venerdì 10 dicembre 2010

Il cuore a due cilindri.


Questo è un libro sull’amore. Anche se dalla copertina potrebbe non sembrarlo affatto, in realtà lo è.
Probabilmente adesso qualcuno inizierà ad avere dei dubbi o magari incomincerà a sfogliare freneticamente i capitoli. Forse potremmo anche giocarci qualche lettore non troppo motivato.
Non ce ne frega assolutamente niente.
L’amore di cui si parla è di una categoria particolare: quello verso le motociclette.

sabato 11 settembre 2010

La moto mi ha salvata dal cancro.



Dal sito: motocicliste.com

di: Laura.

D'improvviso un giorno, come un fulmine a ciel sereno, arriva la diagnosi. Tumore. 5 centimetri. Terapia, chemio, radio, operazione, ospedale, medici, visite controlli. Le statistiche non sono buone, entro due o tre anni ci sono altissime possibilità che torni, ma se torna non c'è scampo, in genere.
Davanti a me il vuoto. Non ero preparata. Nessuno mi aveva avvertito di una possibilità del genere, che pensi sempre possa capitare ad altri, non a te. Nessuno poi mi aveva detto che quando la notizia arriva, arriva tutta d'un colpo, senza preparazione, un normalissimo giorno in cui tu pensavi di andare a cena fuori con gli amici, e fare il tuo lavoro come sempre, e invece no, te ne stai li, con la tua notizia: cancro.
Non avevo mai avuto un obiettivo nella vita. Avevo sempre vissuto giorno per giorno, col mio lavoro di commessa, mamma e papà la domenica, i ragazzi che cambiavano senza preoccuparmi se un giorno avrei avuto o no una famiglia. La moto era la mia unica meta, il mio unico svago, la mia passione, quella per cui avevo rinunciato a fidanzati, quella per cui avevo iniziato a lavorare presto, per potermela comprare.
Ho pochi anni davanti e il vuoto in questi anni mi dissi. L'idea che potessi rientrare in quel 20-30 per cento di statistica positiva non mi sfiorava. Non so perchè. Forse perchè in fondo non mi interessava vivere se questo significava continuare a fare la vita di prima.
E allora la decisione fu inevitabile.
Dopo l'operazione non completai neanche i cicli di chemio previsti e feci un'altra cosa. Quello che in fondo avevo sempre sognato ma non avevo mai avuto il coraggio di fare.
Presi la mia Virago, la sistemai alla perfezione cambiando i pezzi che erano più facilmente soggetti ad usura perchè volevo evitare di trovarmi in territorio straniero e cercare un meccanico senza sapere la lingua, mi licenziai, presi la liquidazione. 
E partii.
Se dovevo morire volevo farlo in moto andando incontro alla morte, senza aspettarla docilmente con i controlli periodici, le visite, e conducendo una vita sempre uguale che era in realtà già una morte quotidiana.
Niente visite. Niente controlli. Niente medicine. Niente di niente.
Avrei fatto camminare la mia moto finchè non si fosse rotta, e avrei fatto camminare il mio corpo finchè non si fosse rotto da solo.
Due corpi che andavano verso la fine.
Due anime fuse insieme. Che avrebbero marciato insieme. 
Feci il calcolo che la somma mi dovesse bastare per tre anni. Calcolai diecimila lire di benzina al giorno (che poi di li a poco si sarebbero trasformati in euro). Circa 9 milioni di lire di benzina l'anno. Una o due notti di albergo a settimana, altri 5 milioni, i restanti giorni avrei dormito in tenda.
Con 40 milioni di lire sul conto, tutta la liquidazione e i risparmi di 20 anni di lavoro, partii.
La moto era stracarica, ma la mia Virago non sentiva la fatica.
Milano.
Sanremo.
Francia. 
Spagna.
Strada, soste, pioggia, sole, città, paesi. Viaggiavo. Viaggiavo solamente. Lentamente. Guardando i paesaggi. Cercando di vedere tutto quello che non avrei più rivisto. Tutto quello che mi sarei persa nei prossimi anni.
Se pioveva mi fermavo in un punto riparato, poteva essere un bar, un ristorante, o talvolta anche solo una tettoia, e aspettavo finisse. Non avevo fretta. avevo tutto il tempo del mondo. Anzi, talvolta pensavo che la pioggia venisse a dirmi che forse era caso di fermarmi perchè doveva darmi il tempo di riflettere, su me, sul mio passato, sulla mia vita che non era vita.
Il primo inverno lo passai in Marocco, dove potevo stare al caldo.
Talvolta entravo in paesi o in zone che non sapevo collocare nella carta geografica. A volte mi accorgevo di aver girato per settimane in tondo. 
I capelli mi erano ricresciuti in fretta ma li tenevo sempre cortissimi perchè con il casco li trovavo più comodi. Inoltre in questo modo sembravo un maschio, e questo mi faceva sentire più sicura. Del resto non sono mai stata molto femminile. 
Quando pioveva talvolta mi rifugiavo in alberghi, scoprendo che all'estero sono più economici che in Italia, e che il mio calcolo per l'albergo era stato anche eccessivo. Mi restavano quindi anche dei soldi per permettermi piccoli lussi, come un nuovo giubbotto di pelle che non mi facesse entrare l'acqua come quello che mi ero portato dietro all'inizio.
Quando si va in moto, del resto, i lussi da concedersi sono pochi. Le sigarette, il portasigaretta con l'immagine del luogo dove hai dormito. E poco altro. Nelle borse non c'entra nulla.
Anche il cibo mi costò meno di quanto avessi calcolato, perchè finii per mangiare pochissimo, per essere più in forma durante il viaggio e non appesantirmi lo stomaco. 
Alcuni posti dove mi fermai per più giorni mi sono rimasti impressi, di altri mi è rimasto solo il ricordo, un immagine, dei suoni, o dei sapori.
Almonte, Merida, Palencia, Carcassonne, Gueret, Amboise, Epinal, Friburgo, Bamberg, Olomuc, Blansko. Monti, colline, laghi, paesi sperduti, tante vite, lavori, campagne, paesaggi, sapori tutto scorreva.
Con gli amici avevo tagliato i ponti. La loro reazione di fuga alla mia malattia mi aveva insegnato che l'amicizia è una cosa troppo evanescente per poterci contare.
Nessuna telefonata, nessun rimpianto, solo qualche occasionale telefonata ai miei con cui comunque non sapevo cosa dire, perchè non avevano capito la mia scelta. E' pazza dicevano.... la malattia l'ha fatta impazzire ed è partota con la moto per non si sa dove".
In realtà io sapevo benissimo dove stavo andando: incontro alla morte, ma se dovevo andare incontro alla morte, volevo che fosse viaggiando, volevo andargli incontro io e non volevo aspettarla.


Fu un un giorno, a Bordeaux, che capitai a Plum Village e conobbi un monaco Vietnamita. Li mi fermai per tre mesi ospitata da alcuni motociclisti del luogo che lavoravano presso il centro. 
Erano passati tre anni,  e io ero ancora li. Avendo finito i soldi (che a quel punto erano diventati euro) rimasi li a lavorare e a meditare.
Fu li che mi accorsi di tante cose.
Mi accorsi anzitutto che non c'era mai stata tristezza nel mio viaggio. Il mondo mi era passato ai lati, davanti, e dietro, come un film. E io avevo vissuto come si vive un film. Guardando. Talvolta poteva affiorare forse qualche momento di noia, altre di euforia (quando mi fermai per una settimana al ritiro di Besancon, o quando in un albergo di Vilnius il proprietario mi invitò a restare due settimane per aiutarlo nel lavoro, non facendomi pagare l'alloggio, perchè aveva una comitiva di italiani; o quando rimasi quindici giorni in un albergo di Damasco perchè ero stata assalita da un febbrone da cavallo, e al termine dei quindici giorni in cui il bellissimo albergatore non mi fece pagare nulla, mi disse: ho capito che tu non sei una donna ordinaria, e non posso chiederti di rimanere per sempre; però potrai tornare quando vuoi, e sarai sempre mia ospite e se io non ci fossi più quando tornerai lascerò detto che per te il soggiorno deve essere sempre gratis. Hai una casa qui).
Mi accorsi che erano passati tre anni e tre mesi. Ed ero ancora sana, e viva. Avevo superato la statistica.
Lo strano e dolcissimo monaco che dirigeva il Plum Willage, dal nome irripetibile e impronunciabile, ascoltando il mio racconto, mi disse: la pace è ad ogni passo, e fa gioioso il sentiero senza fine. Ti sei ammalata perchè eri priva di meta e infelice. Adesso sei ancora sana. Lo sarai fino a che continuerai ad avere una meta e finchè sarai felice. La gente, che lo sappia o no, muore solo quando ha raggiunto la meta che lo attende.

Ma perchè sono viva? E cosa devo fare per continuare a vivere, chiesi.

Sei viva perchè hai fatto quello che si deve fare per vivere e non per morire. Vivere giorno per giorno, mangiare poco, stare fissi sulla meta, che è il viaggio, non la destinazione finale, non pensare alle cose negative, niente controlli, visite, statistiche, che ti fanno concentrare sulla morte e non sulla vita.
Ti sei concentrata sulla vita, e il tuo corpo ha risposto.
Finchè ti concentrerai sulla vita, vivrai.
Quando ti concentrerai sulla morte, prima o poi morirai. Ma pensare solo alla pensione, al lavoro, e condurre una vita senza senso è già morire.

Avevo finito i soldi, e dovetti tornare a Milano dai miei. A 38 anni non fu facile ricominciare a stare coi miei, ma questa volta l'atmosfera in famiglia era diversa, perchè mi consideravano una strana matta che era riuscita a sopravvivere all'inferno.
La mia Virago, che aveva fatto 100.000 km in tre anni, non si era mai rotta, nè ho dovuto mai cambiare un pezzo durante il viaggio. Si ruppe la leva del cambio proprio il giorno in cui arrivai a Milano, mentre stavo entrando nel garage e stavo riponendo la moto in garage.
Sono passati altri sei anni e a 44 sono ancora viva. Oggi organizzo viaggi in moto per il Plum Village, dove la gente può fare corsi di meditazione e apprendere le tecniche del monaco vietnamita.
Io non ho avuto mai bisogno di meditare, perchè ogni giorno la mia vita è diventata una meditazione. E tutto quello che faccio è meditazione, e fa parte del viaggio.
Non avevo capito che la mia meta era già davanti a me. Ho fatto 100.000 km per capire che il viaggio è ogni giorno. Che la felicità è solo una condizione interiore, e non dipende dalle cose che si fanno, ma da come stiamo noi internamente.  E talvolta puoi trovarla anche andando incontro alla morte. E che la meta può essere anche la moto, e io quella meta ce l'avevo ma non mi ero mai accorta di averla. Avevo lasciato la meta in garage e probabilmente per questo mi era arrivato il cancro. E' come se un giorno fosse arrivato lui, per dirmi "togli la moto dal garage, ma fallo presto, questa vita è solo una").
Anche la mia Virago, oggi, ha oltre 300.000 km, ma contro tutte le statistiche, è ancora marciante.



domenica 8 agosto 2010

Victory 2011. Anteprima.

Dal mensile Due ruote.
http://www.motonline.com/prove
.
Aggiornamenti per tutta la gamma ma nessun nuovo modello per il marchio americano, che punta su motori performanti e una esclusiva serie limitata firmata da Arlen Ness e famiglia

Nel giorno in cui tutti gli appassionati di custom americane attendono l'annuncio delle novità Harley-Davidson per il 2011, Victory Motorcycles anticipa tutti e presenta la gamma che verrà venduta il prossimo anno: nessun nuovo modello, ma importanti aggiornamenti che rendono più appetibili per tutti le cruiser bicilindriche




venerdì 6 agosto 2010

Comprami.


Comprami.

(da una pubblicita´Harley)

Costo un po', ma puoi anche comprarmi usata e i soldi che spenderai te li restituirò con i viaggi in libertà che farai, con i paesi che visiterai, il cibo che assaggerai, la gente che incontrerai.


giovedì 29 luglio 2010

Harley Davidson gamma 2011.



Dal sito: Dueruote:
http://www.motonline.com

Di Daniele massari.







Ecco le novità per il prossimo anno proposte dalla Casa di Milwaukee: innovazioni caute ma efficaci, e un paio di nuovi modelli

Il fascino dell'autogrill.



Non so perchè mi sono sempre piaciuti gli autogrill.
Quando viaggiavo con i miei, mi piacevano. Mi piacevano i panini anche se tutti se ne lamentavano; rustichella, mediterraneo, bufalino...
Ed ero un po' affascinato anche da tutti quei dolci, in confezioni che non si trovano spesso in commercio. C'era il barattolo di Nutella da 5 kg; un sogno di bambino che da grande poi alla fine ho realizzato. E dolci e biscotti al ciococlato, e caramelle, liquirizie, bevande.
Poi c'erano anche salumi, formaggi di tutti i tipi... e mi sono sempre domandato chi mai avrebbe acquistato un salume o un formaggio in autogrill.
Avrei desiderato anche mangiare al ristorante, ma i miei per risparmiare non ci facevano mai mangiare al tavolo. Forse è per questo che da grande poi, viaggiando per lavoro, mi sono ritrovato a mangiarci spesso. Con piacere.

domenica 18 luglio 2010

mercoledì 16 giugno 2010

Sturgis 2009




Tratto da Motorbox
http://www.motorbox.com/Moto/Magazine/Costume_e_societa/HarleyDavidsonRadunoSturgis.html

È il raduno dei raduni, quello a cui non si può e non si deve mancare. Per gli Harleysti è un luogo unico dove radunarsi, per gironzolare, ammirare, parlare o semplicemente ritrovarsi. Lo fanno in 500.000 ogni anno. Ci siamo stati anche noi quest'anno, e ve lo raccontiamo dal nostro punto di vista. Con una gallery di oltre 200 immagini.

Moto Guzzi Nevada Anniversario,



Da Motorbox:
http://www.motorbox.com/Moto/Magazine/Anteprima/MotoGuzziNevadaAnniversario_anteprima.html

TEMPO DI FESTEGGIAMENTI

Anche in Casa Guzzi si può festeggiare quello che senza tema di smentita il compleanno di un best seller. Si perché di Guzzi ne sono arrivate (e sparite) tante, ma la Nevada è sempre rimasta il modello di gran lunga più apprezzato e venduto.

martedì 8 giugno 2010

Harley davidson Street Glide 2010



Tratto dalla rivista DueRuote
http://www.motonline.com/prove

Articolo di Daniele Massari.
Foto Stefano Gadda

In sella cambia davvero poco rispetto alla versione 2009: identica nella zona della plancia e del serbatoio, la Street Glide 2010 rivela le sue novità a chi la guarda passare con un posteriore giunonico e sinuoso, e a chi la guida con un comportamento dinamico che è stato ulteriormente perfezionato.

giovedì 3 giugno 2010

Harley Davidson Softail CVO


Dal sito Due ruote.
http://www.motonline.com/prove/
Di Daniele Massari.

La più arrabbiata delle Harley CVO per il 2010 ha un nome tutto nuovo: la Softail Convertible ci ha sorpresi per la "castagna" impressionante del twin, che si traduce in una grande progressione e rapidità nel salire di giri. Il segreto lo abbiamo scoperto leggendo la scheda tecnica:

Hammerhead by Roland Sands

Dal sito Dueruote.

Sensibile ai cambiamenti del mercato, però, Roland ha deciso di cimentarsi anche su una Victory, così da mettere a punto una linea di accessori che potessero rivolgersi con efficacia ai clienti (in crescita) di quelle che sono state definite "le nuove motociclette americane".

lunedì 15 marzo 2010

Harley Davidson Fat Boy Special


di Daniele Massari
Nell'inedita versione dark, il grande classico di Milwaukee cambia poco e non perde il suo proverbiale fascino. In vendita a 20.900 euro chiavi in mano

Una delle indiscusse "evergreen" Harley-Davidson, la Fat Boy, si presenta per il 2010 anche nella nuova versione Special.

giovedì 25 febbraio 2010

Honda Fury VT1300CX


articolo tratto dal mensile Dueruote:
http://www.motonline.com/prove/articolo.cfm?codice=231734

La Casa giapponese invade anche quest'ultima nicchia di snob e di anticonformisti. Vedremo come reagiranno


Il chopper Honda

sabato 13 febbraio 2010

Yamaha Drag star 650



In questo articolo ci occupiamo della Yamaha Drag-star 650, una delle custom più vendute in Italia e senz'altro una delle più belle mai prodotte dalla Yamaha.

Purtroppo è da poco uscita di produzione e in rete si reperiscono pochi articoli su questa moto. Abbiamo, in compenso, pubblicato tante opinioni tratte dalla rivista Autociao, che permetteranno a chi voglia acquistarne una usata di farsi una una idea su come va questa moto.



venerdì 5 febbraio 2010

La Harley Davidson vende Buell e MV

La Harley-Davidson rinuncia a Buell e MV
di Luigi Rivola

articolo tratto dal mensile Due ruote.

La Harley-Davidson rinuncia a Buell e MV
Il comunicato ufficiale: L'azienda americana mette in vendita il Gruppo italiano. Il primo commento di Claudio Castiglioni

Bender: il custom che viene dalla Russia


Direttamente dalla Russia, una special che è piaciuta anche alla finale mondiale AMD di Sturgis

La special che vi stiamo mostrando si chiama Bender, ed è stata costruita dal customizer russo Dmitry Motkov, a dimostrazione del fatto che anche agli antipodi degli USA c'è chi sa fare il proprio lavoro con le motociclette…
Dalla Russia, la Bender è volata a Sturgis dove ha partecipato alla finale mondiale dell'AMD World Championship Of Bike Building
tratto da:

http://www.motonline.com/prove/articolo.cfm?codice=204698

martedì 26 gennaio 2010

Victory Vision Tour

dal sito: Due ruote.

http://www.motonline.com/prove



Pubblichiamo la prova, tratta dalla rivista due ruote, di questa moto. Molto divertenti i commenti degli utenti, che copio e incollo alla fine dell'articolo. Si tratta dei commenti più disparati, da "catafalco che sembra un comò" a "vasca da bagno"; c'è chi la considera emozionante con un boiler, a chi sostiene che è più emozionante prendere un treno. Ci sono poi commenti positivi, uniti ad altri commenti più o meno divertenti, per una moto senz'altro fuori dal comune e che certamente non passa inosservata.

martedì 5 gennaio 2010

Il motociclista è



Autore ignoto. Trovato sul web



Il motociclista e'


- quello che continua ad essere un motociclista anche se è a piedi




- quello che la sera quando si mette a letto, chiude gli occhi e sogna di essere in moto in qualche posto bellissimo