venerdì 24 luglio 2009

Harley davidson Sportster 883

HARLEY IN ROSA
Dal sito: motocicliste

La leggenda Harley-Davidson è nata in America, in bianco e nero, più di un secolo fa. Ha attraversato l’oceano, affrontato il tempo e oggi è viva più che mai, per continuare a raccontare a colori le emozioni della sua filosofia e la pacata raffinatezza del suo stile retrò. Nel 2007 la Casa di Milwaukee si tinge di rosa: vuole schiudere il suo fascino al mondo femminile, così ha organizzato un tour su due ruote nella terra di Sicilia, per sole donne, giornaliste-motocicliste. L’evento è stato ambientato tra le dolci colline siciliane, visto che l’isola ben si presta ai test drive, con le sue curve immerse nella natura, ora rigogliosa ora brulla, con le belle strade che lambiscono il mare blu ed un’atmosfera calda e accogliente. Lo staff Harley, tutto al femminile anch’esso, ha curato ogni dettaglio: Paola, Isabella e Simona hanno organizzato uno splendido itinerario, con assistenza tecnica e meccanica al seguito e un bellissimo TIR aerografato, in stile iperrealista con il marchio della casa americana, con dentro 15 fiammanti Sporster. Al nostro arrivo le moto ci aspettavano parcheggiate, tutte allineate e luccicanti, nel cortile di un’antica tonnara a Bonagia. Nel suggestivo borgo marinaro, gli abitanti si tramandano ancora i segreti della tradizionale caccia al tonno, raccontata in un piccolo museo allestito all’interno della torre saracena che svetta sul porto: salendo in cima e affacciandosi sul mare si poteva ammirare la tonnara seicentesca restaurata e riadattata ad albergo, resa unica dalla presenza delle Harley che costellavano il cortile.


LE MOTO
Ad attenderci tutti i modelli Sportster inaugurati nel 2007, sia l’883 che il 1200, per mettere alla prova le novità della “street machine” che, per le sue caratteristiche, la Casa ha dedicato soprattutto al mondo femminile.

Peccato che un’ondata di mal tempo abbia investito l’isola del Mediterraneo in questi giorni, ma le tester non hanno voluto rinunciare alla loro prova in moto neanche sotto la pioggia! L’acqua non è riuscita a sciupare una strepitosa avventura, né a togliere fascino alle Harley… anzi. La guida si è rivelata estremamente facile anche sul bagnato: grazie all’iniezione elettronica, l’erogazione è fluida, corposa e lineare. L’inserimento delle marce è rapido e preciso e non richiede neanche lo sforzo alla leva della frizione, che è stato ridotto nei nuovi modelli Sportster. Se a queste caratteristiche si aggiunge un’altezza sella dalle dimensioni ridottissime (nell’XL Sportster 883 Low è di appena 641 mm!), ecco che si ottiene una moto easy e friendly: innanzitutto adatta a tutte coloro che hanno problemi di statura, e poi perfetta per avvicinarsi al mondo delle due ruote, nonché piacevolissima per affrontare lunghi viaggi in tutta comodità. L’unico peccato veniale della sella è la sua forma concava, che si trasforma in una vera e propria piscinetta in occasione di un abbondante temporale! Per il resto, la sella è morbida e comoda e si guida rilassati come se si stesse su una poltrona, la posizione delle pedane non è eccessivamente avanzata e il manubrio ribassato non affatica le braccia. Dunque complessivamente una posizione ergonomica confortevole, che permette di assaporare in pieno relax il paesaggio che ci circonda. Incredibile come i 250 kg di peso muscolare di questa moto, grazie al baricentro basso e alla perfetta distribuzione dei pesi, scompaiono come d’incanto non appena si avvia la moto!Un consiglio per chi non è esperto di custom: una volta in sella, tenete le gambe un po’ divaricate se non volete bruciarvi i pantaloni a contatto con la marmitta incandescente! Per il resto lo Sportster non deve destarvi grandi preoccupazioni, anche se a guardarlo vi incuterà rispetto: la coppia, a volontà a bassi regimi, vi toglierà da ogni impaccio e vi perdonerà molti errori; non solo, proverete il gusto di guidare una moto tutta a tremila giri, senza il bisogno di tenere sott’occhio il contagiri, ovviamente assente nella strumentazione, perché su una custom che si rispetti contano le sensazioni più delle prestazioni!

Accompagnate dal sound e dal caratteristico pulsare dei due cilindri a V, cullate dalle vibrazioni tipiche dei motori H-D (anche se un pistone dal peso ridotto, progettato per i modelli 2007, contribuisce alla loro riduzione), e un po’ maltrattate dalla pioggia e dal vento, abbiamo percorso un affascinante tragitto lungo le coste e a seguire nell’entroterra siciliano.Mentre la strada si snodava di fronte a noi, sembrava di viaggiare in una dimensione senza tempo, non solo per gli squarci di paesaggi genuini e dal sapore antico che la Sicilia sa ancora offrire, ma anche per lo spirito autentico e saldamente ancorato alle radici leggendarie che trasmette un’Harley-Davidson. Infatti, la casa americana ha evoluto i propri prodotti con innovazione ingegneristica per portarli al passo con i tempi, ma volutamente lasciando incontaminata l’anima Harley: i cilindri a 45°, la trasmissione a cinghia, il serbatoio a goccia, le ruote a raggi, le cromature ricercate, la linea allungata e ribassata e il marchio inconfondibile con le ali spiegate… non manca nulla per sognare.

IL PAESAGGIO
Percorriamo la suggestiva “Via del Sale”, tappa obbligatoria alle saline Ettore e Infersa, dove si perdono a vista d’occhio distese di vasche d’acqua marina che attendono di evaporare per regalare il loro frutto, intervallate solo da montagne di granuli cristallinei accumulati dalla fatica dell’uomo e da antichi mulini pronti a carpire il vento. Il paesaggio è splendido, anche così avvolto da un cielo cupo che all’orizzonte si amalgama con il mare; sicuramente in una giornata di sole che fa luccicare le colline di sale, il panorama deve essere ancora più bello. Nel Museo del Mulino, ancora una volta protagoniste sono delle donne, che ci hanno raccontato come si svolge la produzione del sale, mostrandoci i bei gioielli che producono in pasta di salgemma e resina. Altre due tappe da non perdere: il celebre coppolificio a San Giuseppe Jato e la tenuta vinicola di DonnaFugata a Contessa Entellina, anche queste gestite da sole donne.Nel coppolificio etico (realizzato con il patrocinio delle Nazioni Unite), ammiriamo come le artigiane realizzano a mano, ancora oggi, le famose coppole siciliane poi esportate in tutto il mondo. Mentre nella splendida tenuta di DonnaFugata, la padrona di casa Josè Rallo, ci ospita per pranzo, facendoci degustare il celebre nettare d’uva al ritmo di un sottofondo jazz. L’imprenditrice ci ammalia intonando brani musicali e miscelando sapientemente l’arte dei suoni e dei sapori.

IL SOGNO
La Sicilia è una terra da sogno, perfetta per essere vissuta cavalcando due ruote. L’isola, crocevia di culture millenarie, racconta le sue radici profonde attraverso un popolo ospitale, una tradizione culinaria gustosa, una terra ricca e rigogliosa resa fertile dal sole e dal vento, e le testimonianze storico artistiche: noi motocicliste abbiamo potuto ammirare e scoprirne gli antichi templi, le saline, i vigneti, degustando cannoli siciliani e il vero aroma del pesce. Il tutto, su una Sporster dal motore generoso e impeccabile, dalla ciclistica accogliente, una moto compagna indimenticabile di viaggi che ci permette di assaporare intensamente il paesaggio intorno, di carpirne gli odori, godendo di quell’ambita libertà, sogno di cui ogni motociclista va eternamente alla ricerca.
Alessandra Manieri



Tratto da wikipedia.
Lo Sportster è uno dei modelli più famosi della casa motociclistica Harley-Davidson.
Motocicletta entrata in produzione nel 1957 è possibile acquistarla ancora oggi con lo stesso nome e con la stessa tecnologia di base, seppure aggiornata nel tempo. Classica moto sprovvista di carenature protettive (naked), nella maggior parte degli allestimenti la linea è caratterizzata dalla forma a nocciolina (peanut) del singolare piccolo serbatoio. Attualmente è provvista di due motorizzazioni: 883 e 1200 centimetri cubici.
In passato si utilizzarono anche le cilindrate 750cc e 1000cc, anche in versione sportiva (solitamente caratterizzati dalla sigla XR per distinguerli dalle versioni stradali o XL). La semplicità, l'economicità e la versatilità di questo modello hanno trasformato lo Sportster in un vero e proprio fenomeno motociclistico. Spesso rappresenta l'entry level verso modelli di maggiore cilindrata. Attualmente sono presenti alcune versioni sul mercato.
Dal 2004 la Harley-Davidson ha innovato la motocicletta sia per quanto riguarda il telaio, introducendo i cosiddetti "silent blok" che consentono di trasmettere in misura minore le famose vibrazioni del bicilindrico HD alla doppia culla, sia per quanto riguarda altre parti meccaniche, ad esempio il serbatoio dell'olio. Rispetto al motore, dopo 50 anni di produzione, è stata abbandonata l'alimentazione tramite carburatore per inserire l'iniezione elettronica. Attualmente il cambio è previsto a 5 rapporti, mentre in passato si avevano 4 rapporti. Dal 2008 in Italia si effettua il trofeo monomarca con la versione XR1200R.
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Dal sito Due ruote, Daniele Massari
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Quella Superbike degli anni Cinquanta
. L’era della Sportster iniziò nel 1957, con la prima XL: derivata dai modelli K e KH, vantava un nuovo motore con valvole in testa e una cubatura di 55 c.i., 884,5 dei nostri “cc”. Dai progenitori ereditò telaio, sospensioni, freni e parte del gruppo propulsivo, eccezion fatta per quella parte che riguardava proprio la distribuzione, che prima si era avvalsa di un sistema a valvole laterali (per tale motivo i motori precedenti si chiamavano “Flathead”). Il telaio in acciaio vantava un interasse di 1.447 mm ed era abbinato al forcellone con doppio ammortizzatore e alla forcella telescopica anteriore. Le ruote, dotate di freni a tamburo, erano a raggi da 18”. Ad un aumento del valore di alesaggio (portato a 96,8 mm) rispetto al Flathead fece fronte una riduzione della corsa (76,2 mm): il bicilindrico che spingeva la Sportster era dunque un “corsa corta”, in grado di sopportare regimi di rotazione più elevati e una curva più appuntita. Prestazioni più brillanti, insomma, posero immediatamente la Sportster in una posizione di superiorità nella competizione con le sportive europee: la XL era una moto da corsa in abiti stradali, ai limiti della legalità; per essa non erano previste borse o accessori da turismo, e la sua linea essenziale, leggera e minimalista fu da subito parte integrante del suo successo. Un anno dopo il suo debutto, per la gioia di chi cercava emozioni ancora più forti, venne presentata la XLH (la H stava per “Hot”) che aveva un rapporto di compressione più spinto (9:1 contro i 7,5:1 della XL) e valvole di aspirazione e condotti maggiorati che enfatizzavano ulteriormente il comportamento sportivo. Ben presto, però, le rivali britanniche subentrarono sul mercato USA con reti distributive proprie e idee di sportività più complete di quelle elaborate degli statunitensi (per cui aveva importanza solo il tempo in cui una moto copriva il quarto di miglio e non doti quali la maneggevolezza o la frenata): la Sportster continuò a piacere e a vendere senza flessioni grazie ad una linea che restava fedele a sé stessa e a una strabiliante tenuta del valore dell’usato, ma rinunciò a competere con le sportive che si facevano via via sempre più estreme

Dal sito Due ruote.
23.10.2006

La più classica delle Harley-Davidson si chiama Sportster. Modello di accesso al mondo delle bicilindriche americane, viene proposta per il 2007 in sette differenti versioni, suddivise in due cilindrate: con motore da 883 o 1200 cc, in allestimento Classic (solo la 883), Custom, “R” e Low.Bella per la sua classica semplicità, la Sportster è la Harley più venduta in Italia: era rimasta l’ultima dotata di carburatore, ma da quest’anno anche sul motore Evolution che la spinge sarà adottata l’iniezione elettronica, a vantaggio della fluidità di erogazione, dei consumi e del contenimento delle emissioni inquinanti.In termini di piacere di guida la differenza si avverte subito: niente più incertezze nella risposta all’apertura del gas e un comportamento decisamente più regolare ad ogni regime.Rimandando, per la versione R, al test completo già pubblicato, abbiamo provato la Custom e la Low nelle due cilindrate.Più confortevole e fascinosa delle altre, la Custom si distingue per sovrastrutture più ricercate e per il cerchio anteriore da 21”, abbinato al posteriore da 16”: in movimento, la differenza rispetto all’avantreno da 19” della Low si traduce in una maggiore stabilità alle alte velocità, nonostante la moto sia un po’ meno agile nei cambi di traiettoria repentini. La Low è la più bassa delle Sportster: l’altezza sella di soli 641 mm, la rende appetibile ai meno alti ed al pubblico femminile anche se, a causa del manubrio stretto a corna di bue, non brilla per il comfort offerto.La frenata resta appena sufficiente, soprattutto a confronto con il più potente impianto montato sulle VRSC, nonostante sia stata anche ridotta la forza da applicare alla leva del freno. Le Sportster si distinguono sostanzialmente in base al propulsore: sulla 883 il bicilindrico non stupisce per prestazioni assolute nonostante la cilindrata di tutto rispetto; sulla 1200, invece, garantisce ad ogni regime un sensibile aumento della potenza disponibile.



Dati tecnici modello 2006 (non dichiarata la potenza)

Modello:
Sportster 883 XL 883R

Numero cilindri:
2
Disposizione cilindri:
A V longitudinale
Cilindrata:
883
Tipo ciclomotore:
Ciclo Otto 4 tempi
Numero valvole per cilindro:
2

Coppia kgm:
7,1
Coppia Nm:
70,0
Coppia giri/min:
3750
Tipo Cambio:
Meccanico
Marce:
5
Normativa anti-inquinamento:
Lunghezza mm:
2245
Altezza minima sella mm:
714
Passo mm:
1520
Massa a secco kg:
251,00
Capacità serbatoio l:
12
Freni anteriori:
Disco
Freni posteriori:
Disco
Altezza minima sella mm:
714



Dal sito Due ruote
Daniele Massari 18.10.2006

La Sportster compie mezzo secolo di vita, e in casa Harley festeggiano con l’introduzione dell’iniezione elettronica, che ormai mancava solo su questo modello. Tante migliorie per una moto che, finalmente, è davvero per tutti
di Daniele Massari, foto Alberto Cervetti
Se di Harley ne sapete qualcosa, allora non c’è bisogno di presentazioni: quella in foto è sempre la vecchia Sportster: 883 o 1200, indipendentemente dalla cilindrata cavalca le mode da cinquant’anni precisi, forte di una linea sempre fedele a sé stessa che continua a piacere e non accusa, caso forse unico nel panorama motociclistico mondiale, il passare dei decenni.
Proprio per il 2007 la Sportster festeggia mezzo secolo di vita e in Harley-Davidson, dove sono sensibili agli anniversari, hanno voluto marcare questo traguardo donandole l’ultima delle innovazioni tecniche, quella ormai mancava solo sulle “piccole” di Milwaukee: l’iniezione elettronica. Sebbene qualcuno dei “duri e puri” tra i clienti Harley abbia storto il naso, l’introduzione del sistema ESPFI ha portato un incremento prestazionale ed una maggiore regolarità di funzionamento.
La Sportster è migliorata, insomma, nonostante esteticamente sia uguale a prima (ma sono state riprogettate molte parti per far fronte al nuovo sistema di alimentazione).
La gamma 2007 è composta da ben 7 modelli: la XL 883 (negli allestimenti Standard, C, L e R) e la XL 1200 (L, C, R). Sulla versione “Low” l’altezza della è stata ulteriormente ridotta: da 660 a 641 mm. La versione “R” con cerchi in lega a 13 razze, oggetto di questo test, è proposta nelle tre colorazioni Vivid Black, Pewter Pearl e Mirage Orange Pearl al prezzo di 8.500 euro c.i.m.



La seduta aggressiva è ottenuta abbinando la sella two-up con le pedane montate in posizione intermedia e il manubrio largo e spiovente che consente di tenere a bada l’avantreno. Il bicilindrico raffreddato ad aria da 883 cc è migliorato molto in termini di regolarità di funzionamento e fluidità dell’erogazione: certo le prestazioni non sono mozzafiato, ma la “Sporty” si districa agevolmente e vanta una coppia generosa a tutti i regimi.
In città si apprezzano le migliorie apportate all’impianto frenante e alla frizione: la riduzione dello sforzo richiesto dalle leve al manubrio (14% in meno sul freno, 8% in meno sulla frizione) rende ora la Sportster un mezzo davvero adatto a tutti e poco impegnativo anche nella condizioni di traffico intenso, dove si soffre un po’ solo quando fa troppo caldo, poiché il raffreddamento ad aria del grosso twin non è sufficiente ad evitare al guidatore di fare i conti con le alte temperature che si raggiungono a pochi centimetri dal suo piano di seduta.
Quando l’andatura si fa sostenuta si apprezza la forcella, meno cedevole sotto l’azione frenante del doppio disco anteriore da 292 mm, e il doppio ammortizzatore posteriore, che offre possibilità di regolazione del precarico molla


Andrea Sperelli dal sito Motorbox
Bentornati nel ventesimo secolo. Anni ’50 o giù di lì, quando cioè vide la luce. Perché nulla è cambiato. Basta mettersi in sella e conviverci per un po’, per capirlo: magari in città, magari nel 2003. La versione che spegne la centesima candelina di Casa ha il vestito della festa, ma sotto c’è tutto il bianco e nero della Milwaukee di quegli anni.
Lunedí, 07 Luglio 2003

Si chiama 883R XL Sportster, ha i colori che tradizione impone, la linea scolpita nei decenni, la cocciutaggine degli americani. Ci giro per qualche giorno: Milano, con traffico, afa e tutto il resto, come un "Crocodile Dundee" catapultato nella metropoli per puro caso.
Guardarti ti guardano, poco da fare. È il fascino Harley. Quello che cosparge quel qualcosa nell’aria immediatamente prima del tuo arrivo – e non si tratta del solo, classico, rumore da Happy Days -. Si girano ad ammirare il tempo che si è fermato e non ne vuole sapere di mettersi in carena a cercare di riprendere il gruppo. Guarda l’autista di tram, con l’occhio di quello che sa, capisce e immagina tutto il resto. Guardano gli scooteristi, che riflettono sulla scelta (loro) di buttarla sulla comodità a tutti i costi e magari c’è anche dell’altro. Guardano gli smanettoni, specchiandosi nelle cromature prima di accartocciarsi sul serbatoio, al verde.

Accendi e borbotta.
Si dimena, anche, prima di assestarsi su un minimo perennemente lì lì per esalare l’ultimo respiro. Ti accomodi in sella e la posizione che ti ritrovi pare un esercizio di stretching un filo demodè. Braccia allungate, sedere basso, ginocchia a 90 gradi. L’inserimento della prima è uno sparo al piccione, hai voglia a cercare di nascondere lo stotoc con una sgasata ad arte. Impossibile. E la cosa si manterrà identica per gli altri cambi di marcia: lenti, rumorosi, sgraziati. È il bello dell’Harley, dicono.
Anni ’50.
Il tappo del serbatoio che lo sviti e si apre, i tastoni dei comandi che ricordano quelli del videoproiettore di quando eravamo piccoli, con quello degli abbaglianti che stac, abbagli e stac, torni sulle luci di posizione. Altro che flash. Un cipollone centrale che sbuca dall’asfalto per misurare la velocità: finito.
Comodità anni ’50.
Hai il mazzo di chiavi di casa? Te lo tieni in tasca. Si rannuvola e ti vuoi portare la giacca da pioggia che non si sa mai? Te la tieni in uno zaino. Insomma non dico il sottosella perché sarebbe troppo, ma non un angolo dove appoggiare gli occhiali. Non un modo per lasciare il casco, all’aperitivo, non un anfratto per buttarci i documenti. È il bello dell’Harley, dicono.
Vita di coppia anni ’50.
La 883, questa 883, non ammette compagnia. Zero. Fai appollaiare un’amica dietro e bene che vada crolla nell’effetto scivolo della sella, alla prima partenza. Dimenticare. O forse è fatto apposta, vallo a capire. Sta di fatto che le biondone bandanate che si vedono ai raduni non si capisce bene come facciano, dove stiano: saranno sempre riprese su altri modelli di HD o comunque con altre selle. Perché sulla "nostra" è un problema di sella, in effetti, al limite tra il manifesto allo spirito libero, single, e l’incentivo alla coppia unita, nel senso prettamente letterale, con la fiancè costretta ad attaccarsi a duplice mandata, modello koala, al povero pilota.

Sicurezza anni ’50.
Ma quale bloccasterzo e bloccasterzo, eccoti un comodo doppio anello in punta di serbatoio nel quale inserire il buon vecchio lucchetto che mentre vai però non hai assolutamente idea di dove attaccarlo. Handling anni ’50. Passa su un tombino e l’effetto è quello di un calcio nei reni, accompagnato da uno sferragliare che pensi di perdere la ruota stile comiche di Stanlio e Olio. Tutto di conseguenza le temutissime vie in pavè o simili, i binari del tram, le giunture dei ponti.
È poi consigliabile andatura da yankee in canotta bianca dopo la birra: tranquilla. Se apri, se chi se ne frega decidi che tiri la marcia finchè fa male finchè ce n’è: addio. Il massaggio ai glutei raggiunge in un amen il confine del fastidio, facendo avvertire pure certo calore, ottimo per la stagione, mentre rumore e vibrazioni si fanno insolenti e poi (e poi) c’è anche da fermarsi, dopo.
E i pro? Ti guardano. Cavalchi la tradizione. Easy-rider. E poi sulla versione dell’anniversario – questa – ci sono gli specchi retrovisori inediti, il motore evolution fissato rigidamente oltre che dannatamente nero opaco (bello), e c’è lo scarico due in uno, il doppio freno a disco anteriore, il manubrio largo "Dirt track", la satina nera su alcune componenti. Riesci anche a divertirti, per carità. Basta prenderci la mano, iniziare a conoscerla e ci stanno anche partenzine allegre ai semafori, pieghette come quando, spaparanzati sulla poltrona in salotto, ci si allunga di lato per raggiungere il telecomando, fino ad accenni di zig-zag nel traffico: del resto è la piccola (e maneggevole) di Casa.
Vibrazioni a parte il motorone yankee regala comunque bei momenti: progressivo e corposo, porta in giro per la città tutto sto arancio e nero, che è una bellezza. Da sorrisone sulle labbra, non si sa bene se per la felicità di sentirsi Fonzarelli o semplicemente per la protezione aerodinamica del tutto assente. Alla fine la guardi anche tu: parcheggi – con quel cavalletto sdraiato che ti lascia sempre qualche dubbio – ti giri e osservi quelle forme mai passate di moda. Ruotona davanti, codina a mandolino con targa verticale, manubrio a corna di bue, il tutto condito dal rumorino di pop-corn che regala la marmitta per il quartodorello successivo allo spegnimento. È il bello dell’Harley.

Un bel video Harley che ha come protagonista la 883




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