lunedì 13 luglio 2009

Yamaha Drag-star 1100

Tratto da Motorbox
Una custom spavalda e una grossa cruiser, fatte per accontentare chi oltre all’immagine vuole anche un bel po’ di centimetri cubi. Identiche nella base, le due moto si differenziano nel look e nell’impostazione in sella. Ruotone paffute per la Classic, avantreno più smilzo per la Drag Star “base”.


Com` è
Moto fatte di ferro, come una volta. Le Drag Star sono solide e imponenti, ma pesano parecchio. Ruote a raggi e finto retrotreno rigido le fanno sembrare mezzi di cinquant’anni fa, ma il motore è al passo con i tempi. Il V-twin rafferddato ad aria è quello che ci vuole per una moto del genere. Trasmissione a cardano per dimenticare la manutenzione.


Come va
Per un grosso bicilindrico tirare fuori 62 cavalli è un gioco da ragazzi. Souplesse di marcia assicurato, le XVS sono ottime per andare a spasso. Non lasciatevi tentare dalle pieghe: le pedane grattano in fretta e lo sterzo, soprattutto a bassa andatura, è molto pesante e tende a chiudere. Bisogna farci l’abitudine. Sulla Classic il comfort è buono, con un paio di borse in pelle e un parabrezza si va in capo al mondo.



Pro
Linea, motore regolare, finiture.


Contro
Peso elevato, maneggevolezza.



Tratto da Forum di Bikers life

a cura di Eirin


the Elvis side of Dragstar (Classic):


Una gran moto per spostamenti di medio-lungo raggio.
Esteticamente è quasi identica alla sorellina 650 e alla sorellona 1600, quindi un mezzo dal design davvero riuscito e rispettoso della tradizione. Cavillando, troviamo le stesse pecche del 650, ovvero: gruppo ottico posteriore troppo grande e frecce sovradimensionate, ormai chiamate "Padelloni" un po' da tutti i possessori di Dragstar. Gli specchietti in confronto alla 650 hanno una forma più gradevole. I fender sono fabbricati con una rassicurante lamiera, come vuole la miglior tradizione custom, ma troviamo metallo pesante e cromature di qualità su tutta la moto.
La personalizzazione, è giusto ricordarlo ;), non è un problema. Pur non avendo la stessa vastità di scelta di cui godono le altre moto della serie Star, la nostra può essere forgiata secondo le idee più disparate.




Passando al lato motoristico ci troviamo davanti ad un corposo V2 1100 raffreddato ad aria, rampollo del pari cilindrata che troviamo sulla storica Virago. I 62 HP sono adeguati, ne troppi e ne pochi. La cavalleria è ben distribuita su tutto l'arco della curva di potenza e, nell'utilizzo che facciamo noi customisti delle moto, non si avvertono momenti di stanca in qualsiasi tipo di utilizzo: in autostrada come in montagna, sulle statali come in città davanti al semaforo verde. La coppia è buona e questo permette di caricare per bene il mezzo senza subire un notevole calo di prestazione, di affrontare salite impegnative senza patemi e di viaggiare per la maggior parte del tempo con la quinta inserita. Il motorino d'avviamento è un po' scarsino, e non è difficile sentire di persone che hanno avuto problemi con questo apparato, mentre l'impianto elettrico è affidabile, ma si narra di diversi casi di falsi contatti che fanno accendere la spia dell'olio. L'impianto frenante è tra i migliori che si possano trovare in questa categoria: due bei dischi davanti e un disco dietro danno una notevole sensazione di sicurezza suggellata dai fatti. Le sospensioni sono tarate abbastanza rigide, mentre l'avantreno da l'impressione di affondare molto. a questa sensazione si ovvia adottando uno stile di frenata che imiti la frenata integrale di Guzziana memoria, ossia "pelando" un minimo il pedale del freno posteriore mentre si frena maggiormente con i dischi anteriori. Così facendo la moto tenderà ad abbassarsi e non ad impuntarsi in avanti. Evitate di farlo nelle curve, però! anche se l'impuntamento in avanti vi porterà all'esterno della curva, è sempre meglio che un improbabile (nemmeno poi tanto sui fondi sporchi) ma sempre possibile bloccaggio della ruota posteriore.






I consumi sono molto volubili: si va dai 20 km/l. ai 14 (senza nemmeno maltrattarla troppo), mentre la manutenzione non è preoccupante, il cardano è amico dei proprietari pigri. Devo segnalare, però, la difficoltà nell'accesso alla pinza dei freni posteriore e al filtro olio, possibili solo dopo aver smontato i terminali e il collettore anteriore.La dragstar 1100 non mangia le gomme, ma il suo peso si fa sentire. Il treno di gomme Dunlop (mescola troppo dura!) di serie dura sui 17.000 km.




La guida: Posizione comodissima, il sellone può contenere il più generoso dei sederoni, le braccia non risentono minimamente nemmeno dopo ore di guida e la schiena se ne sta bella diritta. I comandi sono morbidi e difficilmente stancano, il cambio a bilanciere poi è fantastico, una volta fattaci la mano, anzi, il piede, non vorrete più tornare al cambio classico! La manovrabilità è persino migliore del 650, la prima volta che l'ho guidata sono rimasto impressionato dalla sua facilità, ma non chiedetele di fare i miracoli in città nell'ora di punta...In curva il ruotone anteriore assicura stabilità a discapito della precisione (ma visto che siamo customisti ce ne freghiamo giustamente), comunque il 1100 si dimostra davvero agile e meno avaro di gradi di piega rispetto a molti rivali. Da notare l'assenza dell'effetto di raddrizzamento che si avverte sulla 650.In autostrada la guida risulta sempre rilassata, anche tenendo medie elevate (noncuranti dei consumi che dai 140 in su insinueranno in voi il dubbio di chi beva di più tra voi e la vostra moto) non si ha che fare con sbacchettamenti o tremolii, l'unico inconveniente è il vento che si fa pressante. Un mulo di motore, lasciatemelo dire. Unico neo le vibrazioni che si avvertono ai 110 km/h circa, ma che per fortuna spariscono subito dopo.



In città si dimostra sufficientemente agile, pur non essendo un fuscello si riesce quasi sempre a svicolare anche tra lunghe code di auto.



La passeggera se ne sta comoda ma non troppo, com'è giusto che sia ;), se è troppo alta prenderà un bel po' d'aria, se invece è "pettoruta" non cambierà niente, ma voi ne godrete sicuramente! :D



Concludendo, un mezzo riuscitissimo dal più che buon rapporto qualità/prezzo. soddisfacente in toto. se proprio devo trovargli un difetto è che non è un corsa lunga, ma per quelli ci sarà tempo. Costruita con l'obbiettivo di durare a lungo, la Dragstar 1100 non vi farà sicuramente venir voglia di cambiare moto tanto presto.


Tratto da Wikipedia

DragStar è il nome con cui sono maggiormente conosciuti alcuni modelli della serie XVS, motociclette custom tipo soft tail realizzate dalla Yamaha e diffuse soprattutto nelle cilindrate di 650 e 1100 cc e nelle versioni Custom e Classic. La versione statunitense si chiama Vstar.
Contesto [modifica]
Caratterizzati dalla presenza di un motore a quattro tempi bicilindrico a V raffreddato ad aria già presente anche sulla Yamaha Serie XV che l'ha preceduta, sono modelli destinati ad un uso turistico, alla classica moda statunitense ben rappresentata dalle varie Harley-Davidson. Tale destinazione d'uso è anche dimostrata dalla presenza di una trasmissione finale a cardano e, per quanto riguarda il modello di minori prestazioni, di un impianto frenante di tipo misto (freno a disco singolo sull'anteriore e freno a tamburo al retrotreno). Il modello da 1100 presenta invece una coppia di dischi sulla ruota anteriore e un disco singolo a quella posteriore.
Come da abitudine sui modelli di questo tipo la posizione di guida è caratterizzata da una altezza da terra della sella molto ridotta (71 cm), una distanza minima da terra limitata a 145 mm e un classico manubrio con impugnatura alta e larga.
Il catalogo degli accessori disponibili per questi modelli consente varie personalizzazioni con particolari cromati tipici delle custom, selle modificate ecc.



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