giovedì 16 luglio 2009

Sull'andare in moto


Tratto dal sito:
http://www2.units.it/~diciotto/moto/filo.htm

Mentre ero in viaggio verso Sarajevo pensavo a molte cose. Una era la guerra, una la mia ex-ragazza, una l'arte di viaggiare in moto. Poiche' delle prime due credo non interessi troppo, vi parlero' della terza.

Innanzitutto ho pensato a come usiamo le parole. Poi ho pensato al turismo e a come e' un serpente che si mangia la coda. Come conseguenza (o forse e' sempre lo stesso serpente) ho pensato a come trovare dei posti che meriti visitare. E poi cosa merita visitare? Ossia cosa cerchiamo?

Ma cominciamo dall'inizio. Come usiamo le parole? Vacanza deriva dal latino "vacuum", vuoto. Le mie "vacanze" sono i periodi in cui mi stanco di piu'... (e per favore lasciamo la facile ironia che qualche mio amico potrebbe fare...). E in cui in un certo senso imparo di piu', e conosco piu' persone.

Allora, come usiamo le parole. Non va bene vacanza, io direi viaggio. E quindi non va bene turisti, direi viaggiatori. Il viaggio e' una cosa mitica (Ulisse...) e mistica. Io viaggio anche per scappare. Scappo dal passato, specialmente. Grazie al mio ottimismo (che rasenta l'imbecillita', come dicono i miei amici) non scappo dal futuro. Forse chi ha desiderio di viaggiare non sta bene dove si trova o ha altri inghippi? E se anche fosse, ok. Che ci sarebbe di male ad ammetterlo?

Per questo dico che si puo' essere mototuristi (...o meglio viaggiatori) anche senza la moto. Io ho sognato di viaggiare in moto per almeno 10 anni prima di poterlo fare. O forse piu', se e' vero che uno dei primi ricordi (devo averlo gia' raccontato) era quello dei tedeschi in viaggio in tuta di pelle sulle autostrade estive, con io piccolo in auto con genitori e nonni. E se qualche mototurista (o meglio allora motociclista) si preoccupa di scegliere le strade a seconda delle pieghe che puo' fare o le autostrade piu' "divertenti"...certo un bamino e' piu' viaggiatore di lui. E forse i bambini sono i veri viaggiatori. Viaggiano con la fantasia, forse non vedono nel mondo tutto il male che vediamo noi. Uno per viaggiare deve essere ottimista, altrimenti se ne starebbe chiuso in casa. Per questo forse alcuni viaggiatori sono come bambini.

Alcune volte capita che, mentre viaggio, da solo o con pochi amici, che per qualche istante pare di essere in un sogno. Questo accade di solito con la moto che va a circa 90 km/h, quando il motore gira senza sforzo e con un lieve e gradevolissimo suono musicale, che - direbbe Pirsig - pare che Dio sia li dentro, in quella perfezione quando aste e bilanceri vanno in lieve risonanza. Accade di solito con il calare del sole o di notte, quando tutto intorno e' silenzio. Niente auto, niente persone, solo la natura. Accade di solito quando l'asfalto e' bello e la strada dritta o con ampie curve, quando insomma puoi stare per minuti perfettamennte immobile sulla motociclietta, con solo la mano destra leggermente stretta sulla manopola. Senza compiere il benche' minimo movimento. Istanti in cui - sebbene la moto si muova - tutto pare immobile e immodificabile. Allora vedi che Dio sta anche intorno a te, non hai dolori ne sentimenti esasperati, solo una sensazione che tutto va bene e non potrebbe andare meglio.

Passiamo ora al serpente che si mangia la coda. Chi viaggia di solito va verso qualcosa. Seneca diceva che prima di cercare con affanno la felicita' dovremmo stabilire cosa e' che ci rende felici. Se ci si pensa la gente gira come trottole tutto il giorno e tutta la vita e talvolta ci si accorge che si mirava al posto sbagliato o non si mirava affatto, trasportati dalla corrente. Nella vita pensi talvolta di andare da qualche parte ma se te lo chiedono non sai bene cosa rispondere. Certo c'e' chi sa sempre rispondere a tutto. Ha tutto chiaro. Di solito o sono genii o non si rendono conto nemmeno di quanto sia profondo il mistero della vita. Ma non complichiamoci le cose.

Per viaggiare in moto (concordo che il viaggio sia spesso piu' importante della meta) bisogna avere una meta. Anche perche' lo stesso percorrere una strada piuttosto che un'altra rappresenta una meta, anche se non quella finale. In poche parole non e' sempre facile stabilire dove andare. Non parlero' qui di cose ovvie tipo quanto tempo o soldi si hanno eccetera. Il problema di come scegliere un luogo per me e' anche quello (ovvio) ma non solo. Si tratta di ottimizzare due aspetti, o tre.

Il piu' importante l'ho accennato prima: dobbiamo capire cosa vogliamo e cosa cerchiamo. Stabilito questo, e' probabile che la nostra stessa idea l'abbiano avuta altre persone. Esempio: secondo migliaia e migliaia di persone andare a Rimini di agosto provoca felicita'. Milioni di mosche non possono sbagliarsi...(senza offesa per Rimini). Rimini non l'ho scelto a caso - anche se non ci sono mai stato - poiche' probabilmente calza con un esempio che vorrei fare. Immaginiamo un posto bellissimo: Rimini, Venezia, la Costa Azzurra ecc. I primi lo scoprono. Poi divengono centinaia, poi migliaia, poi un fenomeno di massa, una moda o cosa so io. Dopo mesi o anni o secoli il posto diventa un carnaio infernale che vive solo di e per la massa di gente che lo frequenta. Se ci vanno tutti dovro' andarci anche io, ed e' il serpente che si mangia la coda, o e' il fenomeno dell'auto-induzione. In poche parole un posto stupendo puo' essere esaltato ma poi "rovinato" (non in senso fisico ma di "atmosfera") dagli stessi turisti. Ecco...un viaggiatore, dieci viaggiatori, cento viaggiatori...mille turisti. E il castello delle vere fate diventa Disneyland. Il posto piu' triste che io conosca. Perche' e' finto.

All'estremo opposto; in un posto infame (chesso'...se non altro una zona industriale) nessun turista o viaggiatore ci andra'. Il problema e' trovare un posto bello da andarci ma non "vanificato" da milioni di turisti. Questa e' la mia idea. Trovare posti belli ma con meno turisti possibile, per poter conoscere sia l'ambiente "vero" che la gente "vera". Posti nei quali sei un viaggiatore (e forse anche uno straniero, con i pro e i contro del caso) e non un turista. Capirete perche' io sia un viaggiatore o un moto-turista e contemporaneamente sia fiero di questo sia mi renda conto che "roviniamo" i posti dove andiamo. Non se ci andiamo da soli, ma siamo sempre molecole di una stessa sostanza. Ho visto AiguesMortes, l'avamposto paludoso (un borgo fortificato in pietra) da dove partirono alcune crociate, con una bellissima e austera chiesa romanica. L'ho visto in agosto, con i cartelli "vietato entrare con gelato o in costume da bagno" e con bancarelle in ogni dove con le piu' immonde stupidaggini. Una offesa incredibile a questo gioiello. E lo stesso immagino valga per molte citta' italiane. Bisognerebbe in un certo senso vietare che questi luoghi vengano distrutti in questo modo. Ma io sarei il primo a rattristarmi di questo divieto. Dovrei avere la fortuna di poter tornare in quella cittadina fortificata non in agosto con migliaia di persone, ma in una nebbiosa alba di novembre. Pensate che io sia matto? Pensateci bene o provate. Qualcuno d'accordo con me dev'esserci. E se non c'e' non fa nulla. Non sarebbe la prima volta.

Quindi e' da tempo che mi alleno nella difficile arte di viaggiare in posti sia belli che ancora "vergini". E se le condizioni sono buone oltre a vedere nuovi posti si riesce anche a conoscere nuove persone, il che rimane forse una delle cose piu' belle del viaggio, forse la piu' bella e la piu' difficile. Ecco, uno dei pochi aspetti positivi del viaggiare da soli e non in coppia. In coppia si diventa piu' chiusi verso il mondo esterno. Da soli si e' piu' aperti all'esterno, piu' portati a cercare un sorriso o due parole di saluto dopo una notte passata da soli a guidare. Inizi a cercare e trovare qualcosa anche in persone sconosciute e che sono state spesso considerare solo degli "accessori" alla vacanza...pardon viaggio. Chi ti riempie il serbatoio, chi ti prepara un caffe'. Chi ti da una indicazione o chiede da dove vieni.

Se poi viaggiate per dimenticare problemi o cose...o dovete avere una moto molto veloce o non so. So solo che con la mia bmw RT i problemi e i pensieri sono molto piu' veloci di me. Forse con una Hayabusa... Scherzi a parte. Viaggiare mi aiuta anche - se non ci sono automobilisti idioti - a lasciare per un po' preoccupazioni e tutto il resto. Se uno si porta dentro di se una coscienza sporca, anche il viaggio piu' veloce e lungo non servira'. Ma se la coscienza piu' che sporca e' solo sbattacchiata dalla vita, allora viaggiare puo' servire. Talvolta la notte le cose tristi tornano in mente, ma mentre si e' in sella e si sente la musica del motore e il vento e la sensazione di attrito delle gomme con l'asfalto, e si entra in quel feeling particolare di cui dicevo prima, tutto pare piu' facile. Non prego tanto, di solito. Anzi poco. Ma quel poco accade spesso quando viaggio in moto di sera o di notte, specialmente se sono da solo. Non che reciti preghiere a memoria o chieda cose. Solo mi rendo conto che forse non siamo solo io, la moto e la strada.

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