mercoledì 16 giugno 2010

Sturgis 2009




Tratto da Motorbox
http://www.motorbox.com/Moto/Magazine/Costume_e_societa/HarleyDavidsonRadunoSturgis.html

È il raduno dei raduni, quello a cui non si può e non si deve mancare. Per gli Harleysti è un luogo unico dove radunarsi, per gironzolare, ammirare, parlare o semplicemente ritrovarsi. Lo fanno in 500.000 ogni anno. Ci siamo stati anche noi quest'anno, e ve lo raccontiamo dal nostro punto di vista. Con una gallery di oltre 200 immagini.



FULL IMMERSION La cosa che più mi piace delle presentazioni Harley-Davidson è che ultimamente non si limitano più a una mera prova stradale dei nuovi modelli, ma stanno assumendo sempre più i connotati di vere e proprie full immersion nel mondo Harley. Esperienze, che per essere davvero complete, devono essere vissute negli States, là dove la parola "moto" è sinonimo di Harley (se ne vendono 300.000 all’anno), dove queste moto nascono e dove si possono capire molte cose sul perché sono fatte così.



MEZZO MILIONE Se per le Touring 2009 è stata la costa Californiana a fare da scenario alla nostra prova (leggi qui) per le novità 2010 (di cui parleremo prossimamente) Harley ci ha portato addirittura a Sturgis, il luogo "sacro" per i bikers americani, quello dove dicono si tenga il raduno più importante del mondo, che ammassa 500.000 moto nel raggio di 30 miglia attorno alle Black Hills, le montagne del South Dakota caratterizzate da bellissimi scenari naturali e anche, udite udite, da strade con le curve, una rarità da queste parti. Se Google Earth riproducesse una foto di questa zona nei giorni del raduno, credo che avrebbe l’aspetto di un gigantesco formicaio. Sturgis è una cittadina più piccola di Riccione, con 6.700 abitanti per 51 settimane all'anno. Ma è solo l’epicentro del raduno, il luogo dove si tengono le manifestazioni più importanti.




PARCHEGGIO IN CENTRO Perché poi l’evento si allarga a macchia d’olio in tutti i paesi limitrofi. Ogni main street si trasforma in un gigantesco parcheggio dove solo le moto possono circolare. E i bikers girano, girano da un posto all’altro sulle loro Harley (che sono il 99,9 % delle moto presenti, quando ne vedi una diversa sembra davvero fuori luogo. Solo le Gold Wing sembrano a proprio agio) sulle loro special pazzesche, sui trike (alcuni anche con carrello), sulle Boss-Hoss (le moto con i V8 Chevrolet) che da noi vedi ad ogni morte di Papa e qui sono comuni come la Fiat Punto.



MAGMA A DUE CILINDRI Si crea così una specie di magma motociclistico in continuo movimento giorno e notte, con il pum-pum-pum-pum degli scarichi aperti che continua a rimbombare nelle orecchie, in un sottofondo a 40 Hz, tantrico e stordente. E loro girano. Girano di continuo, fedeli alla religione dell’"Hanging around" (andare in giro, letteralmente). Da Sturgis, a Rapid City, da Rapid City a Hill City, da Hill City al Monte Rushmore (quello delle facce dei presidenti americani). Sempre in movimento, sempre con il motore al minimo che più di 2000 giri non vede, sempre a velocità che variano dai 30 ai 50 all’ora.


IL GUSTO È DIFFERENTE Qui il gusto di andare in moto è tutt’altra cosa che da noi. La soddisfazione non è nella velocità ma nella libertà che il mezzo a due ruote sa dare. Concetto che moto come l’Harley Davidson interpretano alla perfezione. Quando si fermano è per sedersi a chiacchierare ammirando gli altri che sfilano in un’infinita passerella, per vedere qualche gara, assistere a un concerto (qui vengono nomi grossi del Rock) o per visitare uno dei mega concessionari della zona che vendono ricambi, parti speciali e abbigliamento. Che poi sono gli stessi ricambi, parti speciali e abbigliamento che puoi trovare in qualsiasi Dealer Harley del mondo, ma acquistati qui, ovviamente, hanno ben altro valore.



TUTTO PER LA MOTO I Dealer fanno il pieno, il fatturato di questa settimana basta poi per tutto l’anno. A Sturgis la moto se vuoi te la ribaltano come un calzino, i pezzi che compri te li montano subito e poi te la lavano (di solito donzelle poco vestite), te la tagliandano, ti cambiano le gomme e tutto quello che puoi immaginare. Insomma, per un biker questo è un evento "must go", ci si deve andare, ma siccome l’America è grande e il South Dakota non è proprio dietro l’angolo c’è chi, pur di non mancare, attraversa l’America in aereo e poi noleggia una moto in loco.



CON TUTTI I MEZZI La stragrande maggioranza, però, arriva con la propria moto perché alla fine la parte più bella di un raduno è sempre "il viaggio" per raggiungerlo. E c’è chi, come il signore nella foto più sotto, si sciroppa 27 ore di guida non-stop per arrivare dal Texas. Lo stesso Willie G. Davidson, carismatico discendente del fondatore ancora oggi in sella all’azienda, non manca un raduno dal 1978, e se li è fatti tutti in moto.



CHE PERSONAGGI! Insomma ci sono tante cose da vedere, ma soprattutto da vedere ci sono loro, i bikers. Sembra che quando si prende una moto negli USA si subisca una sorta di mutazione genetica, perché lo stereotipo del biker qui è rispettato in pieno: sono (quasi) tutti uguali. Un po’ agé, grandi e grossi, tatuati, la maggior parte con il pizzo e la faccia truce. Viene davvero da chiedersi: ma poi, nella vita normale come sono, che lavoro fanno? Facile immaginarsi, avvocati, commercianti, dottori (e mogli) che smessi gli abiti "civili" sfoghino il loro desiderio di libertà e evasione vestendo l’abbigliamento da motociclista, che poi non copre granché, in verità.




PELLE? GRAZIE HO LA MIA Da queste parti il concetto di protezione è piuttosto blando sebbene Harley-Davidson sia stato uno dei primi marchi a lanciare dei caschi nel proprio catalogo accessori. Il fatto che il casco sia obbligatorio solo per i minori di 18 anni fa sì che praticamente non lo indossi nessuno. Giacche con protezioni e paraschiena sono un’altra cosa sconosciuta: l’unica pelle che s’indossa è la propria, o al massimo quella di uno striminzito gilet di pelle che copre malvolentieri gli abbondanti tatuaggi. Così alla sera sono tutti bruciati dal sole. Sono invece obbligatori gli occhiali (anche la sera, con lenti trasparenti). Ma non pensiate ad un raduno con risse, casini o quant’altro.

IN TUTTA CALMA Qui la faccia truce l’hanno in tanti ma tutto scorre nella massima calma e tranquillità, e di polizia in giro ce n’è davvero poca. Sturgis è un evento da vivere in famiglia, con moglie (come passeggero ma molto spesso alla guida di una seconda moto) e figlio. Ho assistito con i miei occhi all’arrivo di un’intera famigliola con papà su Electra Glide, mamma con Dyna e figlio con Sportster. Non si pensi nemmeno ad un evento prettamente maschile, la passione per le moto qui è davvero unisex; le moto (al 90% della serie Touring) hanno quasi sempre una passeggera a bordo (spesso in sovrappeso come il pilota) e le donne al manubrio sono un’infinità.

SHOPPING A TEMA Il vizio femminile dello shopping qui è soddisfatto con visite interminabili a tutti i negozi che vendono abbigliamento a tema (pelle, jeans, underwear ardito). Le signore vanno dal concessionario come da noi andrebbero al centro commerciale.

FUORI LUOGO Anche noi, giornalisti europei, abbiamo fatto parte del magma ma ci beccavano subito. Era chiaro che eravamo fuori luogo, tutti con il casco e il giubbotto, niente tatuaggi, niente donna al seguito, moto rigorosamente di serie senza nemmeno lo scarico aperto. Però qualcuno, dopo le centinaia di Hamburger inghiottiti, un po’ in sovrappeso lo stava iniziando a diventare… Forse dobbiamo tornarci, per vedere se quella storia della metamorfosi è vera.

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