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lunedì 10 ottobre 2011

Come vorrei. Lettera dal carcere.


Come vorrei

Come vorrei viaggiare in moto mentre mi abbracci forte come se respirassi attraverso me e leggere nella tua mente la meraviglia nello scoprire che siamo due corpi mentre così non sembra.

Sentire che chiudi gli occhi stringendomi ancora più forte all’unisono con l’aria che ti riempie i polmoni come se la tua anima respirasse da quell’abbraccio e così, lasciandoti andare, crei le curve, le salite e le discese nella mia.

È vero amore mio, così abbiamo già viaggiato anche in bici come due “Indiana Jones” per anni…

Ma come vorrei farti passeggiare e viaggiare tra le colline che conosco nella Terra di nostro Padre, figlia mia.

TVUKDBPS


AGB

mercoledì 1 giugno 2011

The secret. Ultimo giro in Harley Davidson



Erano le 10 e 30 quando suonarono alla mia porta ed andai ad aprire.
Non ricevo molte visite durante il giorno. Diciamo che non ne ricevo nessuna. I miei non c'erano. E allora non capivo chi potesse essere. Sentivo il rumore di una Harley che rombava a pochi metri da casa mia.
Incuriosita alzai la maniglia e appena la porta si aprì ebbi un tuffo al cuore.
Adam era davanti a me tutto sorridente.
Per raggiungere un maggiore effetto scenografico aveva lasciato il motore della sua Fat Boy acceso, affinchè io capissi al volo che mi voleva portare a fare un giro, e non era venuto per entrare in casa.

venerdì 6 agosto 2010

Comprami.


Comprami.

(da una pubblicita´Harley)

Costo un po', ma puoi anche comprarmi usata e i soldi che spenderai te li restituirò con i viaggi in libertà che farai, con i paesi che visiterai, il cibo che assaggerai, la gente che incontrerai.


giovedì 29 luglio 2010

Il fascino dell'autogrill.



Non so perchè mi sono sempre piaciuti gli autogrill.
Quando viaggiavo con i miei, mi piacevano. Mi piacevano i panini anche se tutti se ne lamentavano; rustichella, mediterraneo, bufalino...
Ed ero un po' affascinato anche da tutti quei dolci, in confezioni che non si trovano spesso in commercio. C'era il barattolo di Nutella da 5 kg; un sogno di bambino che da grande poi alla fine ho realizzato. E dolci e biscotti al ciococlato, e caramelle, liquirizie, bevande.
Poi c'erano anche salumi, formaggi di tutti i tipi... e mi sono sempre domandato chi mai avrebbe acquistato un salume o un formaggio in autogrill.
Avrei desiderato anche mangiare al ristorante, ma i miei per risparmiare non ci facevano mai mangiare al tavolo. Forse è per questo che da grande poi, viaggiando per lavoro, mi sono ritrovato a mangiarci spesso. Con piacere.

martedì 5 gennaio 2010

Il motociclista è



Autore ignoto. Trovato sul web



Il motociclista e'


- quello che continua ad essere un motociclista anche se è a piedi




- quello che la sera quando si mette a letto, chiude gli occhi e sogna di essere in moto in qualche posto bellissimo


lunedì 21 dicembre 2009

Le cose più belle stanno in equilibrio


Tempo fa scrissi il post "essere motociclisti è una situazione emotiva".

http://customharleydavidson.blogspot.com/2009/07/essere-motociclista-e-una-situazione.html

Un lettore ha fatto un suo commento, talmente carino che merita un post a parte.
Eccolo



Bravo Paolo! Bravissimo!

Io ho quasi quarant’anni anni e sono “motociclista dentro” da quando ne avevo meno di quattordici, o forse prima.
Ogni giorno mettevo da parte le mille lire che mio padre mi dava per la colazione al bar e calcolavo quanto mi mancava per materializzare il mio sogno.
I soldi che racimolavo erano pochi e una volta, per sentirmi più vicino all’acquisto, mi comprai un casco usato … che non ho mai usato!
Di mese in mese, sulle riviste, cambiavo la mia moto preferita.
Poi per l’università, cambiai città, e mi presi una due ruote usata … senza motore. Una bici. Mi divertivo.

giovedì 29 ottobre 2009

Il senso dei motoraduni per un buddista.

Ovvero: Budda era un motociclista.
Ognuno dà alle cose un suo significato particolare.
.
Anche il semplice gesto di andare al mare ha mille significati particolari. C'è chi ci va perchè ci vanno tutti ma non sa neanche perchè lo fa. C'è chi ci va perchè rimorchia. Chi per abbronzarsi. Chi per riposarsi. Chi per ritrovare sensazioni perdute dall'infanzia o dall'adolescenza.

martedì 11 agosto 2009

Una favola dei giorni nostri

Una favola dei giorni nostri.
di Maurizio Suppo
Da Anima Guzzista.
A mia madre.

Vroom vroom vromm, il piccolo Giovanni correva sempre ad affacciarsi alla finestra che dava sul grande cortile quando sentiva il vecchio signore che accendeva il suo Falcone.

mercoledì 29 luglio 2009

Il valore delle cose

Il valore delle "cose"
Di Marco D'Anella (da Anima Guzzista)
L’ho sempre pensato ed ora ne sono ancora più convinto che le “cose” che ci appartengono ed a cui siamo legati hanno un valore intrinseco che va al di là del loro valore strettamente commerciale, in particolare per me, anzi noi (la mia famiglia tutta), la Moto Guzzi V65 di mio fratello. Chi di voi mi conosce meglio infatti sa che ho perduto mio fratello 21 anni fa proprio in sella alla V65 che da allora custodisco in maniera maniacale e resterà a dispetto delle leggi sempre sua. Quello che sto per raccontare diciamo che ha del grottesco, pur tuttavia ha provocato in me un disagio che mai avrei potuto immaginare. Mio cognato, ragazzo aspirante Guzzista di soli 25 anni, martedì scorso prende la moto per andare a sostenere l’esame della patente. Dopo le prove di rito, ottiene immediatamente l’agognata tesserina (ah come cambiano i tempi..) e felice felice se ne va a zonzo per due giorni scorrazzando per mezza provincia. Il venerdì vado per prendere la moto e immediatamente mi salta all’occhio che manca il fianchetto destro! Sono immediatamente pervaso da una sensazione di sconforto mista ad incredulità, prendo il telefono e comincio a chiamarlo sperando di sentirlo dire che lo ha tolto e appoggiato da qualche parte ma la sua risposta è laconica: “Quale fianchetto?”. A quel punto ha capito che bisognava intervenire subito per porre rimedio e già il sabato mi sono attivato in tutti i modi per reperire il pezzo. Concessionari, amici, mercanti di pezzi usati, (trovate il post anche nel mercatino) insomma era come se mi mancasse un braccio… Con il passare delle ore, pur collocando il fatto nella giusta gerarchia (in fondo è una ca..ata rimediabilissima) non mi scrollavo di dosso la sensazione di aver fatto una cosa brutta, in altre parole di non aver custodito a dovere la moto.


La mattina di domenica mi sono alzato di buon ora ed ho svegliato mio cognato.
“Vieni con me e ripercorriamo tutta la strada che hai fatto, dobbiamo ritrovarlo”, queste sono state le mie parole e lui un po’ assonnato ed un po’ esterrefatto (ha provato a dire: “Ma ho fatto un sacco di km e poi è come cercare un ago in un pagliaio e….”) si è accomodato in macchina e siamo partiti. Mentre andavamo con andatura adagia e percorrevamo i km, un pensiero ricorreva nella mia mente: “Non può finire così, non deve finire così”, quando ad un tratto dopo circa 40 Km, nel centro di un paesino la mia tenacia è stata premiata, adagiato su un lato della stradina di pavé, eccolo, lo vedo e sembra come un miracolo che sia stato per ben cinque giorni lì ad aspettarmi.
Era un po’ malconcio a causa di qualcuno che c’è passato sopra ma a mezzogiorno era già stato riparato ed era di nuovo al suo posto sul lato destro della moto.
Quanto vale per voi un fianchetto di plastica?

lunedì 27 luglio 2009

Meditazioni di viaggio

Meditazioni di viaggio
Di Nonno Ennio
Da Anima Guzzista
.
Domenica di giugno, le tre del pomeriggio, più o meno. Autostrada Aosta-Santhià. Il vento ti arriva addosso di traverso e ti fa sbandare. Impossibile tenere la velocità che avevi preventivato. Ti fermi a fare il pieno e mandi un sms alla dolce (?) metà per avvertire che farai più tardi del previsto e pensi che, all'arrivo, avrà il muso lungo. E ti chiedi chi te lo fa fare, soprattutto alla tua età over sessanta, di andare a cercare i raduni più lontani. Come ti salta in mente di metterti in sella il venerdì mattina e farti una dozzina di ore di viaggio, in assoluta solitudine, per andare ad incontrare gente mai vista prima a quasi 900 km da casa? E poi rifare la stessa cosa, in direzione contraria, quarantotto ore dopo, con in più gli strascichi di due notti in cui hai dormito pochino e di una serata passata a tirare tardi e bere birra insieme ad altri motociclisti.

Già, chi te lo fa fare? Ovviamente nessuno. Te lo fa fare forse il pensiero che, magari, la pianura padana non sarà la Desert Valley e che il tuo California non sarà l'Electra Glide ma l'emozione di stare in sella ad una moto per andare finché la voglia ti spinge è proprio la stessa, a qualsiasi latitudine, in qualsiasi paese. Te lo fa fare il piacere sconfinato di arrampicarti (con calma, senza dover piegare a tutti i costi) su per i tornanti del Gran S. Bernardo con la neve ai due lati della strada e l'occasionale marmotta che non si sposta più di tanto al tuo passaggio. Oppure l'improvvisa folata che ti arriva alle narici con il profumo del fieno tagliato di fresco in una vallata svizzera.


E poi - perché non confessarlo? – ti spinge quel sottofondo di esibizionismo che ti fa sentire diverso da tanti, che ti fa sentire una punta di orgoglio quando ti guardano con un po' di invidia quelli che sanno che non ci riuscirebbero mai, a farsi tutta quella strada. La stessa punta di orgoglio che provi quando il ragazzino che ti vede arrivare davanti all'autogrill tira il babbo verso la tua Guzzi e gli fa notare, con la meraviglia negli occhi, che è proprio grossa, e che c'è l'autoradio ed anche il navigatore satellitare. Sì, non è un'Harley e neppure una BMW ma ha tutto e mi ha sempre portato dove volevo senza mai lasciarmi per strada. E sicuramente c'è anche qualcosa in più che mi spinge sulla strada, ma vallo a capire!


Resta solo il fatto che, se pure, verso la fine del viaggio, quando sembrava che casa tua non arrivasse mai, hai maledetto il momento in cui hai deciso di partire, ti basta una notte di riposo per cominciare a fare i piani per la prossima uscita. E ti dici che, in fondo, questa volta saranno poco meno di ottocento, i chilometri da fare, per arrivare in Germania. Ben cento in meno della volta scorsa. Roba che, quasi quasi, invece di partire il venerdì, ti potrebbe bastare partire il sabato e tornare la domenica!
Nonno EnioCalifornia 110 (carb) '96 "Italian Eagle"

domenica 26 luglio 2009

Piccole bimbe crescono

Piccole "bimbe" crescono (da Anima Guzzista)

di Lorenzo Cammunci


Cazzo se è freddo stamani, un freddo micidiale. Massimo mi chiede di sbrigarmi, i funghi non possono attendere tutto il giorno...e mi prega di vestirmi pesante perchè non vuole sentir frignare, alle 5:00 nel bosco fa freddo.
Non vuole portarmici, non ama avere compagnia quando si dedica alle suepassioni per staccare un po' la spina dalla routine. Come quando i pomeriggi diagosto , dove aver fatto "compagnia" alla famiglia si concede una gita col suo motore, di rado ci porta anche mia madre...solo in sella alla sua aquila....Non appartiene a gruppi, stormi o branchi mio padre...è un falco solitario, un tipo burbero che non concede sorrisi a nessuno, ma da un cuore solido e fondamentalmente buono.......piccoli flash che mi riportano alla sua memoria....La macchina arranca sulla collina, la macchina....una vecchia Niva 4*4 diestrazione russa, sembra debba collassare da un momento all'altro , ma arranca comunque orgogliosa e puntigliosa....trovare posto non è così difficile, nonostante la preoccupazione di Massimo di trovare altri "clienti". Solo un bastone gli fa compagnia , nella ricerca....mi chiede nonostante tutto di andare avanti, di fargli strada. Mi districo nel bosco in maniera goffa, non ci sono mai stato, non conosco la natura....lui da dietro ogni tanto borbottandomi dice di fermarmi....ne ha beccato un'altro....e così fanno già 3 porcini e 5 prataioli.....il mio cesto è vuoto, l'occhio di falco non perdona.


Massimo ad un certo punto inchioda....mi dice di fermarmi subito.....i suoi occhi sono rapiti da tutt'altra cosa che un accampamento di funghi....primo pensiero che ingenuamente mi suvviene. Ha visto qualcosa, ma non sa ancora bene cosa.....si butta nella macchia....con fiato ansimante...non l'ho mai visto così febbricitante...non è certo un tipo da rendere pubbliche le sue emozioni, non lo è mai stato, neanche con mia madre...almeno non davanti a noi. Torna fuori con la frase: "Lorenzo, vieni a darmi una mano....ho visto una stradina, magari con un po' di fortuna e qualche colpo di paraurti riesco aportare qui la macchina!! "Penso...."Ma che ha visto un cervo??" No, non è un cervo...è un rottame, tutto bruciacchiato dal quale spunta una scritta inequivocabile da un cilindro....MOTO GUZZI.....è ridotto ad un statopietoso, probabilmente rubata e abbandonata nel bosco....la targa dice Firenze....36....ecc ecc....anche discretamente giovane....per quel periodo. Alle mie spalle, chiari rumori di frasche e alberi che cadono , mi fannocapire che la strada anche se non l'ha trovata, Massimo, è in procinto di costruirla a suono di stridore di cinghia....e marcie ridotte (nella Niva non c'erano , ma erano ridotte comunque) . Io sono praticamente inesistente....ha trovato un terzo figlio....io sono la manodopera necessaria per portare a compimento un sogno,....e farlo crescere....Mi corregge non è maschio, ma femmina...si tratta probabilmente di una Nevada...e a logica , dalla grandezza del cilindro di una Nevada 350. Per me è come sentir parlare arabo...d'accordo lui ha un California ...ma per me è comunque arabo...io amo le moto daCross...anche se per ora ho solo "portato" un Grizzli ..e un fifty TOP, massimoche ho fatto è stato cambiargli la marmitta con una Molossi.Caricare il rottame a 2 ruote su quello a 4 è tutt'altro che semplice...maniente potrebbe far desistere Massimo. Arriviamo a casa....mentre in auto è una tomba.....ogni tanto guarda dallo specchietto retrovisore come sperando in un movimento, un sussulto di vita.....io penso: "mio padre sta male, o quanto meno non è normale ora".In men che non si dica, in una settimana si presenta a casa con una persona, con la stessa luce negli occhi che possiede lui, ma di una 30ina di anni più vecchio....aprono il bandone del garage...osservano la Nevada, ancora bruciata, ancora morta...gli occhi del vecchio luccicano....esordisce con "maledetti figli di troia".....si gira a sinistra e vede il Cali....."bellissimo!!!!" difatti lo è: Massimo lo lucida almeno una volta a settimana, con prodotti fatti arrivare dalla Germania....lo smonta e rimonta una volta al mese....sembra immacolato e ha circa 250.000 km....ancora segnato sul contakm vecchio stile....non quelli nuovi che a 100.000 ripartono da 0.......Il vecchio dice che gli piange il cuore ma non ha la possibilità di sistemarla...anche perchè possiede altri mezzi importanti....ma nel dirlo la chiama Bimba.......da lì il nome....Massimo si offre volontario e vanno all'ACI..., l'anagrafe delle moto per dichiarare il nascituro. Si chiude in garage per giorni....chiamando a destra e a manca per i pezzi, i mercatini d'epoca e le rottamerie aprono i battenti alla sua foga, alla suaricerca spasmodica di pezzi. Un giorno quando è a lavoro, scendo a curiosare....non sembra neanche lei....il motore è sul banco....ma il telaio ela carrozzeria...mio Dio....che moto bellissima....Massimo mi sorprende alla spalle...mi dice di andare al banco con lui....e mi spiega le leggi del motore a V, il bicilindrico, la carburazione....ma io non lo seguo...come faccio?? Non neho mai sentito parlare prima!!!....Mia madre è incazzata di brutto, a scuola trascuro un po' il lavoro, ma la sua preoccupazione maggiore è che possa diventare come mio padre , con questa passione per le moto.....lei non ci è mai voluta salire....fin'ora. All'arrivo di un nuovo fratello , anzi sorellina....ho riscoperto il piacere di avere un padre.....Massimo, che difficilmente scorderò anche se la sorellina in futuro non dovesse esserci più. Ho scoperto anche un altra gran cosa: anche Massimo sorride.........Mia madre ogni tanto mi chiede di portarla a fare un giro......e ogni volta scende dalla moto coi lucciconi. A distanza di 14 anni da quei giorni molte cose sono cambiate....la bimba che aveva 25.000 km...ha percorso un giro completo più altri 52.000 ....il conto totale fatelo voi. Mio padre, Massimo, che per me è stato un vero padre....soprattutto rendendomi partecipe di questa grande passione, ci ha lasciato 3 anni fa per una malattia che l'ha corroso...a tal punto che al primo anno di malattia ha venduto il Cali ....anzi rottamato credo....dopo una vita da invidiare: 325.000km. Io torno in moto, nonostante le mie condizioni di salute non siano bellissime, e faccia cure devastanti.....ho fondato un motoclub per ricordarmi di lui....ho fondato un motoclub per diffondere questa mia passione verso altri...con i pro e i contro che trovo nella vita da motoclub purtroppo parlando. E' la prima volta che racconto questa storia....non senza una punta sia di timidezza,amarezza, ma anche di orgoglio....mi sento fortunato....oltretutto è una storia che avevo promesso ad amici come Rinaz,Valter, Stefano, Gennaro...e molti altri. Come molti sanno "heaven" il mio california special ora è in officina per un brutto incidente fatto a dicembre....dal quale io ho smesso appena di riprendermi "piccolo viandante" è da una vita in fase di restauro la cara BIMBA...invece ha un problema più serio: dopo più di 170.000 km...la centralina è partita....se qualcuno ha quindi la possibilità di suggerirmi un posto ove averla usata.....sarebbe un amico.....per ora non posso comprarla nuova...non mi è concesso nel rispetto alla mi donna e alle spese che dobbiamo sostenere. Sono appiedato...che non si addice per un neo presidente di un motoclub....ma lo sono.....per ora tutto è fermo in attesa di essere riportato a nuova vita, anche col vostro sostegno.....per ora vi ringrazio di aver ascoltatola mia storia.....mi sono "addormentato" per un po' , ma sto cercando di tornare presto in sella.

In missione per conto di Dio

In missione per conto di Dio
Report telegrafico di una domenica minchiale

di Samside

Dal sito: Animaguzzista

http://www.animaguzzista.com/page_builder.php?fileindex=incontri/incontri_index.txt&filebody=incontri/racconti/inmissione.htm

Sveglia alle 9.00.Doccia, barba, scarpa di pelle nera, pantalone di velluto nero, camicia in doppio cotone ritorto, giacca e guanti di pelle, integrale.Raggiungo la chiesa dove oggi si sposa Matteo, l'ultimo degli ex compagni di classe con i quali c'è ancora qualche rapporto, che ancora non ha la fede al dito (a questo punto manco solo io ....).

Mi guardo intorno e secondo me sono il più figo di tutti.

Anche se gli sguardi di chi ho intorno paiono dire tutt'altro.

Ma non è questo il problema. Il problema è che io odio le cerimonie tutte, i matrimoni in particolare. I matrimoni ai quali vado in moto, e quindi non posso bere, sono quelli che proprio non sopporto. Problema che diventa più grande se la chiesa è proprio di fronte alla rotatoria che unisce la statale alla strada per Urbino. E dietro ci sono le Capute.

Finite le quali, si fanno un'altra trentina di chilometri di curve, prima della Trabaria.

Problema che diventa gigantesco quando è domenica, il cielo è limpido e l'aria è fresca.

Tolgo il casco, tolgo i guanti, apro la giacca.

Alzo lo sguardo, lo riabbasso.

Mi passano di fronte in rapida sequenza una Ducati, una mucca e una giappa non identificata.

Mi guardo intorno.

Un sorriso, forse un pò desolato, ma sincero.

Mi chiudo la giacca, mi metto i guanti, il casco. Accendo. Si avvicina Lorenzo che mi fa “Ma a pranzo vieni ?”Io gli rispondo “Forse si” e parto ridendo come un imbecille dentro al casco. Non tanto perchè so benissimo che non ci andrò, quanto perchè mi rendo conto di guidare una Guzzi vestito da mucchista. Complice il fatto di conoscere le strade a menadito, mi diverto. Mi diverto da morire. Mi diverto così tanto che in alcuni momenti ho quasi la sensazione di saper guidare almeno un pò sto ferro maledetto. Che respira che è una meraviglia, che sta bene, e che mi fa star bene come un bambino con il suo gioco preferito. Non penso ad altro che a divertirmi e non incontrare posti di blocco. Il primo me lo segnalano a tempo debito, chiudo e ci passo davanti a 3000 giri. Occhiataccia il primo, occhiataccia il secondo, sguardo ebete del pirlota, e pedalare. Il secondo non me lo senalano affatto, e chiudo nell' istante in cui vedo l'omino blu in mezzo la strada. Non una gran mossa, potrà sembrare, ma faccio davvero tanto baccano. Mi guarda brutto, bruttissimo, ma la paletta non la alza. Mi guarda bruttissimo, ma ora anche un pò incursiosito, e 'sta paletta continua a non alzarla. Sono passato, ma a questo punto non c'è più nessun rumore. O quantomeno, nulla è percepibile, se non l'odore che lascio in scia. Arrivo in cima alla Trabaria, e mi fermo, perchè ho bisogno di assorbire un pò di questo sole. Ho le ossa ghiacciate. Si, perchè l'aria è fresca quando, sul livello del mare, stai in piedi, fermo, sotto il sole. L'aria è fresca e tu stai da Dio. Ma se quel giorno di aria fresca è il 5 di ottobre, e tu con la moto arrivi intorno ai 1300 andando ad andatura arzilla-medio-spedita, è il motore a stare da Dio.

Tu che lo guidi con la scarpina fescion, il pantaloncino figo e sotto la giacca, solo la camicia stilosa, sei un emerito minchia.

Scambio due chiacchiere con il ducatista che mi ha sverniciato senza pietà, e che mi guarda con disprezzo.

Penso tra me e me:“Si, ok, mi hai dato paga. E allora ?A parte che io mi stavo facendo gli stramaledetti miei, ma tu ....Si, dico a te: tu, ti sei visto ?Hai una moto che fa cagare.

Tutta kittata e tutta personalizzata .... e c'hai lasciato i db killer.Sei vestito come un fighetta .....”“.........”“Ah, ecco perchè mi guarda con disprezzo ..... si, dai, la moto non è proprio bella, però due o tre spunti interessanti ci sono”.

Gli spiego il perchè della mia mise, e ne riguadagno il rispetto, prima che mi saluti, per lasciare posto al V-Stronz munito.

Ragazzo simpatico, solare, amante della moto, ma non appassionato.

Apre il bauletto, tira fuori un thermos e si versa un caffettino caldo (bastardo, la moto fa schifo, con il bauletto è inguardabile ..... ma lo invidio parecchio).

Conosce diversi modelli, viene da un Transalp, ma insiste con 'sto “il monocilindro”, “il bicilindro”,.....Chiacchieriamo, e intanto vedo che ogni tanto, dietro agli occhiali da sole, allunga gli occhi verso la mia.

GS e Stelvio costavano troppo, così da poco ha comperato il V-Stronz, e ne è più che soddisfatto.

Le Guzzi lo affascinano, ha guidato una Brevina e gli è piaciuta molto, ma costano troppo, e troppo grande è l'incognita affidabilità e assistenza.

E allunga gli occhi.“Ma guarda che ora le Guzzi sono moto affidabilissime...”“Ma guarda che ci sono degli ottimi usati ....”“Ma guarda che quelle che a te sembrano moto affidabili, in realtà hanno tanti problemi ...”

“Ma guarda che non ci sono più le mezze stagioni, e se si stava meglio quando si stava peggio, l'importante è unire l'utero al dilettevole ....”.

“E blablabli....e blablabla”.

E allunga gli occhi."E allora se lo vuoi proprio, 'sto colpo di grazia, io te lo do."“Ascolta, io me ne vado.Prima però appoggia il culo sulla mia moto, così capisci perchè ti affascinano”.Cazzo, non aspettava altro: mi giro per togliere il casco dal serbatoio e i guanti dai coprivalvole (sborone .....) e lui è gia li che scalpita.Mette una gamba dall'altra parte, la solleva dal cavalletto, e gli si legge la paura in faccia.“Accidenti, pesa !!”.“Pesa solo da ferma, poi quando vai in giro non pesa più.Gira la chiavetta, fai fare il check, e poi accendila”.Accesa.

Lui cambia espressione e colore. E non dice niente. Mani sulle manopole, sguardo perso nel vuoto. Mi sembra più patacca di me.“Dai una sgasatina”.Sgasatina-ina-ina. Ghigno. Sgasatina-ina. Sorriso Sgasatina. 52 denti. Sgasata. Coito non interruptus.

“Ma ascolta, vicino casa mia, dov'è che posso provare una Guzzi ?”.

“Vicino casa tua non so, comunque sabato prossimo prendi tua moglie, fai un giro fino a Macerata, e arrivi in corso Cavour. Li vedi l'insegna, e mentre tua moglie parla con la Lidia, tu parli con Roberto”. Io ancora non mi sono ripreso del tutto dal freddo, ma intanto salgo, lo saluto e lo lascio, sorriso ebete e chiazza sui pantaloni. Se avessi avuto un' hornet, avrei fatto la strada più breve. Purtroppo però ho un V11, quindi finisco la Trabaria, un pò di E45, Scheggia fino a Gubbio, Contessa e via a casa attraverso le colline, per saltare la statale.

Era da tempo immemore che non prendevo tutto 'sto freddo, e il cellulare è pieno di messaggi che vanno dal “Ci sei mancato” al “Non si fa così”.Li perdono.

Ero in missione per conto di Dio, ma non possono saperlo.

Ed è inutile spiagarglielo.

Non mi capirei.

giovedì 16 luglio 2009

Harley a Cuba





La passione per le due ruote supera ogni ostacolo. Questo si pensa quando si conosce la storia del mito Harley-Davidson nell’isola di Cuba, una storia che inizia negli anni venti del secolo scorso, quando Luis Breto aprì il primo concessionario Harley a Santiago de Cuba.
Dal 1962, a causa dell’embargo economico imposto dagli Stati Uniti, divenne impossibile il reperimento dei pezzi di ricambio per le moto; inoltre, il governo cubano iniziò a considerare le Harley-Davidson un simbolo dell’imperialismo americano, condannandole di fatto ad una lenta ed inesorabile estinzione.
Ma la passione degli “harlistas” ha resistito e nel 1992 fu fondato il MOCLA, il club di moto classica cubano, che forniva aiuto ai propri membri, aiutandoli a scambiarsi informazioni e pezzi di ricambio. Recentemente, l’azienda di pneumatici Metzeler, ha fornito al Mocla pneumatici ME880 in più di 75 misure diverse, per poterle adattare meglio ai diversi tipi di moto; un aiuto importante per la sopravvivenza di questo glorioso marchio.

Alcuni dei centauri del Mocla si sono resi protagonisti del film Cuban Harlistas, un documentario della durata di 50 minuti diretto da Guido Giansoldati, che esplora le passioni ma anche le difficoltà che i motociclisti hanno sopportato per poter guidare una Harley a Cuba.
La passione Metzeler per le due ruote non finisce qui: la casa dell’elefantino patrocinerà la mostra Motorcycle as Art, curata da Michael Lichter presso il Legendary Buffalo Chip, che si terrà dal 1 al 8 agosto durante il Sturgis Rally 2009.



tratto da: http://www.motoblog.it/post/19963/cuban-harlistas-la-passione-harley-davidson-a-cuba-si-infiamma-grazie-a-metzeler#continua

Harley Davidson 104 anni di leggenda

HARLEY-DAVIDSON:104 ANNI DI LEGGENDA



Dal sito: Motocicliste
William Harley e Arthur Davidson erano due amici, appassionati di natura e meccanica. All’inizio del ‘900, ebbero l’idea di applicare un motore ad una bicicletta e la costruzione del prototipo fu inaugurata nel 1903, tra lo scetticismo di tutti. La leggenda tramanda che il carburatore di questa prima moto sia stato realizzato utilizzando una latta di conserva di pomodoro! In ogni caso il motore erogava 3 cavalli, producendo una velocità massima di 40 km/h e si frenava retropedalando. Già nel 1905, una moto H-D vince una competizione a Chicago e nel 1906 la fabbrichetta di motori, allestita in una baracca sulle rive del lago Mchingan, si trasforma in una spaziosa azienda, iscritta nel Registro del Commercio e delle Imprese degli Stati Uniti nel 1907 e composta da un nutrito gruppo dirigente. La fama dell’Harley-Davidson Motor Company si espande rapidamente, ma i fondatori non si fermano ai primi traguardi raggiunti, finché nel 1909 mettono a punto la prima bicilindrica con configurazione a 45° gradi, che diventa l’icona della casa americana e tre anni più tardi viene presentata la prima V-Twin a marce.Negli anni seguenti le motociclette Harley sono state ufficialmente adottate dalle forze di polizia americane, è cominciata la loro esportazione e, con la prima guerra mondiale, sono state adottate in gran quantità. Hanno perciò non solo scritto una pagina di storia, ma alimentato e simboleggiato il mito europeo del sogno americano, come ci racconta anche il celebre film Un americano a Roma, nel quale Alberto Sordi guida una WLA 750 liberator. Intorno agli anni ’70 la compagnia subisce una crisi creativa e produttiva: i modelli rimangono immutati per un lungo periodo di tempo, il loro prezzo è elevato e il tutto non le rende competitive rispetto alla produzione giapponese, finché nel 1981 viene rimessa in moto la complessa macchina ingegneristica e organizzativa dell’Harley, che torna ad essere leader nel mercato delle moto di grande cilindrata. Vengono apportate molte innovazioni, ma mantenute le caratteristiche tipiche che distinguono la motocicletta americana. Tutte le novità tecnologiche e di merchandise sono attualità.

Recentemente la casa di Milwaukee si sta aprendo al mondo femminile. In particolar modo, i modelli Sportster 883 e 1200, ad esso dedicati e che abbiamo potuto testare noi motocicliste durante il tour in Sicilia dal 2 al 4 aprile, vengono prodotti dal 1985, e sono dei gioiellini che partono dal prezzo di 8.100 euro in su: un sogno accessibile!

La voglia che ho di te


Dal sito: Motocicliste.

LA VOGLIA CHE HO DI TE
E' difficile spiegarla a chi motociclista non è. E' difficile farla capire a quelli che ti circondano e motociclisti non sono. E' una necessità, impalpabile, violenta che ti risucchia nel suo vortice ossessivo. Difficile farla comprendere a chi ti propone un weekend fuori porta e motociclista non è. Come può comprendere quella sensazione di insoddisfazione che ti deprime già dal lunedì, quella promessa che fai "la prossima domenica sarà tutta per noi" e che non sai se riuscirai a mantenere, quel richiamo sordo che ti spinge a desiderare solo di salire e andare. Il bisogno è forte, ti senti come un'innamorata che si strugge per amore, ma come puoi dire ad alta voce che l'unica cosa che ti interessa adesso è prendere la tua moto e partire? E poi c'è quell'attesa, carica di aspettativa, andrai e non importa dove, basta guidare. E basterà a soddisfare la voglia che ho di te la nostra modesta meta, la Val Veddasca sul lago Maggiore, i cui tanti tornanti stretti si susseguono a ritmo incalzante. Questa domenica che promette pioggia ci permette diassaporare in completa solitudine questa verdissima valle. E sarà la semplice strada che da Bellinzona porta alla Val Calanca, con i suoi lunghi rettilinei e i suoi prati sterminati. E saranno le montagne, perché passare vicino ad esse e pensare di non salirci è pura illusione. Passo S. Bernardino: nuvole nere e grigie si alternano a scorci di cielo azzurro abbagliante. Un venticello autunnale ci schiaffeggia, refoli d'aria frizzante si insinuano sotto la tuta, non sono preparata, ma tutto il mioessere si tende per assaporare questa gradevole sensazione di fresco, l'estate è già un lontano ricordo.
Penso a noi tutte che più saliamo più ci copriamo, e penso alla montagna che più si sale più si scopre e mette a nudo la sua anima. A 2000 metri gli alberi lasciano il posto ai cespugli, fiori sgargianti sbucano tra leroccie, la nebbia sopra i laghetti ci offre un quadro irreale. E poi giù per pascoli ordinati custoditi come perle tra i gusci della montagna. E sarà lo Spluga, il suo gioco di curve e tornanti, il tuo motore che spinge rilassato, tu che mi trasmetti una sensazione di sicurezza, gli alberi fitti e le pareti spoglie, il sole che gioca con noi al gatto e al topo, le nuvole che si specchiano sul lago color ghiaccio, le sue acque calme, la temperatura che si abbassa, preludio di un inverno ancora lontano, tutti questi elementi hanno un loro ruolo e assieme mi rimandano la musica che solo la natura può suonare.
Stringo tra le mani una tazza di cioccolata bollente. Siamo su una veranda di un bar, ad Argegno, sul lago di Como, ammiro Bellagio sull'altra sponda, ammiro la Grigna le cui cime il sole colora di rosa, ammiro le nostre moto, rivedo le strade appena percorse sullo schermo dei miei occhi, scorgo appena la mano furtiva di mio marito che ruba la mia torta... A chi sto parlando? Parlo a loro, che motocicliste lo sono e possono capire la voglia che ho di te.

Carla

Uno strano parcheggio



Dal sito "Motocicliste".


Uno strano parcheggio ;-)

Mi vergogno un po' ma questa ve la racconto. Oggi per il secondo giorno consecutivo sono venuta a lavorare in
moto.
Cambio d'abito per la vera segretaria di direzione professssscional nello zaino e via.
Parcheggio aziendale sotterraneo, trovo un posto bello ampio vicino alla porta che dà sulle scale, proprio
dove l'avevo lasciata anche ieri.
Salgo, timbro, vado in ufficio e mi eclisso alla toilette per il cambio d'abito. Via il jeans con kevlar, mi infilo nella gonnellina a fiorellini, via le scarpe da gym, calzo i sabot bon ton.
Mi siedo alla scrivania e dalla security mi chiamano.
- "Mimi, lo so che hai la moto bella, ma lì non può stare."
- "Ma come... l'ho messa nello stesso posto anche ieri!"
- "Mi spiace, sono appena passato dal parcheggio e l'ho vista, ieri ti è andata bene perché non sono
stato giù al 1° livello a controllare, fammi una cortesia, valla a spostare, in fondo a sx spazio ce n'è"
(Intanto io penso "mrd. lì ci saranno gli sputer dei nerds!! Mi sono appena cambiata di nascosto tipo superman, mi tocca rispogliarmi e rivestirmi. azz.").
Allora propongo: "Ok, vado in pausa pranzo" dico io con la mia vocina vellutata da Shirley Temple.
Invece lui fa "No, no. non si può. Scusa sai, ma dovresti proprio spostarla al più presto".
Mesta mesta piglio le chiavi e mi avvio al parcheggio sotterraneo.
Non c'è nessuno, il parcheggio è deserto, tutti sono già in ufficio da una buona mezz'ora. Butto l'occhio
in fondo a sx dove mi aveva detto Giuseppe della Sicurezza.
"Porco cocomero! E' lontano!!! Ci saranno 300 mt abbondanti! Non posso spingerla con i tacchi fin là, mi faccio un bagno di sudore!!!".
Mi guardo in giro: non c'è anima viva e le auto aziendali riposano in file ordinate come placide vacche metallizzate.
"StiC@zzi." inserisco la chiave, sblocco lo sterzo, un rapido sguardo e l'orecchio teso per sentire se c'è
qualcuno in arrivo. No. Nessuno. Aggiudicato!!! Alzo la gonnellina a fiori da educanda e inforco la sella tipo
Calamity Jane. Accendo e vedo che cmq i tacchi dei sabot non mi limitano nei movimenti, quindi una
piccola manovra indietro, inserisco la prima, poi la seconda e smotoretto al lato opposto del parcheggio
sotterraneo con la gonna a mo' di salvagente attorno alla vita e i sabot di pelle a punta coi tacchi!!! Parcheggio vicino agli sputer, mi riassetto un po', ancora agitata per averla cavalcata "a pelo" (quasi
quasi a Ciuffo uaz uaz uaz uaz uaz uaz) e torno su.
Come mi dirigo verso l'ufficio, mi vedo venire incontro Giuseppe con altri due colleghi. Sono già pronta per
dirgli "Tutto ok l'ho spostata", ma non faccio in tempo... Stanno applaudendo e ridendo come matti, tutti
molto compiaciuti. Al che uno di loro mi fa
"Peccato che non possiamo registrare dal circuito chiuso di telecamere" e ride il bastardo. "Altrimenti te ne davamo una copia del filmato!!!!"
L'ho presa in ridere ma che vergogna ragazze!!!

Mimi

Viaggiare e' (in)felicita' ?



Viaggiare e' (in)felicita' ?

tratto da:
http://www2.units.it/~diciotto/moto/filo2.htm


In realta' non conta quanto uno viaggia, ma quanto vorrebbe viaggiare.

Un camionista che fa 10.000 km a settimana sognando di stare a casa viaggia ben meno di un ragazzino che sogna di caricare la Vespa o la moto e di girare il mondo.



Rieccomi qui, confuso e stanco. Piu' che stanco direi in "stand by". La mia povera moto e' ferma durante la settimana poiche' ha l'impianto elettrico piu' morto che vivo. Solo nel weekend cerco di caricare la batteria con la corrente a 220v, con il nastro adesivo blocco le varie levette sul manubrio nell'unico irrazionale modo che pare permette di far giungere corrente ai due fari fendinebbia sul paracilindri (...il faro centrale e' ben che defunto, come frecce e clacson), e parto. E non posso fermarmi, se non isolando la batteria dalla moto in quanto altrimenti ci sono delle perdite che sfiancano la batteria. Tutto cio' fin quando tornera' il mio elettr-moto, ora in ferie. E potro' portarla da lui. Chissa' quanto tempo me la terra'... Il Concessionario BMW non e' stato capace di risolvere il problema. Ma almeno mi ha fatto il tagliando "meccanico" riportando le valvole alla normalita', poiche' era piu' di 10.000 km che nessuno si curava di loro (gli ultimi 3500 km fatti in 5 giorni...). Ora sono qui, a fare "baruffa" con i miei genitori, come al solito, poiche' si avvicinano i 5 giorni di ferie dal mio nuovo lavoro e sto gia' pensando dove andare. Si finisce sempre prima a parlare di soldi, poi sul perche' si viaggia.
Da come terminano le nostre discussioni, pare che io non sia molto bravo a fare valere le mie ragioni. Non devo essere bravo no, se in 5 anni non sono mai riuscuto a convincere manco una volta il mio amico-nemico Pisolo (il nome spiega molto) a fare un Viaggio in moto, solo vacanze... Non devo essere molto bravo no, se una volta una ragazza - la prima volta che uscivo con lei - mi ha chiesto di farle leggere le cose che scrivevo a proposito di viaggi (il discorso era caduto li'...) e dopo averle lette, i giorni successivi, non si e' fatta piu' sentire. Mai piu'....mah. Non devo essere molto bravo, infine, se ogni volta che rivedo la mia "ex" mi dice che una delle cose che rimpiange di meno (ammesso che ne rimpianga qualcuna) sono le decine di migliaia di Km che le ho fatto fare. Si vede che non ha capito niente.
Forse so perche' non sono bravo. E' che forse non so nemmeno io perche' viaggio. Poi in questo immenso mare di Internet - chissa' come - qualche navigatore per caso approda qui e legge queste righe. Non sa chi sono e non ci conosciamo. Ma poi mi scrive una mail e mi dice qualcosa che ripaga di tutte le fatiche, di tutti i km, di tutte le baruffe, di tutti i rischi, di tutti i pacchi. Di tutte le battute sulla moto o sul pilota. Di tutto. La piu' bella mail che ho ricevuto iniziava cosi': "gia' che sei un motociclista-filosofo...." e poi mi chiedeva qualcosa. E' stato il piu' bel complimento che ho mai ricevuto.
Ma come filosofo sono (immodestamente) simile a quello che diceva Socrate: "so di non sapere". Vero...so molto bene di non sapere. Non so cosa mi spinge a viaggiare, a passare solo ore in sella, a sentire il caldo sulle tibie di estate, e il freddo sulle mani di inverno. A porconare dietro automobilisti o altro che mi fanno tiri mancini, a rovinarmi il fegato con parenti e amici per questa mia "mania" (droga l'ha definita mio padre oggi). Non so perche' avere la moto piena di valige e il serbatoio pieno, e la tenda dietro di me, ed essere davanti al garage la mattina pronto per partire, mi fa sentire felice. Anche se poi l'acqua fredda ti entra oltre la tuta quando piove, e arrivi in un campeggio dove da solo pianti la tenda di notte mentre gli altri dormono e ti fai il tuo "bacon" saltato in padella. O quando con le mani luride dal caldo (le mie manopole col caldo mollano nero...) e dall'aver montato e smontato i bagagli sulla moto infangata e oliata, ti fermi al semaforo e guardi le persone in auto al fresco con l'aria condizionata, mentre tu sei con i calzoni di pelle a 4000 gradi e mentre loro in quel momento hanno nell'abitacolo la stessa temperatura che hanno nell'abitacolo di inverno, nell'ultimo weekend di gannaio, quando tu sotto la neve di chiedi se mai arriverai a quel benedetto-maledetto paese di Turmansbang-Solla.
Conosco amici che non hanno bisogno di spostarsi di un millimetro da casa. Non so come dire. Li invidio, ma non farei mai scambio col loro posto. Hanno il lavoro, hanno la donna, hanno la casa, hanno i soldi. Hanno l'auto o lo scooter. O la moto e fanno talvolta in un mese i km che faccio in una settimana o in un weekend. So bene che il valore di una moto o di una persona non aumenta con il contakm, ma non mi pare un buon motivo per farne di meno. In realta' non conta quanto uno viaggia, ma quanto vorrebbe viaggiare. Un camionista che fa 10.000 km a settimana sognando di stare a casa viaggia ben meno di un ragazzino che sogna di caricare la Vespa o la moto e di girare il mondo. Non vedo l'ora che sia domani, voglio mettermi a riparare (con scarse conoscenze tecniche e ancor meno materiali) il supporto delle motovalige, stroncato da un mio errore. Soffro per lei quando la mia moto sta male. Soffrivo per lei in autostrada in Danimarca, quando sentivo le valvole sbattere in testa, e non potevo fare nulla poiche' il treno se no' scappava.
Piu' penso che il viaggio sia una ricerca, piu' penso che chi viaggia sia una persona semplice (forse troppo) che cerca qualcosa. Altri cercano in maniera meno primitiva. Forse piu' efficace, forse meno rischiosa, forse meno divertenrte. Che cerchi se stesso, Dio o una donna. O tutte e queste cose insieme. O che cerchi di scappare dal passato. Dagli errori. O che cerchi la liberta' o la felicita'. Un mio amico mi ha detto "Dio lo trovi solo in te stesso". Lui e' di certo piu' acculturato di me, e avra' ragione. Cio' non toglie che io preferisco cercarlo viaggiando. Magari dentro di me, se bisogna fare cosi', ma viaggiando. Cercarlo dentro di se stando seduti in salotto e' noioso. A questo punto potrei giungere alla conclusione che i km sono proporzionali alle sete di conosenza e di ricerca, e quindi se vogliamo di desiderio e di infelicita', nel senso di incompletezza. Chi ha gia' risolto tutto non ha bisogno di cambiare, non ha bisogno di muoversi. Se si e' perfetti il movimento causa imperfezione. Se si e' imperfetti puo' aiutare. Allora meglio essere imperfetti. La mia moto col motore fermo non sta bene.

Sull'andare in moto


Tratto dal sito:
http://www2.units.it/~diciotto/moto/filo.htm

Mentre ero in viaggio verso Sarajevo pensavo a molte cose. Una era la guerra, una la mia ex-ragazza, una l'arte di viaggiare in moto. Poiche' delle prime due credo non interessi troppo, vi parlero' della terza.

Innanzitutto ho pensato a come usiamo le parole. Poi ho pensato al turismo e a come e' un serpente che si mangia la coda. Come conseguenza (o forse e' sempre lo stesso serpente) ho pensato a come trovare dei posti che meriti visitare. E poi cosa merita visitare? Ossia cosa cerchiamo?

Ma cominciamo dall'inizio. Come usiamo le parole? Vacanza deriva dal latino "vacuum", vuoto. Le mie "vacanze" sono i periodi in cui mi stanco di piu'... (e per favore lasciamo la facile ironia che qualche mio amico potrebbe fare...). E in cui in un certo senso imparo di piu', e conosco piu' persone.

Allora, come usiamo le parole. Non va bene vacanza, io direi viaggio. E quindi non va bene turisti, direi viaggiatori. Il viaggio e' una cosa mitica (Ulisse...) e mistica. Io viaggio anche per scappare. Scappo dal passato, specialmente. Grazie al mio ottimismo (che rasenta l'imbecillita', come dicono i miei amici) non scappo dal futuro. Forse chi ha desiderio di viaggiare non sta bene dove si trova o ha altri inghippi? E se anche fosse, ok. Che ci sarebbe di male ad ammetterlo?

Per questo dico che si puo' essere mototuristi (...o meglio viaggiatori) anche senza la moto. Io ho sognato di viaggiare in moto per almeno 10 anni prima di poterlo fare. O forse piu', se e' vero che uno dei primi ricordi (devo averlo gia' raccontato) era quello dei tedeschi in viaggio in tuta di pelle sulle autostrade estive, con io piccolo in auto con genitori e nonni. E se qualche mototurista (o meglio allora motociclista) si preoccupa di scegliere le strade a seconda delle pieghe che puo' fare o le autostrade piu' "divertenti"...certo un bamino e' piu' viaggiatore di lui. E forse i bambini sono i veri viaggiatori. Viaggiano con la fantasia, forse non vedono nel mondo tutto il male che vediamo noi. Uno per viaggiare deve essere ottimista, altrimenti se ne starebbe chiuso in casa. Per questo forse alcuni viaggiatori sono come bambini.

Alcune volte capita che, mentre viaggio, da solo o con pochi amici, che per qualche istante pare di essere in un sogno. Questo accade di solito con la moto che va a circa 90 km/h, quando il motore gira senza sforzo e con un lieve e gradevolissimo suono musicale, che - direbbe Pirsig - pare che Dio sia li dentro, in quella perfezione quando aste e bilanceri vanno in lieve risonanza. Accade di solito con il calare del sole o di notte, quando tutto intorno e' silenzio. Niente auto, niente persone, solo la natura. Accade di solito quando l'asfalto e' bello e la strada dritta o con ampie curve, quando insomma puoi stare per minuti perfettamennte immobile sulla motociclietta, con solo la mano destra leggermente stretta sulla manopola. Senza compiere il benche' minimo movimento. Istanti in cui - sebbene la moto si muova - tutto pare immobile e immodificabile. Allora vedi che Dio sta anche intorno a te, non hai dolori ne sentimenti esasperati, solo una sensazione che tutto va bene e non potrebbe andare meglio.

Passiamo ora al serpente che si mangia la coda. Chi viaggia di solito va verso qualcosa. Seneca diceva che prima di cercare con affanno la felicita' dovremmo stabilire cosa e' che ci rende felici. Se ci si pensa la gente gira come trottole tutto il giorno e tutta la vita e talvolta ci si accorge che si mirava al posto sbagliato o non si mirava affatto, trasportati dalla corrente. Nella vita pensi talvolta di andare da qualche parte ma se te lo chiedono non sai bene cosa rispondere. Certo c'e' chi sa sempre rispondere a tutto. Ha tutto chiaro. Di solito o sono genii o non si rendono conto nemmeno di quanto sia profondo il mistero della vita. Ma non complichiamoci le cose.

Per viaggiare in moto (concordo che il viaggio sia spesso piu' importante della meta) bisogna avere una meta. Anche perche' lo stesso percorrere una strada piuttosto che un'altra rappresenta una meta, anche se non quella finale. In poche parole non e' sempre facile stabilire dove andare. Non parlero' qui di cose ovvie tipo quanto tempo o soldi si hanno eccetera. Il problema di come scegliere un luogo per me e' anche quello (ovvio) ma non solo. Si tratta di ottimizzare due aspetti, o tre.

Il piu' importante l'ho accennato prima: dobbiamo capire cosa vogliamo e cosa cerchiamo. Stabilito questo, e' probabile che la nostra stessa idea l'abbiano avuta altre persone. Esempio: secondo migliaia e migliaia di persone andare a Rimini di agosto provoca felicita'. Milioni di mosche non possono sbagliarsi...(senza offesa per Rimini). Rimini non l'ho scelto a caso - anche se non ci sono mai stato - poiche' probabilmente calza con un esempio che vorrei fare. Immaginiamo un posto bellissimo: Rimini, Venezia, la Costa Azzurra ecc. I primi lo scoprono. Poi divengono centinaia, poi migliaia, poi un fenomeno di massa, una moda o cosa so io. Dopo mesi o anni o secoli il posto diventa un carnaio infernale che vive solo di e per la massa di gente che lo frequenta. Se ci vanno tutti dovro' andarci anche io, ed e' il serpente che si mangia la coda, o e' il fenomeno dell'auto-induzione. In poche parole un posto stupendo puo' essere esaltato ma poi "rovinato" (non in senso fisico ma di "atmosfera") dagli stessi turisti. Ecco...un viaggiatore, dieci viaggiatori, cento viaggiatori...mille turisti. E il castello delle vere fate diventa Disneyland. Il posto piu' triste che io conosca. Perche' e' finto.

All'estremo opposto; in un posto infame (chesso'...se non altro una zona industriale) nessun turista o viaggiatore ci andra'. Il problema e' trovare un posto bello da andarci ma non "vanificato" da milioni di turisti. Questa e' la mia idea. Trovare posti belli ma con meno turisti possibile, per poter conoscere sia l'ambiente "vero" che la gente "vera". Posti nei quali sei un viaggiatore (e forse anche uno straniero, con i pro e i contro del caso) e non un turista. Capirete perche' io sia un viaggiatore o un moto-turista e contemporaneamente sia fiero di questo sia mi renda conto che "roviniamo" i posti dove andiamo. Non se ci andiamo da soli, ma siamo sempre molecole di una stessa sostanza. Ho visto AiguesMortes, l'avamposto paludoso (un borgo fortificato in pietra) da dove partirono alcune crociate, con una bellissima e austera chiesa romanica. L'ho visto in agosto, con i cartelli "vietato entrare con gelato o in costume da bagno" e con bancarelle in ogni dove con le piu' immonde stupidaggini. Una offesa incredibile a questo gioiello. E lo stesso immagino valga per molte citta' italiane. Bisognerebbe in un certo senso vietare che questi luoghi vengano distrutti in questo modo. Ma io sarei il primo a rattristarmi di questo divieto. Dovrei avere la fortuna di poter tornare in quella cittadina fortificata non in agosto con migliaia di persone, ma in una nebbiosa alba di novembre. Pensate che io sia matto? Pensateci bene o provate. Qualcuno d'accordo con me dev'esserci. E se non c'e' non fa nulla. Non sarebbe la prima volta.

Quindi e' da tempo che mi alleno nella difficile arte di viaggiare in posti sia belli che ancora "vergini". E se le condizioni sono buone oltre a vedere nuovi posti si riesce anche a conoscere nuove persone, il che rimane forse una delle cose piu' belle del viaggio, forse la piu' bella e la piu' difficile. Ecco, uno dei pochi aspetti positivi del viaggiare da soli e non in coppia. In coppia si diventa piu' chiusi verso il mondo esterno. Da soli si e' piu' aperti all'esterno, piu' portati a cercare un sorriso o due parole di saluto dopo una notte passata da soli a guidare. Inizi a cercare e trovare qualcosa anche in persone sconosciute e che sono state spesso considerare solo degli "accessori" alla vacanza...pardon viaggio. Chi ti riempie il serbatoio, chi ti prepara un caffe'. Chi ti da una indicazione o chiede da dove vieni.

Se poi viaggiate per dimenticare problemi o cose...o dovete avere una moto molto veloce o non so. So solo che con la mia bmw RT i problemi e i pensieri sono molto piu' veloci di me. Forse con una Hayabusa... Scherzi a parte. Viaggiare mi aiuta anche - se non ci sono automobilisti idioti - a lasciare per un po' preoccupazioni e tutto il resto. Se uno si porta dentro di se una coscienza sporca, anche il viaggio piu' veloce e lungo non servira'. Ma se la coscienza piu' che sporca e' solo sbattacchiata dalla vita, allora viaggiare puo' servire. Talvolta la notte le cose tristi tornano in mente, ma mentre si e' in sella e si sente la musica del motore e il vento e la sensazione di attrito delle gomme con l'asfalto, e si entra in quel feeling particolare di cui dicevo prima, tutto pare piu' facile. Non prego tanto, di solito. Anzi poco. Ma quel poco accade spesso quando viaggio in moto di sera o di notte, specialmente se sono da solo. Non che reciti preghiere a memoria o chieda cose. Solo mi rendo conto che forse non siamo solo io, la moto e la strada.