qualunque limite consentito.
Per giunta quando mi dissero che mi avrebbero ucciso consultai le carte. Le 99 chimere di Lorenzo Ostuni si chiamano. Danno sempre risposte precise. E la risposta è stata: "sarà un piacere ucciderti, non perchè è sempre un piacere uccidere ma perchè hai commesso il peccato più grave tra tutti quelli che potevi commettere in questa vita...".
Una risposta chiara, alla faccia di quelli che dicono che le carte sono una cazzata.
Qualche giorno fa scherzando con una mia amica che diceva di essere preoccupata per me, forse per rassicurare lei, ma forse per rassicurare me stesso, ho preso i tarocchi e le ho detto: "guarda, ora estraggo una carta e domando se arriverò alla prossima estate... così ti tranquillizzi".
Invece è uscita la morte.
C'era una possibilità su 78 che uscisse la morte. Ma è uscita.
Vero è che è da un anno e mezzo che convivo con questa idea della morte.
E vero è che sono ancora vivo.
E vero è che dal giorno in cui mi hanno detto che mi avrebbero ucciso, per almeno due volte me la sono scampata...
Totalizzando le volte che hanno provato ad accopparmi, fanno 4. Per tre volte mi hanno sabotato la moto. Ma per tre volte mi è andata bene e non mi è successo niente.
Allora penso che chissà... magari mi andrà bene anche la quarta, la quinta, la sesta volta...
Bo.
Non mi fregava nulla della vita prima di capire in che casino mi ero ficcato.
E non me ne frega nulla adesso.
Non vivo nè meglio nè peggio. Vivo solo in modo diverso.
Prima cercavo un senso alla vita, e cercavo di darglielo in vari modi. Avevo sempre qualche dubbio sul fatto che il senso che gli davo fosse quello giusto. Ma ci provavo.
Ora invece provo a dare un senso alla morte e mi faccio queste domande.
Mi chiedo se il mondo in cui rinascerò sarà migliore.
Mi chiedo se rinascerò in America, in Australia, o di nuovo in Europa.
Mi dico che in questa vita la cosa che mi dispiace di più in assoluto lasciare è la moto. Anzi. A dirla tutta non mi dispiace lasciare null' altro. Solo la moto. Chissà perchè.
I paesaggi di montagna che scorrono ai lati, quando mi fermo con la moto in un prato a meditare guardando la montagna davanti a me e la moto di lato.
Il panino mangiato mentre guardo la moto.
Il rumore del motore.
I paesi nuovi in cui arrivi, con la gente che ti guarda e guarda la moto, e tu che scendi per vedere come è il bar e poi mi domando sempre come vive la gente in questo paese, cosa farà chi ci sarà.
Dicono che quando in una vita instauri un legame con una cosa, una situazione, una persona, poi questo legame ritorna nella vita successiva.
Allora mi dico che spero di avere una Harley anche nella prossima vita. Magari rossa però.
O una Wild Star. O una Royal Star. O una Drag-star. Sono le moto che mi hanno stregato. Sono le moto che quando le guardo mi dico che è impossibile essere attratti così da un mezzo meccanico.
E sono le moto che mi scatenano pensieri filosofici del tipo: ma se vivessi in una giungla, che me ne farei di una moto? Nulla. Allora vuol dire che il mio è un bisogno indotto dalla società. E' un... nulla... Desidero una cosa che non esiste.
Ma poi mi dico che me ne frega... Assecondiamo questo desiderio creato ad arte dalla nostra società.
Ma magari se mi comprerò una Custom anche nella prossima vita, la vorrei un po' prima dei 40 anni.
Ho avuto altre moto, si, ma la Custom mi avevano sempre affascinato e non avevo i soldi per comparle.
Li ho avuti un po tardi. E allora mi dico che nella prossima vita spero di comprarmela un po' prima. Verso i trenta anni è l'età giusta; se arriva troppo presto non te la godi, la dai per scontata, e magari finisce pure per annoiarti. Se però la compri troppo tardi ti pare di dover recuperare il tempo perduto, e allora finisce che hai sempre una sorta di ansia di salirci sopra ogni momento e con ogni scusa possibile.
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Fra qualche giorno partirò per una vacanza in moto.
Vivere a contatto con la morte e con l'idea che l'indomani potresti non esserci più provoca una conseguenza curiosa. Ogni volta che faccio qualcosa infatti mi dico prima "ma se domani dovessi morire, è importante questa cosa che sto facendo?". E spesso la risposta è no, e allora non la faccio.
Spesso mi pare solo di trovare una scusa per non fare un cazzo. Perchè magari mentre sto lavorando mi dico "ma se domani dovessi morire, è importante questa cosa che sto facendo?"; in genere mi rispondo di no, e mi domando "allora cosa vorrei fare?". E salgo sulla moto a fare un giro per il solo gusto di farlo, per vedere il lago, per salire in alto e guardare dall'alto...
Allora sono due le cose che vorrei fare, in questo momento...
La vacanza, che inzierà il 22 e che spero di portare a termine senza morire prima. E poi voglio rivedere mia sorella, perchè da piccoli non ci siamo apprezzati abbastanza.
Domani invece cambio programma. Non vado al lavoro. Accompagno la mia ex a fare alcune cose per lei importanti. Ovviamente in moto. Voglio tanto bene a M. Ma non mi dispiacerà lasciarla. Anzi. Magari da un'altra vita torno e la aiuterò ad essere un po' più serena. E magari dopo aver capito il senso della vita (perchè da morti spero che lo si capisca) torno e glielo spiego.
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Strana passione, la moto. Mica l'ho mai capita però.
So solo che le custom mi piacciono così tanto che le desideravo fin da piccolo. E so che le desideravo così tanto che pensavo che non ne avrei mai avuto una.
E oggi spesso guardo la mia moto mi pare di averla desiderata troppo in passato, che quasi mi pare di desiderarla ancora, quasi non mi pare vero e mi ritrovo a provare la stessa sensazione di una volta, quando dicevo "Dio quanto è bella, non avrò mai una moto così".
La desideravo così tanto che la desidero ancora, quasi come se non l'avessi.
E sapere che potrei morire da un momento all'altro accentua questo mio strano desiderio, questa strana sensazione di desiderare una cosa che in realtà ho.
Chi l'ha detto poi, che quando una cosa ce l'hai non la desideri più? A me questa filosofia è sempre sembrata una cazzata, e infatti adesso che ho la cosa che desideravo di più, paradossalmente la desidero ancora.
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Non rimpangerò questo mondo stupido. Ma mi domando se mi mancheranno le Custom.
Anzi, talvolta mi auguro che vengano presto a fare il lavoro che devono fare; entro in casa e mi dico "ora sono dietro alla porta, e per me è finita"; oppure mentre viaggio in moto penso ad un auto che da dietro mi dia una spinta e mi faccia cadere nel vuoto, come in Thelma e Louise.
Penso alla moto che resterà senza padrone, e poi mi dico... le Harley dicono che durino per sempre, pensa un po' se rinasco e quando ho trenta anni mi ricompro proprio la mia, senza sapere che mi era appartenuta?


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