sabato 25 luglio 2009

Moto Guzzi Bellagio

Nel segmento delle custom il predominio delle americane viene messo in discussione dalla Bellagio, che oltre alle doti estetiche si differenzia dalle americane anche per la sostanza.

M.B. x Infomotori.com 05 giugno 2009
http://motori.it.msn.com/moto_e_scooter/prove/article.aspx?cp-documentid=147801971


Il segmento custom è una cosa a parte nel mondo delle moto, spesso quelli che appaiono difetti agli occhi del normale motociclista, sono percepiti come pregi dagli appassionati con i gilet con le toppe e gli stivali da cow-boy. La Guzzi, che in materia la sa lunga, visto che già in passato, come Sergio Leone per gli western movies, ha fatto scuola in USA e ha deciso di raddrizzare il tiro e fare una moto custom, ma che avesse un alto valore intrinseco legato a prestazioni e guidabilità.Il motore da 940cc eroga 75 cv a 7200 giri ed è nella classica configurazione Guzzi a V90.Il telaio tubolare a doppia culla in acciaio è stato disegnato appositamente per la Bellagio, per aumentarne la guidabilità e l'handling e anche i freni sono di alta caratura per il segmento, con un doppio disco da 320mm con pinza a 4 pistoncini Brembo, all'anteriore e un disco da 282 mm con pinza flottante a due pistoncini paralleli. Il reparto sospensioni, anche è di stampo stradale: oltre al cardano reattivo CARC che svolge anche la funzione di monobraccio, troviamo un monoammortizzatore posteriore regolabile con beveraggio progressivo e gli steli delle forcelle da 45 mm regolabili nel precarico.La strumentazione è ben leggibile e arricchita dal computer che ha anche funzioni di diagnostica, quindi sarà la moto stessa ad avvisare il conducente di qualsiasi malfunzionamento, che sia il bulbo dell'olio o una freccia fulminata. Una custom ben strana, quindi, esteticamente molto bella, ma che sembra avere doti superiori alla media per quanto riguarda la guidabilità, tallone d'Achille delle moto made in USA che nelle strade italiane, tortuose e strette, di solito manifestano i propri limiti.


Prova su strada
La vedi e ti conquista, ha il fascino delle classiche moto alla Marlon Brando, ma con un'aria tutta nuova, compatta e con le forcelle corte dà subito l'impressione di essere una divoratrice di chilometri; sembra anche comoda a prima vista e la sella è abbastanza bassa per tutti, anche se vista la larghezza della moto, i più piccolini dovranno comunque prestare qualche attenzione.Quello che di solito preoccupa un non customista quando prova una moto del genere, è la posizione in sella, con le gambe che vanno verso avanti e le braccia tese fino al manubrio, sulla Bellagio, invece la posizione è eccellente: non solo la sella è comoda, ma si riesce ad assumere una posizione capace di governarla come si deve anche nelle curve, spingendo sulle pedane e buttandola in piega, per quanto non dovrebbe essere questo il suo utilizzo. Vibra molto, lo specchietto quando si è in folle al semaforo sembra non fermarsi mai, ma queste sono caratteristiche che di solito piacciono ai seguaci del custom, così come l'inevitabile coppia di rovesciamento, tanto amata da certi rider. Tiri la frizione e la Bellagio ti fa sentire la sua frizione a secco che ricorda un po' quella della Ducati e questo non è l'unica similitudine con la sportiva italiana. Infatti se si cambia a giri bassi, si gode di una moto piacevole, piena ai bassi e medi regimi ed ideale per le scampagnate domenicali, non affatica e non sembra temere alcun tipo di percorso, ma se invece si vuole vedere di che pasta sia fatta, basta buttare il peso in avanti e diventa brusca e aggressiva, appunto come un bicilindrico d'aspirazione sportiva. In questo tipo di guida la Bellagio tira fuori i denti: è capace di ottime accelerazioni, nonostante non raggiunga velocità stratosferiche, fa divertire molto e sempre con un buon grado di sicurezza ed affidabilità. Il bicilindrico, quando si guida sportivamente, diventa un po' più scorbutico e quando si scala una marcia scuote il pilota in avanti.
L'impianto frenante è buono e ben dimensionato per questa moto, risulta addirittura molto sorprendente il freno posteriore, che consente rapide decelerazioni senza arrivare al bloccaggio della ruota, a meno che non lo si schiacci con una violenza eccessiva.
Si guida bene, quindi e soprattutto la si può guidare con 2 diversi registri: quello da scampagnata e quello da "smanettane", lasciando spesso basiti gli altri motociclisti su moto più sportive che non si aspettano tali accelerazioni da una moto di questa categoria.
L'ultimo pregio che abbiamo riscontrato, non di secondo conto per moto di questo tipo, è l'estetica che richiama l'attenzione di un po' tutti: come mi fermo da qualche parte subito si forma un capannello di persone che mi chiedono come sia, come vada e soprattutto dicono "quanto è bella!".
In definitiva la Bellagio è proprio come un film di Sergio Leone: sfida un classico americano aggiungendoci la genialità e le conoscenze tecniche d'eccellenza della tradizione italiana, creando finalmente una custom che non sia solo bella a vedersi, ma anche a guidarsi.


Motore bicilindrico V90 4T Cilindrata 935,6 ccp Potenza 75cv a 7200 giri Lunghezza 2270mm Larghezza 890mm Altezza 780 mm Peso 224 kg Serbatoio 19 lt Prezzo 10.900 Euro



A questo link troverete una discussione sulla moto Guzzi Bellagio e sul significato del suo nome.
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La prova più completa di questa moto si trova come sempre sullo splendido e ricco sito della rivista Due ruote al link:
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Riportiamo la parte "su strada" a cura di Alfredo Verdicchio.
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Come va
Sella comoda e bassa (ma non troppo), manubrio largo e vicino al pilota, pedane leggermente arretrate: sulla Bellagio sembra di essere in sella più ad una naked sportiva che ad una custom nel senso classico del termine. Non bisogna sdraiarsi per trovare le pedane, come accade sulla H-D Sportster Custom Low, né bisogna allungare le braccia come sulla Sportster Rodster per impugnare un manubrio che è proprio lì dove lo si vuole. I 224 kg dichiarati dalla casa si fanno sentire (ma neanche troppo) solo quando bisogna alzarla dal cavalletto; per il resto, una volta in sella sembrano molti meno.Tutto merito di una buona distribuzione dei pesi che si fa apprezzare ancor di più nella guida, da quella tranquilla tipica da custom, a quella più sportiva. Sportiva, avete letto bene, perché a differenza dell'Harley Sportster, con la Bellagio si può esagerare con il gas e con le pieghe, senza che vibrazioni, limitatore o pedane basse rovinino subito il divertimento. A differenza dell'americana, che ha una risposta del gas più pronta ai bassi regimi per poi appiattirsi col salire dei giri, il bicilindrico lariano sfoggia invece un carattere più sportivo, con una erogazione fluida ma sorniona ai regimi più bassi, seguita da un netto cambio di carattere percepibile ai medi regimi. Qui la Bellagio tira fuori i muscoli con un crescendo vigoroso che si smorza solo in prossimità della zona rossa. Un allungo sconosciuto a qualsiasi altra custom (V-Rod a parte...), condito da un' erogazione fluida, pulita, priva di fastidiose vibrazioni su tutto l'arco di rotazione e coadiuvata da un cambio perfetto per morbidezza e precisione degli innesti. Probabilmente il miglior cambio provato su una Moto Guzzi.Provata tra le curve del Passo del Ghisallo sopra Bellagio, la Moto Guzzi 940 cc ha messo in mostra non solo un bel motore, ma anche una ciclistica equilibrata. Le sospensioni, anche se tarate sul morbido, non sono mai entrate in crisi: filtrano e copiano bene le imperfezioni del manto stradale ed offrondo allo stesso tempo il giusto sostegno nelle frenate più decise. Veloce e rotonda nel prendere la corda, la Bellagio è solo un po’ lenta nelle ''esse'' in sequenza dove i kg e l'interasse si fanno sentire. Ma il manubrio largo e le pedane ben posizionate danno una mano a gestire le manovre con poca fatica. A questo, poi, bisogna aggiungere il buon appoggio in curva offerto dai pneumatici Metzeler che anche sul viscido offrono sempre un ottimo feeling.Per quanto riguarda l’impianto frenante, di forza a disposizione ce n’è in abbondanza, nulla a che vedere con la concorrenza diretta. La coppia di dischi è piaciuta per la prontezza con cui risponde al comando al manubrio, tra l’altro dalla buona modulabilità, mentre ci saremmo aspettati un po’ più di feeling nelle frenate più decise: qui il comando risulta un po’ spugnoso, ma è anche vero che le moto in prova erano delle preserie e con solo 50 km sul groppone. Un po’ meno gestibile quello posteriore che accompagna bene quando bisogna impostare le curve, ma che non sempre trasmette a chi guida il punto di bloccaggio.


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