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lunedì 10 ottobre 2011

Come vorrei. Lettera dal carcere.


Come vorrei

Come vorrei viaggiare in moto mentre mi abbracci forte come se respirassi attraverso me e leggere nella tua mente la meraviglia nello scoprire che siamo due corpi mentre così non sembra.

Sentire che chiudi gli occhi stringendomi ancora più forte all’unisono con l’aria che ti riempie i polmoni come se la tua anima respirasse da quell’abbraccio e così, lasciandoti andare, crei le curve, le salite e le discese nella mia.

È vero amore mio, così abbiamo già viaggiato anche in bici come due “Indiana Jones” per anni…

Ma come vorrei farti passeggiare e viaggiare tra le colline che conosco nella Terra di nostro Padre, figlia mia.

TVUKDBPS


AGB

mercoledì 1 giugno 2011

The secret. Ultimo giro in Harley Davidson



Erano le 10 e 30 quando suonarono alla mia porta ed andai ad aprire.
Non ricevo molte visite durante il giorno. Diciamo che non ne ricevo nessuna. I miei non c'erano. E allora non capivo chi potesse essere. Sentivo il rumore di una Harley che rombava a pochi metri da casa mia.
Incuriosita alzai la maniglia e appena la porta si aprì ebbi un tuffo al cuore.
Adam era davanti a me tutto sorridente.
Per raggiungere un maggiore effetto scenografico aveva lasciato il motore della sua Fat Boy acceso, affinchè io capissi al volo che mi voleva portare a fare un giro, e non era venuto per entrare in casa.

venerdì 10 dicembre 2010

Il cuore a due cilindri.


Questo è un libro sull’amore. Anche se dalla copertina potrebbe non sembrarlo affatto, in realtà lo è.
Probabilmente adesso qualcuno inizierà ad avere dei dubbi o magari incomincerà a sfogliare freneticamente i capitoli. Forse potremmo anche giocarci qualche lettore non troppo motivato.
Non ce ne frega assolutamente niente.
L’amore di cui si parla è di una categoria particolare: quello verso le motociclette.

venerdì 6 agosto 2010

Comprami.


Comprami.

(da una pubblicita´Harley)

Costo un po', ma puoi anche comprarmi usata e i soldi che spenderai te li restituirò con i viaggi in libertà che farai, con i paesi che visiterai, il cibo che assaggerai, la gente che incontrerai.


giovedì 29 luglio 2010

Il fascino dell'autogrill.



Non so perchè mi sono sempre piaciuti gli autogrill.
Quando viaggiavo con i miei, mi piacevano. Mi piacevano i panini anche se tutti se ne lamentavano; rustichella, mediterraneo, bufalino...
Ed ero un po' affascinato anche da tutti quei dolci, in confezioni che non si trovano spesso in commercio. C'era il barattolo di Nutella da 5 kg; un sogno di bambino che da grande poi alla fine ho realizzato. E dolci e biscotti al ciococlato, e caramelle, liquirizie, bevande.
Poi c'erano anche salumi, formaggi di tutti i tipi... e mi sono sempre domandato chi mai avrebbe acquistato un salume o un formaggio in autogrill.
Avrei desiderato anche mangiare al ristorante, ma i miei per risparmiare non ci facevano mai mangiare al tavolo. Forse è per questo che da grande poi, viaggiando per lavoro, mi sono ritrovato a mangiarci spesso. Con piacere.

mercoledì 16 giugno 2010

Sturgis 2009




Tratto da Motorbox
http://www.motorbox.com/Moto/Magazine/Costume_e_societa/HarleyDavidsonRadunoSturgis.html

È il raduno dei raduni, quello a cui non si può e non si deve mancare. Per gli Harleysti è un luogo unico dove radunarsi, per gironzolare, ammirare, parlare o semplicemente ritrovarsi. Lo fanno in 500.000 ogni anno. Ci siamo stati anche noi quest'anno, e ve lo raccontiamo dal nostro punto di vista. Con una gallery di oltre 200 immagini.

martedì 5 gennaio 2010

Il motociclista è



Autore ignoto. Trovato sul web



Il motociclista e'


- quello che continua ad essere un motociclista anche se è a piedi




- quello che la sera quando si mette a letto, chiude gli occhi e sogna di essere in moto in qualche posto bellissimo


giovedì 29 ottobre 2009

Il senso dei motoraduni per un buddista.

Ovvero: Budda era un motociclista.
Ognuno dà alle cose un suo significato particolare.
.
Anche il semplice gesto di andare al mare ha mille significati particolari. C'è chi ci va perchè ci vanno tutti ma non sa neanche perchè lo fa. C'è chi ci va perchè rimorchia. Chi per abbronzarsi. Chi per riposarsi. Chi per ritrovare sensazioni perdute dall'infanzia o dall'adolescenza.

martedì 11 agosto 2009

Una favola dei giorni nostri

Una favola dei giorni nostri.
di Maurizio Suppo
Da Anima Guzzista.
A mia madre.

Vroom vroom vromm, il piccolo Giovanni correva sempre ad affacciarsi alla finestra che dava sul grande cortile quando sentiva il vecchio signore che accendeva il suo Falcone.

sabato 1 agosto 2009

La nostra tipica vacanza


La Nostra Tipica Vacanza
Del Tatuato
Foto di Rosalba Gentile
Dal sito: Anima Guzzista


Vi voglio raccontare la nostra ennesima avventura capitataci sempre perchè, in fondo, mi sento un piccolo meccanico mancato... per dimostrarvi l'ennesima volta che quello che racconto non sono mie fantasie ma reali cazzate che faccio... per cercare di riprendermi il trono da minchione che questo anno ho perso in favore di Enrico che ha REGALATO un Daytona nero... robetta. Scusate... non sono uno scrittore ma proverò lo stesso a raccontarvi...
Allora tutto comincia il giorno prima della partenza... dopo un anno veramente particolare non vediamo l'ora di partire... tutte le persone di questo mondo il giorno prima di partire che fanno???... bravi risposta esatta... PREPARANO I BAGAGLI... ma noi non siamo di questo mondo allora decidiamo di liberare un pò il frigo e preparare qualcosa per non buttare tutto al nostro ritorno... ancora ricordo le parole famose:"non ci mettiamo tanto"... alle sette di sera stavamo ancora facendo... stavamo?!?!... diciamo che solo Rosalba stava ancora lavorando dopo aver fatto la marmellata, le melanzane in tutte le sue varianti... fritte, a polpetta, impanate... due me le sono anche messe in .... per farle sparire... non mi è dispiaciuto affatto. Ma finalmente tutti puzzolenti di fritto e di cotture varie cominciamo a preparare i bagagli... io che sono una mente fine più di Ghandi e del commissario Rex decido di andare a controllare la moto... il vero guzzista lo fà... anche se ci hai viaggiato fino a 10 minuti prima... non si sa mai cosa possa succedere durante la sosta in garage... allora è sicuramente meglio assicurarsi che tutto sia posto... anche se non sai quale è il posto giusto... ma lo controlli uguale. Tutto perfetto tranne che manca un milligrammo di olio nel motore... cosa gravissima per un vero guzzista minchia... la sua guzzi alla partenza deve essere perfetta... e io che so perfetto nella mia imperfezione, ci aggiungo un pò d'olio.


Finalmente arriva il giorno della partenza... lei mi chiede:"Posso partire con i scarponcini nuovi"... dubbio amletico... io:"ma certo non c'è problema"... puzziamo ancora di fritto al gusto melanzana... ma ora cominciano le vacanze. Siccome io sono per le partenze intelligenti decidiamo per partire alle 08:00... è Venerdì... e siccome de intelligente non me vengono neanche le partenze decido di prendere la litoranea, per non fare tutta autostrada... so una cima... de Venerdì... alle 09:00... di Agosto... prendere la litoranea è da menti superiori... l'unico piccolo intoppo è che c'è un traffico della zozza... chissà perchè... forse so tutti intelligenti come me... oppure stanno andando al mare???... ma siccome sò bono dentro penso che il tutto sia causato da una concentrazione di intelligenze superiori. Arrivati vicino Napoli decido di prendere l'autostrada per evitare quella massa di menti superiori che affolla la litoranea... prendo er biglietto ar casello e comincio a camminare... deciso a superare Napoli e poi riuscire e fare qualche strada carina... comincio a viaggiare sui 150/160 km/h di contakm... effettivi saranno stati 130... dopo un pò sento la moto che perde dei colpi ogni tanto... strano... comincio a controllare e a stare più attento... mi guardo la moto... ma niente, sembra che vada tutto bene... mi guardo il panorama... forse è solo l'impressione... la paura... il meccanico che è in me che vuole aggiustare per forza qualcosa... l'unica cosa che mi da fastidio sono gli specchietti un pò annebbiati... dopo poco un altro piccolo strattone... e mi si affianca una moto... rallento... quello mi urla:"FAI FUMOOOOOOOOO"... cazzo non erano gli specchietti annebbiati... era fumo bianco... mi fermo alla piazzola(si è fermato anche l'altro motociclista grazie)... guardo la moto... e mi si ferma il cuore... guardo gli scarponcini di Rosalba ed er core prima ricomincia a battere e poi se suicida... TUTTO IMBRATTATO D'OLIO... dopo essermi ripreso dall'infarto ecco la frase micidiale di Rosalba:"non ti preoccupare per le scarpe, pensa alla moto"... no cazzo... NOOOOO... stè frasi buoniste noooo... insultame... mename... ma stè frasi noooo... me sento più merda di quello che sono. Controllo e vedo che l'unico problema è che la moto ha risputato solo l'olio in più che qualche minchione gli aveva aggiunto... basta svuotare la bottiglietta del recupero olio(io non ho più il filtro dell'aria e ho fatto la modifica per il recupero dell'olio) e dare una lavata alla moto imbrattata... riferisco a Rosalba della mia minchiata e lei mi risponde:"vedi non ti sei fidato di lei e lei ti ha punito"... cazzo ma il guzzista non ero io??? Rosalba comincia a saperne troppo sul guzzismo... dovrò eliminarla. Ripartiamo e arriviamo fino al primo autogrill... dove a fronte del pagamento del pedaggio si offrono infiniti servizi... COR CAZZO... l'unico servizio per un motociclista è er bagno. Neanche un imbuto per l'olio... e un litro d'olio te costa un rene... fanculo... di una pompa per lavare un pò la moto non se ne parla. Allora decidiamo di ripartire e uscire al primo casello e andare in cerca di un autolavaggio. Usciamo a Capua e andiamo in cerca di un autolavaggio... lo troviamo lontano dall'autostrada... perchè fa più figo. Ci fermiamo e spiego quale è il mio problema, il tizio dell'autolavaggio mi risponde che non lavano le moto... io gli spiego che devo solo levare un pò d'olio dalla moto e dalle mie orecchie... lui molto gentilmente accetta e mi dice di aspettare il mio turno. Arrivato il mio turno gli dico se vuole che lavi io la moto:"non le voglio creare disturbo ci penso io"... lui:"non ti preoccupare sono un mago con le moto"... accende la lancia... e io chiudo gli occhi... li riapro e vedo lui che aggredisce la mia moto con la lancia termica alla barda spaziale de Goldrake... io:"no non si preoccupi li sotto non c'è bisogno che la lavi"... lui:"non ti preoccupare sono un mago con le moto"... io:"non c'è bisogno di lavare la strumentazione"... lui:"non ti preoccupare sono un mago con le moto"... io:"NO DIRETTO SULLO SPINTEROGENO"... lui:"non ti preoccupare sono un mago con le moto"... io:"ALLORA SPARISCIIIIIIIIII"... lui:"scusa che hai detto???"... io:"ehm... grazie può bastare così"... è stato di un gentilezza unica peccato che lui con le moto era un mago... ora sotto il sole aspetto che si asciughi l'acqua, con la speranza che la moto riparta. Intanto svuoto la boccetta dello sfiato dell'olio... cosa semplice basta sfilare il tubo, svuotare l'olio e rimettere la boccetta. La moto riparte... ringrazio il signore per la gentilezza e per avermi fatto scoprire parti cromate che non pensavo avere sulla mia CaliII... poi ora dovrebbe andare tutto bene l'olio in più è tutto uscito.


Riprendiamo l'autostrada, siamo in forte ritardo, ma siamo in vacanza. Provo la moto sembra andare bene, controllo se vedo dell'olio ma sembra tutto a posto. Dopo un centinaio di km sento di nuovo la moto balbettare... prego che non sia vero... ma purtroppo guardo in basso e vedo olio ovunque... anche sui pantaloni di Rosalba... il prossimo autogrill è troppo lontano... mi fermo ad una piazzola di sosta ATTREZZATA... DU ALBERI DE MERDA (paghi quindi hai dei servizi)... guardo attentamente la moto la boccetta dello sfiato è vuota... da do cazzo viene tutto st'olio???
Decido di tirare giù il serbatoio... che è un operazione semplice... basta tirare su la sella... che è un operazione molto semplice... basta staccare il bauletto dietro... che è una cosa molto semplice... basta sganciare tutti i legacci che hai fatto... ma quanto è semplice dire una fila di parolacce infinite. Dopo tutto stò sempliciume, tiro giù il serbatoio e vedo subito il problema... per tirare facilmente fuori la boccetta dello sfiato olio... HO STACCATO ER TUBO DELLO SFIATO DELL'OLIO... però vuoi mettere che la boccetta è asciuttissima. Il problema adesso è che non riesco ad infilare più il tubo nella sua sede con tutto l'olio e poi IL TUBO si è anche rovinato un po'. Riesco a sistemare, almeno per arrivare a destinazione, poi provvederò meglio... rimangono due problemi, uno sono quasi senza olio e due siamo di nuovo imbrattati come patatine fritte. Dei signori fermi in sosta con il loro camper ci vengono in soccorso e recuperiamo dei tovaglioli di carta per togliere almeno un po' di olio e decidiamo di ripartire per arrivare fino all'autogrill... sono con pochissimo olio ma non possiamo restare lì.
Arrivati all'autogrill compro un litro d'olio in cambio gli lascio un polmone, due denti d'oro e una sorpresina Kinder... che servizi... metto l'olio con un giornale arrotolato... l'imbuto è da fighetti. Decidiamo di ripartire ed uscire al primo casello per trovare un autolavaggio... c'è chi gira per i musei, chi per le montagne... a me e Rosalba piace girare gli autolavaggi di Italia... tutti hanno una loro caratteristica e se non lo fate anche voi almeno una volta nella vita, non potete capì che ve perdete. Arrivati all'autolavaggio chiedo se è possibile lavare la moto... mi rispondono di si... io:"non si preoccupi la lavo io"... lui:"mi dispiace ma l'addetto sono io e solo io posso usare la lancia"... MA CHE CAZZO... ma sò capitato in un mondo parallelo dove tutti sono gelosi de sta cazzo de lancia... come se fosse un simbolo fallico... cazzo ma proprio per quello prestalo... io il mio simbolo lo darei in mano a tutti... io:"guardi solo una pulita alla ruota e al freno"... lui:"fidati"... intanto prende la boccetta di un prodotto, la sta per spruzzare sopra la moto... faccio in tempo a metterci la mano davanti che lui dà una spruzzata... io:"FERMAAA... AAHHHHHH"... che cazzo di dolore, me sembra che me se stà a dissolve la mano... corro a lavarmi le mani... torno e lui mi ha spruzzato tutta la moto cò stò prodotto importato da Plutone... lui:"Devi stare attento questo prodotto è una bomba"... lo volevo uccidere... ma anche lui imbraccia la sua poderosa arma, scettro del potere e comincia a lavarmi la moto... ce mancava solo che ce lanciava due lame rotanti...
Alla fine del lavoro il risultato è stato che... la moto non era più sporca d'olio... che ho i copri testa color ferro zincato(ora si che ho un vero cancello)... e che me s'è persa la vite del parabrezza(ma come cazzo ha fatto a svitare una vite dal parabrezza che non doveva neanche lavare)... me ne vado... ma mi devo fermare subito perchè er parabrezza non parabrezza più... vibra e basta... trovo uno che fa impianti GPL gli chiedo una vite e stringo il parabrezza... riparto ma per paura che il tubo non regga non tiro tanto... dopo diversi autolavaggi veramente caratteristici, 29 euri di autostrada... anzi di servizi, 50 di benzina e 250 euro di acqua e Gatorade (cazzo che caldo faceva!) arriviamo a destinazione.
Dopo diversi giorni di riposo, rismonto la moto, sistemo la bottiglietta con nastro isolante e uno straccio Vileda... perchè quello de Dolce e Gabana era finito... in modo che se perdiamo un pò d'olio non ci crei dei problemi... l'accendo... tutto a posto... spengo... chiamo Rosalba per andare a mare, accendo la moto e va uno... che simpatico diversivo... la paura mi assale... ma fortunatamente è solo una candela incrostata da tutto l'olio finito nel cilindro passando dai filtri del carburatore... Il giorno prima di partire mi ritrovo completamente la moto incartata con la carta igienica... gli amici sono previdenti e delicati... magari così non sporcavo in giro le autostrade italiane...
Ripartiamo per casa e l'ultimo colpo me lo dà Rosalba sull'autostrada... come controllo sicurezza faccio alzare, ogni tanto, la gamba di Rosalba e guardo lo scarponcino... pulito!!! nessun problema... viaggiavamo a velocità fissa per non sforzare la moto... ma ad un certo punto si fulmina la lampadina del contakm... era ancora quella originale ma era cosa buona e giusta che si rompesse in quel momento... ero troppo attento a guardare la velocità, ora non vedo più la velocità ma vado ad orecchio... dopo un paio di parolacce sento Rosalba che mi chiama... rallento... lei:"BUTFSGUDJIOAO"... io:"che hai detto???"... rallento ancora... lei:"BUTTAFUORI"... cazzo mi fermo di botto bestemmiando... cazzo se lo dice lei sta buttando fuori tutto l'olio... mi fermo alla piazzola... scendiamo e comincio a guardare la moto... ma niente olio... io:"Rosalba che c'è???"... lei:"pensavo che avessi capito?!?!" io:"Che cosa???"... lei:"Devo far registrare BUTTAFUORI, il programma che fanno su Raitre, da mio padre"... sorriso... parolaccina... e si riparte.
La morale è sempre la stessa... la nostra Guzzi riesce sempre a riportarci a casa, nonostante le mie minchiate... sono un vero minchia!!!

Motociclisti. Strana specie.

mercoledì 29 luglio 2009

Il valore delle cose

Il valore delle "cose"
Di Marco D'Anella (da Anima Guzzista)
L’ho sempre pensato ed ora ne sono ancora più convinto che le “cose” che ci appartengono ed a cui siamo legati hanno un valore intrinseco che va al di là del loro valore strettamente commerciale, in particolare per me, anzi noi (la mia famiglia tutta), la Moto Guzzi V65 di mio fratello. Chi di voi mi conosce meglio infatti sa che ho perduto mio fratello 21 anni fa proprio in sella alla V65 che da allora custodisco in maniera maniacale e resterà a dispetto delle leggi sempre sua. Quello che sto per raccontare diciamo che ha del grottesco, pur tuttavia ha provocato in me un disagio che mai avrei potuto immaginare. Mio cognato, ragazzo aspirante Guzzista di soli 25 anni, martedì scorso prende la moto per andare a sostenere l’esame della patente. Dopo le prove di rito, ottiene immediatamente l’agognata tesserina (ah come cambiano i tempi..) e felice felice se ne va a zonzo per due giorni scorrazzando per mezza provincia. Il venerdì vado per prendere la moto e immediatamente mi salta all’occhio che manca il fianchetto destro! Sono immediatamente pervaso da una sensazione di sconforto mista ad incredulità, prendo il telefono e comincio a chiamarlo sperando di sentirlo dire che lo ha tolto e appoggiato da qualche parte ma la sua risposta è laconica: “Quale fianchetto?”. A quel punto ha capito che bisognava intervenire subito per porre rimedio e già il sabato mi sono attivato in tutti i modi per reperire il pezzo. Concessionari, amici, mercanti di pezzi usati, (trovate il post anche nel mercatino) insomma era come se mi mancasse un braccio… Con il passare delle ore, pur collocando il fatto nella giusta gerarchia (in fondo è una ca..ata rimediabilissima) non mi scrollavo di dosso la sensazione di aver fatto una cosa brutta, in altre parole di non aver custodito a dovere la moto.


La mattina di domenica mi sono alzato di buon ora ed ho svegliato mio cognato.
“Vieni con me e ripercorriamo tutta la strada che hai fatto, dobbiamo ritrovarlo”, queste sono state le mie parole e lui un po’ assonnato ed un po’ esterrefatto (ha provato a dire: “Ma ho fatto un sacco di km e poi è come cercare un ago in un pagliaio e….”) si è accomodato in macchina e siamo partiti. Mentre andavamo con andatura adagia e percorrevamo i km, un pensiero ricorreva nella mia mente: “Non può finire così, non deve finire così”, quando ad un tratto dopo circa 40 Km, nel centro di un paesino la mia tenacia è stata premiata, adagiato su un lato della stradina di pavé, eccolo, lo vedo e sembra come un miracolo che sia stato per ben cinque giorni lì ad aspettarmi.
Era un po’ malconcio a causa di qualcuno che c’è passato sopra ma a mezzogiorno era già stato riparato ed era di nuovo al suo posto sul lato destro della moto.
Quanto vale per voi un fianchetto di plastica?

lunedì 27 luglio 2009

Meditazioni di viaggio

Meditazioni di viaggio
Di Nonno Ennio
Da Anima Guzzista
.
Domenica di giugno, le tre del pomeriggio, più o meno. Autostrada Aosta-Santhià. Il vento ti arriva addosso di traverso e ti fa sbandare. Impossibile tenere la velocità che avevi preventivato. Ti fermi a fare il pieno e mandi un sms alla dolce (?) metà per avvertire che farai più tardi del previsto e pensi che, all'arrivo, avrà il muso lungo. E ti chiedi chi te lo fa fare, soprattutto alla tua età over sessanta, di andare a cercare i raduni più lontani. Come ti salta in mente di metterti in sella il venerdì mattina e farti una dozzina di ore di viaggio, in assoluta solitudine, per andare ad incontrare gente mai vista prima a quasi 900 km da casa? E poi rifare la stessa cosa, in direzione contraria, quarantotto ore dopo, con in più gli strascichi di due notti in cui hai dormito pochino e di una serata passata a tirare tardi e bere birra insieme ad altri motociclisti.

Già, chi te lo fa fare? Ovviamente nessuno. Te lo fa fare forse il pensiero che, magari, la pianura padana non sarà la Desert Valley e che il tuo California non sarà l'Electra Glide ma l'emozione di stare in sella ad una moto per andare finché la voglia ti spinge è proprio la stessa, a qualsiasi latitudine, in qualsiasi paese. Te lo fa fare il piacere sconfinato di arrampicarti (con calma, senza dover piegare a tutti i costi) su per i tornanti del Gran S. Bernardo con la neve ai due lati della strada e l'occasionale marmotta che non si sposta più di tanto al tuo passaggio. Oppure l'improvvisa folata che ti arriva alle narici con il profumo del fieno tagliato di fresco in una vallata svizzera.


E poi - perché non confessarlo? – ti spinge quel sottofondo di esibizionismo che ti fa sentire diverso da tanti, che ti fa sentire una punta di orgoglio quando ti guardano con un po' di invidia quelli che sanno che non ci riuscirebbero mai, a farsi tutta quella strada. La stessa punta di orgoglio che provi quando il ragazzino che ti vede arrivare davanti all'autogrill tira il babbo verso la tua Guzzi e gli fa notare, con la meraviglia negli occhi, che è proprio grossa, e che c'è l'autoradio ed anche il navigatore satellitare. Sì, non è un'Harley e neppure una BMW ma ha tutto e mi ha sempre portato dove volevo senza mai lasciarmi per strada. E sicuramente c'è anche qualcosa in più che mi spinge sulla strada, ma vallo a capire!


Resta solo il fatto che, se pure, verso la fine del viaggio, quando sembrava che casa tua non arrivasse mai, hai maledetto il momento in cui hai deciso di partire, ti basta una notte di riposo per cominciare a fare i piani per la prossima uscita. E ti dici che, in fondo, questa volta saranno poco meno di ottocento, i chilometri da fare, per arrivare in Germania. Ben cento in meno della volta scorsa. Roba che, quasi quasi, invece di partire il venerdì, ti potrebbe bastare partire il sabato e tornare la domenica!
Nonno EnioCalifornia 110 (carb) '96 "Italian Eagle"

domenica 26 luglio 2009

Piccole bimbe crescono

Piccole "bimbe" crescono (da Anima Guzzista)

di Lorenzo Cammunci


Cazzo se è freddo stamani, un freddo micidiale. Massimo mi chiede di sbrigarmi, i funghi non possono attendere tutto il giorno...e mi prega di vestirmi pesante perchè non vuole sentir frignare, alle 5:00 nel bosco fa freddo.
Non vuole portarmici, non ama avere compagnia quando si dedica alle suepassioni per staccare un po' la spina dalla routine. Come quando i pomeriggi diagosto , dove aver fatto "compagnia" alla famiglia si concede una gita col suo motore, di rado ci porta anche mia madre...solo in sella alla sua aquila....Non appartiene a gruppi, stormi o branchi mio padre...è un falco solitario, un tipo burbero che non concede sorrisi a nessuno, ma da un cuore solido e fondamentalmente buono.......piccoli flash che mi riportano alla sua memoria....La macchina arranca sulla collina, la macchina....una vecchia Niva 4*4 diestrazione russa, sembra debba collassare da un momento all'altro , ma arranca comunque orgogliosa e puntigliosa....trovare posto non è così difficile, nonostante la preoccupazione di Massimo di trovare altri "clienti". Solo un bastone gli fa compagnia , nella ricerca....mi chiede nonostante tutto di andare avanti, di fargli strada. Mi districo nel bosco in maniera goffa, non ci sono mai stato, non conosco la natura....lui da dietro ogni tanto borbottandomi dice di fermarmi....ne ha beccato un'altro....e così fanno già 3 porcini e 5 prataioli.....il mio cesto è vuoto, l'occhio di falco non perdona.


Massimo ad un certo punto inchioda....mi dice di fermarmi subito.....i suoi occhi sono rapiti da tutt'altra cosa che un accampamento di funghi....primo pensiero che ingenuamente mi suvviene. Ha visto qualcosa, ma non sa ancora bene cosa.....si butta nella macchia....con fiato ansimante...non l'ho mai visto così febbricitante...non è certo un tipo da rendere pubbliche le sue emozioni, non lo è mai stato, neanche con mia madre...almeno non davanti a noi. Torna fuori con la frase: "Lorenzo, vieni a darmi una mano....ho visto una stradina, magari con un po' di fortuna e qualche colpo di paraurti riesco aportare qui la macchina!! "Penso...."Ma che ha visto un cervo??" No, non è un cervo...è un rottame, tutto bruciacchiato dal quale spunta una scritta inequivocabile da un cilindro....MOTO GUZZI.....è ridotto ad un statopietoso, probabilmente rubata e abbandonata nel bosco....la targa dice Firenze....36....ecc ecc....anche discretamente giovane....per quel periodo. Alle mie spalle, chiari rumori di frasche e alberi che cadono , mi fannocapire che la strada anche se non l'ha trovata, Massimo, è in procinto di costruirla a suono di stridore di cinghia....e marcie ridotte (nella Niva non c'erano , ma erano ridotte comunque) . Io sono praticamente inesistente....ha trovato un terzo figlio....io sono la manodopera necessaria per portare a compimento un sogno,....e farlo crescere....Mi corregge non è maschio, ma femmina...si tratta probabilmente di una Nevada...e a logica , dalla grandezza del cilindro di una Nevada 350. Per me è come sentir parlare arabo...d'accordo lui ha un California ...ma per me è comunque arabo...io amo le moto daCross...anche se per ora ho solo "portato" un Grizzli ..e un fifty TOP, massimoche ho fatto è stato cambiargli la marmitta con una Molossi.Caricare il rottame a 2 ruote su quello a 4 è tutt'altro che semplice...maniente potrebbe far desistere Massimo. Arriviamo a casa....mentre in auto è una tomba.....ogni tanto guarda dallo specchietto retrovisore come sperando in un movimento, un sussulto di vita.....io penso: "mio padre sta male, o quanto meno non è normale ora".In men che non si dica, in una settimana si presenta a casa con una persona, con la stessa luce negli occhi che possiede lui, ma di una 30ina di anni più vecchio....aprono il bandone del garage...osservano la Nevada, ancora bruciata, ancora morta...gli occhi del vecchio luccicano....esordisce con "maledetti figli di troia".....si gira a sinistra e vede il Cali....."bellissimo!!!!" difatti lo è: Massimo lo lucida almeno una volta a settimana, con prodotti fatti arrivare dalla Germania....lo smonta e rimonta una volta al mese....sembra immacolato e ha circa 250.000 km....ancora segnato sul contakm vecchio stile....non quelli nuovi che a 100.000 ripartono da 0.......Il vecchio dice che gli piange il cuore ma non ha la possibilità di sistemarla...anche perchè possiede altri mezzi importanti....ma nel dirlo la chiama Bimba.......da lì il nome....Massimo si offre volontario e vanno all'ACI..., l'anagrafe delle moto per dichiarare il nascituro. Si chiude in garage per giorni....chiamando a destra e a manca per i pezzi, i mercatini d'epoca e le rottamerie aprono i battenti alla sua foga, alla suaricerca spasmodica di pezzi. Un giorno quando è a lavoro, scendo a curiosare....non sembra neanche lei....il motore è sul banco....ma il telaio ela carrozzeria...mio Dio....che moto bellissima....Massimo mi sorprende alla spalle...mi dice di andare al banco con lui....e mi spiega le leggi del motore a V, il bicilindrico, la carburazione....ma io non lo seguo...come faccio?? Non neho mai sentito parlare prima!!!....Mia madre è incazzata di brutto, a scuola trascuro un po' il lavoro, ma la sua preoccupazione maggiore è che possa diventare come mio padre , con questa passione per le moto.....lei non ci è mai voluta salire....fin'ora. All'arrivo di un nuovo fratello , anzi sorellina....ho riscoperto il piacere di avere un padre.....Massimo, che difficilmente scorderò anche se la sorellina in futuro non dovesse esserci più. Ho scoperto anche un altra gran cosa: anche Massimo sorride.........Mia madre ogni tanto mi chiede di portarla a fare un giro......e ogni volta scende dalla moto coi lucciconi. A distanza di 14 anni da quei giorni molte cose sono cambiate....la bimba che aveva 25.000 km...ha percorso un giro completo più altri 52.000 ....il conto totale fatelo voi. Mio padre, Massimo, che per me è stato un vero padre....soprattutto rendendomi partecipe di questa grande passione, ci ha lasciato 3 anni fa per una malattia che l'ha corroso...a tal punto che al primo anno di malattia ha venduto il Cali ....anzi rottamato credo....dopo una vita da invidiare: 325.000km. Io torno in moto, nonostante le mie condizioni di salute non siano bellissime, e faccia cure devastanti.....ho fondato un motoclub per ricordarmi di lui....ho fondato un motoclub per diffondere questa mia passione verso altri...con i pro e i contro che trovo nella vita da motoclub purtroppo parlando. E' la prima volta che racconto questa storia....non senza una punta sia di timidezza,amarezza, ma anche di orgoglio....mi sento fortunato....oltretutto è una storia che avevo promesso ad amici come Rinaz,Valter, Stefano, Gennaro...e molti altri. Come molti sanno "heaven" il mio california special ora è in officina per un brutto incidente fatto a dicembre....dal quale io ho smesso appena di riprendermi "piccolo viandante" è da una vita in fase di restauro la cara BIMBA...invece ha un problema più serio: dopo più di 170.000 km...la centralina è partita....se qualcuno ha quindi la possibilità di suggerirmi un posto ove averla usata.....sarebbe un amico.....per ora non posso comprarla nuova...non mi è concesso nel rispetto alla mi donna e alle spese che dobbiamo sostenere. Sono appiedato...che non si addice per un neo presidente di un motoclub....ma lo sono.....per ora tutto è fermo in attesa di essere riportato a nuova vita, anche col vostro sostegno.....per ora vi ringrazio di aver ascoltatola mia storia.....mi sono "addormentato" per un po' , ma sto cercando di tornare presto in sella.

In missione per conto di Dio

In missione per conto di Dio
Report telegrafico di una domenica minchiale

di Samside

Dal sito: Animaguzzista

http://www.animaguzzista.com/page_builder.php?fileindex=incontri/incontri_index.txt&filebody=incontri/racconti/inmissione.htm

Sveglia alle 9.00.Doccia, barba, scarpa di pelle nera, pantalone di velluto nero, camicia in doppio cotone ritorto, giacca e guanti di pelle, integrale.Raggiungo la chiesa dove oggi si sposa Matteo, l'ultimo degli ex compagni di classe con i quali c'è ancora qualche rapporto, che ancora non ha la fede al dito (a questo punto manco solo io ....).

Mi guardo intorno e secondo me sono il più figo di tutti.

Anche se gli sguardi di chi ho intorno paiono dire tutt'altro.

Ma non è questo il problema. Il problema è che io odio le cerimonie tutte, i matrimoni in particolare. I matrimoni ai quali vado in moto, e quindi non posso bere, sono quelli che proprio non sopporto. Problema che diventa più grande se la chiesa è proprio di fronte alla rotatoria che unisce la statale alla strada per Urbino. E dietro ci sono le Capute.

Finite le quali, si fanno un'altra trentina di chilometri di curve, prima della Trabaria.

Problema che diventa gigantesco quando è domenica, il cielo è limpido e l'aria è fresca.

Tolgo il casco, tolgo i guanti, apro la giacca.

Alzo lo sguardo, lo riabbasso.

Mi passano di fronte in rapida sequenza una Ducati, una mucca e una giappa non identificata.

Mi guardo intorno.

Un sorriso, forse un pò desolato, ma sincero.

Mi chiudo la giacca, mi metto i guanti, il casco. Accendo. Si avvicina Lorenzo che mi fa “Ma a pranzo vieni ?”Io gli rispondo “Forse si” e parto ridendo come un imbecille dentro al casco. Non tanto perchè so benissimo che non ci andrò, quanto perchè mi rendo conto di guidare una Guzzi vestito da mucchista. Complice il fatto di conoscere le strade a menadito, mi diverto. Mi diverto da morire. Mi diverto così tanto che in alcuni momenti ho quasi la sensazione di saper guidare almeno un pò sto ferro maledetto. Che respira che è una meraviglia, che sta bene, e che mi fa star bene come un bambino con il suo gioco preferito. Non penso ad altro che a divertirmi e non incontrare posti di blocco. Il primo me lo segnalano a tempo debito, chiudo e ci passo davanti a 3000 giri. Occhiataccia il primo, occhiataccia il secondo, sguardo ebete del pirlota, e pedalare. Il secondo non me lo senalano affatto, e chiudo nell' istante in cui vedo l'omino blu in mezzo la strada. Non una gran mossa, potrà sembrare, ma faccio davvero tanto baccano. Mi guarda brutto, bruttissimo, ma la paletta non la alza. Mi guarda bruttissimo, ma ora anche un pò incursiosito, e 'sta paletta continua a non alzarla. Sono passato, ma a questo punto non c'è più nessun rumore. O quantomeno, nulla è percepibile, se non l'odore che lascio in scia. Arrivo in cima alla Trabaria, e mi fermo, perchè ho bisogno di assorbire un pò di questo sole. Ho le ossa ghiacciate. Si, perchè l'aria è fresca quando, sul livello del mare, stai in piedi, fermo, sotto il sole. L'aria è fresca e tu stai da Dio. Ma se quel giorno di aria fresca è il 5 di ottobre, e tu con la moto arrivi intorno ai 1300 andando ad andatura arzilla-medio-spedita, è il motore a stare da Dio.

Tu che lo guidi con la scarpina fescion, il pantaloncino figo e sotto la giacca, solo la camicia stilosa, sei un emerito minchia.

Scambio due chiacchiere con il ducatista che mi ha sverniciato senza pietà, e che mi guarda con disprezzo.

Penso tra me e me:“Si, ok, mi hai dato paga. E allora ?A parte che io mi stavo facendo gli stramaledetti miei, ma tu ....Si, dico a te: tu, ti sei visto ?Hai una moto che fa cagare.

Tutta kittata e tutta personalizzata .... e c'hai lasciato i db killer.Sei vestito come un fighetta .....”“.........”“Ah, ecco perchè mi guarda con disprezzo ..... si, dai, la moto non è proprio bella, però due o tre spunti interessanti ci sono”.

Gli spiego il perchè della mia mise, e ne riguadagno il rispetto, prima che mi saluti, per lasciare posto al V-Stronz munito.

Ragazzo simpatico, solare, amante della moto, ma non appassionato.

Apre il bauletto, tira fuori un thermos e si versa un caffettino caldo (bastardo, la moto fa schifo, con il bauletto è inguardabile ..... ma lo invidio parecchio).

Conosce diversi modelli, viene da un Transalp, ma insiste con 'sto “il monocilindro”, “il bicilindro”,.....Chiacchieriamo, e intanto vedo che ogni tanto, dietro agli occhiali da sole, allunga gli occhi verso la mia.

GS e Stelvio costavano troppo, così da poco ha comperato il V-Stronz, e ne è più che soddisfatto.

Le Guzzi lo affascinano, ha guidato una Brevina e gli è piaciuta molto, ma costano troppo, e troppo grande è l'incognita affidabilità e assistenza.

E allunga gli occhi.“Ma guarda che ora le Guzzi sono moto affidabilissime...”“Ma guarda che ci sono degli ottimi usati ....”“Ma guarda che quelle che a te sembrano moto affidabili, in realtà hanno tanti problemi ...”

“Ma guarda che non ci sono più le mezze stagioni, e se si stava meglio quando si stava peggio, l'importante è unire l'utero al dilettevole ....”.

“E blablabli....e blablabla”.

E allunga gli occhi."E allora se lo vuoi proprio, 'sto colpo di grazia, io te lo do."“Ascolta, io me ne vado.Prima però appoggia il culo sulla mia moto, così capisci perchè ti affascinano”.Cazzo, non aspettava altro: mi giro per togliere il casco dal serbatoio e i guanti dai coprivalvole (sborone .....) e lui è gia li che scalpita.Mette una gamba dall'altra parte, la solleva dal cavalletto, e gli si legge la paura in faccia.“Accidenti, pesa !!”.“Pesa solo da ferma, poi quando vai in giro non pesa più.Gira la chiavetta, fai fare il check, e poi accendila”.Accesa.

Lui cambia espressione e colore. E non dice niente. Mani sulle manopole, sguardo perso nel vuoto. Mi sembra più patacca di me.“Dai una sgasatina”.Sgasatina-ina-ina. Ghigno. Sgasatina-ina. Sorriso Sgasatina. 52 denti. Sgasata. Coito non interruptus.

“Ma ascolta, vicino casa mia, dov'è che posso provare una Guzzi ?”.

“Vicino casa tua non so, comunque sabato prossimo prendi tua moglie, fai un giro fino a Macerata, e arrivi in corso Cavour. Li vedi l'insegna, e mentre tua moglie parla con la Lidia, tu parli con Roberto”. Io ancora non mi sono ripreso del tutto dal freddo, ma intanto salgo, lo saluto e lo lascio, sorriso ebete e chiazza sui pantaloni. Se avessi avuto un' hornet, avrei fatto la strada più breve. Purtroppo però ho un V11, quindi finisco la Trabaria, un pò di E45, Scheggia fino a Gubbio, Contessa e via a casa attraverso le colline, per saltare la statale.

Era da tempo immemore che non prendevo tutto 'sto freddo, e il cellulare è pieno di messaggi che vanno dal “Ci sei mancato” al “Non si fa così”.Li perdono.

Ero in missione per conto di Dio, ma non possono saperlo.

Ed è inutile spiagarglielo.

Non mi capirei.

lunedì 29 giugno 2009

Dialogo del motociclista e della morte

Autore ignoto
Oddone incontrò la Morte in un gelido e soleggiato sabato di gennaio. Proprio in uno di quei giorni, così rari durante gli inverni padani, nei quali la nebbia sembra uno spauracchio fantastico, irreale, scacciato da un sole sfolgorante. E quel sole si specchia negli infiniti brillanti di brina che ricoprono come un tappeto campagne e sempreverdi. Uno di quei rari giorni in cui spira il vento gelato che ha ripulito l'aria rendendola cristallina al punto che da Milano sembra di poter allungare la mano e di poter toccare tutto l'arco della Prealpi e delle Alpi coperte di neve.
E' il giorno in cui i motociclisti che non hanno messo in letargo la propria compagna a due ruote non riescono a resistere all'irrefrenabile desiderio di far cantare il motore e di correre sulle strade. Andare, partire, lanciarsi e scivolare in quel nitore in compagnia del vento, verso nord, con le montagne e la neve negli occhi, con qualche eccitante lama di gelo a filtrare negli indumenti pesanti, o ad infiltrarsi dal bordo della visiera pur chiusa, o nel buco del guanto pesante. Ma con la virile smorfia di un sorriso goduto poderosamente scolpita sul grugno da duro biker. Ehi! Basta un'ora, due, e si ritorna rigenerati e vaccinati contro altre settimane di nebbia, neve o pioggia. In pace con se stessi e con il mondo.
Oddone fece " pinpincavalin " per scegliere tra la Yamaha FZR 1000 e l'Harley Electra Glide, entrambe coperte da assicurazione in quel periodo. Vinse la Yamaha, ma lui ci pensò su un po' e decise per una cavalcata custom, lenta e ponderata, per godersi il paesaggio senza doversi troppo concentrare sulla guida e su una esagerata attenzione per eventuali tratti di strada ghiacciati. Inoltre avrebbe molto gradito, vista la temperatura nana, il buon riparo del largo parabrezza dell'Harley. Scaldò bene il motore e partì alle undici del mattino, prendendo la provinciale verso Trezzo d'Adda. Era ben imbottito, come se avesse dovuto andare a sciare, e non sentiva minimamente freddo.
Andava e motociclettava di gusto.
Si sentì gelare quando La incontrò. Ad un incrocio. Lì in mezzo al maledetto incrocio con i suoi stupidi ed inutili semafori c'era la maledetta automobile messa di traverso, con la fiancata sfondata. E per terra frammenti di vetro e di plastica ed i pezzi della motocicletta che giaceva distrutta metri più in là. E poi i segni di una impossibile frenata, e quelli di un impatto e di una strisciata sull'asfalto. Oddone si sentì stringere il cuore come in una morsa, quando vide sul ciglio della strada il corpo coperto dal plaid colorato. Una coperta corta, dalla quale spuntavano due stivaletti neri.
Non vide la gente che si assiepava commentando sottovoce. Vide "Lei", che osservava la forma nascosta sotto la coperta standosene immobile e silenziosa e tenendo piegato il capo nascosto dal cappuccio. Non c'era emozione in quello stare lì, in quell'essere presente. Lei era la Morte. Professionale, distaccata, fredda.
Lentamente Oddone attraversò l'incrocio, evitando i rottami che giacevano a terra e cercando di non guardare nè il morto, nè gli spettatori che guardavano lui che passava con l'Harley, nè la moto che giaceva a terra, per non essere tentato di volerne riconoscere marca e modello, nonostante la distruzione. Lo spaventava pensare all'elegante e potente moto sportiva che quel miserevole rottame era stato soltanto pochi minuti prima.La sirena echeggiò alle sue spalle mentre si stava allontanando. Sirena di che, al diavolo! Polizia, inutile ambulanza? Ormai era fatta... era tutto finito. Il solito automobilista con la testa nelle nuvole, che svolta senza guardare, o frena di colpo, o apre la portiera o... o... o! Cento modi per fracassare testa ed ossa a noi che stiamo sulle moto! Oddone guidava a bassa velocità, sconvolto da ciò che aveva dovuto vedere. La giornata era diventata intollerabilmente fredda, il piacere della guida invernale si era dissolto, il sole e le montagne coperte di neve sembravano appartenere ad un orizzonte che non era più il suo. Pregò brevemente per quell'uomo, che era stato un motociclista come era lui, fratello in quella passione travolgente che porta a cavalcare quei meravigliosi cavalli d'acciaio, tanto splendidi quanto vulnerabili, tanto esaltanti quanto pericolosi.

Poi, all'improvviso, Oddone si rese conto di non essere solo, a cavallo della sua Electra Glide. Non riuscì a continuare nel suo vagabondare. Dovette fermarsi su uno spiazzo sterrato vicino ad un prato dall'erba secca coperta di brina. Scese di sella e tolse il casco. Non capì se la causa del brivido gelido che gli scivolò lungo le membra fosse il venticello teso che spirava da nord, oppure la figura incappucciata di nero che sedeva sul sellone posteriore dell'Harley, appoggiandosi rilassata all'alto schienale.
- Mi piace, la tua moto... - disse la Morte, ed aveva la voce dolce e profonda di una bella donna.
Una bella donna sulla quale il Tempo non avesse potere alcuno. Una donna placida, matura, sicura del suo fascino e capace di trasmettere tutto ciò attraverso la sua voce. Niente roba rantolante, parole secche come il crepitare d'ossa, o sussurri malefici. Tutt'altro: una cosa ammaliante.


- Una grande Harley tutta nera e cromata, con un motore come un grande cuore pulsante. Mi si addice, non trovi? - il cappuccio della Signora in Nero si mosse lentamente, come se lei stesse gustando la vista della moto sulla quale stava seduta.
Oddone se ne stava zitto, con il casco tra le mani.
- Spero di non averti spaventato... quando ti ho visto passare su questo splendore non ho saputo resistere alla tentazione di venire a fare un giretto con te. Il mio lavoro l'avevo finito, ormai, ed avevo ed ho un po' di tempo prima del prossimo appuntamento. -- Ha fatto bene. - dichiarò Oddone, e si sentì molto stupido, sia perchè si era rivolto alla Morte dandole educatamente del "lei", sia perchè era convinto che le sue parole fossero suonate, come dire? un tantino false.
Il cappuccio della Signora vibrò leggermente, proprio come se lei stesse ridendo.


- Grazie. - disse poi. - La tua moto è anche molto comoda. L'hai chiamata Augusta, no? Bel nome. Dà la giusta idea.
-Oddone non sapeva cosa dire. Quello che gli stava succedendo non era vero, non poteva esserlo. Doveva avere preso un colpo di freddo. Forse una cosa grave, per procurargli una simile allucinazione...- Beh, se è grave, non lo è al punto da richiedere la mia presenza. - disse la Morte. - Ho ancora un po' di tempo libero, ma se ti spavento posso andarmene subito, se vuoi. -
- Non sono proprio a mio agio, per la verità. -
- Anche se sai che non sono qui per te? -
- Beh, insomma, questo mi tranquillizza un po'. - ammise Oddone, e poi corrugò la fronte cullando un pensiero sgradevole.
- Ti stai chiedendo quanto tempo dovrà passare prima che il nostro appuntamento diventi una realtà compiuta... -
- Lei sa leggere nel pensiero? -
- Puoi darmi del tu. Mi hai portato a spasso sulla tua moto, no? -
- Sai leggere nel pensiero? -- Che importanza ha? Secondo te un motociclista che ne vede un altro morto in mezzo alla strada riesce a non pensare "Chissà quando toccherà a me?" -
- No, certo. - ammise Oddone.
- Vedi? Non occorre leggerti nel pensiero per sapere che stai pensando se anche a te toccherà incontrarmi in quel modo, o su un'automobile, piuttosto che in un letto... Certo preferiresti che non capitasse con la moto, forse per non dover distruggere uno dei tuoi sette gioielli a due ruote. -
- E' proprio così... Però io detesto la psico-logica. Chi la conosce mi può leggere dentro come in un libro aperto. -
- Su, non te la prendere... E' solo che hai paura delle tue paure. Ed io mi sento di fare qualcosa per te, per ricambiare il piacere che mi hai dato portandomi in moto con te. Vorrei aiutarti ad esorcizzarle, le tue paure. Raccontale a me ed a te stesso, e vedrai che starai meglio. Parlami prima di tutte le cose brutte, e poi lascia che la luce del sole le sbiadisca, intanto che parliamo di tutte le sensazioni meravigliose che le motociclette sanno dare. Alla fine me ne potrò andare... Pensa! Potrai anche fare un paragone fra l'emozione che hai provato ad avere ME seduta sulla tua moto, alle tue spalle, e quella che ti dà una donna con grandi seni morbidi appoggiati contro la tua schiena... -" Chissà se anche la Morte ha le..." cominciò a pensare Oddone.
- Non essere irrispettoso! - lo rimproverò bonariamente la Morte, e lui si convinse che Lei poteva davvero leggere nel pensiero.



- Dimmi perchè hai sette moto. - sussurrò la Signora,
ed Oddone le spiegò:- Tante me ne sono piaciute, e tante ho avuto la fortuna di potermi permettere di possedere. -
- Dispari di numero... perchè così, se ne distruggerai una incontrandomi, ne resteranno sempre tre per uno per ciascuno dei tuoi figli. -
- E' così. - confessò Oddone, e la prima delle sue paure, quella più grande e potente, uscì fuori. - La vedo. - disse la Morte.
- Vedo la paura per la vita dei tuoi figli... vedo che vorresti poter sfogare la tua passione per le moto più ancora di quanto tu non faccia, e regalare la passione ai tuoi figli come qualcosa di prezioso. Ma vedo che ti odi per questo, perchè temi di dar loro qualcosa che metta in pericolo la loro vita... -
- Arrivo a desiderare che invece di amare le moto quanto le amo io , arrivino ad odiarle proprio in contrapposizione al mio modo di vivere questa passione... e ne sfuggano per sempre i pericoli che ne costituiscono il prezzo. -
- Puoi sempre sperarlo. Puoi sperare che non sentano il richiamo di questa eccitante forma di libertà... Il richiamo dell'andare e dell'andare e dell'andare senza fermarsi... -
- E dei colori e dei profumi, e del caldo e del freddo, e del vento che ti stuzzica o ti rinfresca... Che è lo stesso vento che ora ti accarezza ed ora ti strapazza... che ora ti accompagna ed ora ti perseguita, mentre corri le strade. -
- Sì. Questo e molto altro ancora, che tu conosci. C'è sempre quel prezzo da pagare, che tu conosci... E c'è la paura... Dammene un'altra, delle tue paure! -
- Basta così poco! Un attimo di distrazione. Mio o di chiunque altro... ed arrivi tu. -
- Non è soltanto questo, il prezzo. Non lasciare che le paure restino annidate dentro di te... c'è un prezzo anche più alto. -
- Ma tutto è già scritto? E' inutile lottare, risparmiarsi, essere prudenti? Il nostro appuntamento con te è già fissato, è ineluttabile? Oppure è in nostro potere rimandare l'incontro ad un momento più lontano? - chiese Oddone accoratamente, cercando una risposta che fosse una via d'uscita dal castello di dubbi nel quale a volte si accorgeva di essere rinchiuso.
- Hai troppo ben presente la favola del soldato di Samarcanda! Puoi immaginare quanto io ami una ipotesi tanto suggestiva ed arguta, ma non è così: io arrivo quando è giunto il momento, mai prima! Siete voi uomini che a volte, comportandovi da pazzi, arrivate in anticipo agli appuntamenti, mettendomi fretta e costringendomi a correre. Non è cosa ch'io ami, ma non posso farne a meno. Devo essere sempre dove è richiesta la mia presenza... Tu lo sai, tutti lo sanno: è ineluttabile, tu l'hai detto. -
- Ma sta scritto? - La Morte allargò le braccia, e sembrò stringersi nelle spalle.

- Sta scritto che io arrivi SEMPRE, non QUANDO io debba arrivare. Però sta scritto ch'io arrivi quando DEVO arrivare. -
- Non capisco. -
- Se sali su una moto da cento cavalli, la lanci alla massima velocità e chiudi gli occhi per venti secondi, stava scritto che tu lo facessi? Stava scritto che io e te avessimo un appuntamento in quel momento? -
- No. -
- Ma se tu fai questo, tu mi dai un appuntamento. E se sta scritto che devo essere presente, io devo essere presente. -
- Chi scrive se devi essere presente? -
- Se fosse scritto che l'uomo debba saperlo, tu lo sapresti già, non credi? -- Detesto la logica, quando mi si rivolta contro come un serpente! Morde. Fa male. Lascia brutte cicatrici. -
- Su, non fare così... Nulla è scritto "da sempre", altrimenti non esisterebbe la libertà; per contro, nulla è che non venga scritto, o lentamente nel tempo o d'improvviso. Non ha importanza che ciò avvenga in seguito ad un atto di volontà di uno o di altri, oppure in seguito ad una casualità. Non ha importanza quanto di totalmente assoluto sia nella casualità, o quanto parziale o marginale sia la casualità stessa. Quando accade qualcosa per cui io debba essere presente, io lo sono. Così dev'essere.
- Oddone scosse la testa, con la fronte corrugata, come se avesse udito concetti espressi in una lingua sconosciuta. Ma riuscì ugualmente a porgere un'altra domanda:
- Ma tu, quanto tempo PRIMA di un appuntamento sai di doverci andare?
- Il tempo necessario per arrivarci. -
- Sapevo che mi avresti risposto così... -
- Perchè non c'è altra risposta, non credi? Non arrivo mai in ritardo, nemmeno quando lo sono davvero: l'ora dell'appuntamento è quando arrivo. Nè prima, nè dopo. Nessuno può dire di essere morto nè un minuto, nè un'ora, nè un giorno dopo il momento nel quale avrebbe dovuto morire. Nessuno può dire di avermi aspettato. Si muore quando io arrivo, non quando eventualmente avrei dovuto arrivare. -
Oddone restò muto. Non sapeva cosa dire, annichilito dalla basilarità di questi assunti.
- Su, motociclista, continua: il prezzo può essere più alto. -
- Sì. Continuo. Questo il prezzo: mancare in malo modo all'appuntamento con te! Il nostro corpo è così fragile... Basta poco, e ce ne restiamo qui, con il corpo o la mente devastati, a litigare con la vita nostra e con quella di chi ci sta intorno. Distrutti, inabili. A soffrire o far soffrire. A soffrire "e" a far soffrire. Magari ad aspettare con ansia TE, che non ti decidi ad arrivare, finchè non sta scritto che è arrivata l'ora dell'appuntamento. -
- Non è destino, questo, che sia prerogativa unica di chi ha la passione per le moto. - sussurrò la Signora in Nero, indicando con una manica l'Harley in nero sulla quale continuava a stare piacevolmente seduta. - C'è chi ha subìto quanto temi senza aver neppure in parte goduto le sensazioni che voi godete sulle moto. Il prezzo è alto, è vero, ma parliamo anche della mercanzia che si acquista. Parlamene tu, come ne parli a te stesso quando respiri il piacere che le tue sette amanti sanno darti... -Oddone esibì un sorriso un po' amaro, chiedendosi se era proprio quello ciò che la Morte voleva da lui. Aveva la voglia e la forza di parlarne, però. Di parlare del piacere della moto. - C'è il senso di libertà. Ci sono le strade dei boschi e dei monti e quelle della riva dei laghi e dei fiumi. Ci sono i mille paesaggi da conoscere e da vivere. E da... scorrere. C'è la voglia di cavalcare il vento, nei momenti in cui non senti più il canto del motore, quando ti sembra di non essere nemmeno seduto su una moto, ma sull'aria. E l'aria... vola! Oppure c'è il piacere di guidare, di condurre quella bellissima cosa viva che sta sotto di te. Il piacere di guidare "davvero"... di dovere agire, muoverti, spostarti sulla sella per piegare il tuo mezzo come la strada e la tua velocità richiedono. Con la continua, eccitante sensazione della sfida all'equilibrio, in quel continuo gioco di forze e vettori ed energia. In quel dominare il movimento, gustando le accelerazioni e le decelerazioni mentre le usi per farle partecipare all'insieme di tutti i fattori complessi... eppur dominabili, della guida. Ed intanto la stringi con i pugni e le ginocchia, la tua moto, e lavori con i piedi sui pedali e puoi cavare dal motore tutta una sinfonia di suoni diversi. -
- C'è da dimenticarsi la paura, no? -
- No. Sì. Sì, posso dimenticare, per un po'. Ma c'è, c'è sempre! Basta tanto poco per finire in pezzi! -
- Anche tu hai cercato l'emozione forte, però. L'hai cercata, la paura! Andavi a più di duecento all'ora, quel giorno, ed era una strada provinciale. Stretta, strettissima a quella velocità... e così corta! E allora? -
- Quel rettilineo sembrava finire dieci metri avanti i miei occhi... e stavo così steso sulla moto che mi sembrava di avere il naso a dieci centimetri dall'asfalto della strada. Ho mollato quasi subito. -
- E confessi? -
- Confesso una emozione violenta, e la paura era il suo condimento. -
- E mentre danzi con le stagioni? Hai paura anche allora? -
- No, come potrei? Sei così assorbito da ciò che vedi e vivi! Ancor oggi mi racconto la primavera sulle strade di Normandia, quelle strade lunghe e diritte, immerse in campi verdissimi, sotto un cielo tutto grigio e pigro ed umido... con i pensieri che mi si muovevano nella mente in volute lente, torpide... un torpore soltanto a tratti scosso dalle macchie di colore del violento giallo dei campi di colza in fiore. Ricordo i sospiri che mi sfuggivano dentro il casco, incontro al profumo esalato da quel verde umido e corroborante. E mi racconto la primavera sulle strade verso Mantova, con gli occhi pieni del colore dei fiori degli alberi di Giuda e di quelli delle forsizie, che imbrogliano, con una gioia priva di pudore, esplodendo i fiori quando gli altri vegetali si stanno ancor dando da fare ad emettere le foglie.Ed intanto ogni altro albero ed arbusto si sforza di mostrarsi con il verde più tenero e brillante, per competere con ogni altro albero ed arbusto per conquistare la meraviglia del verde più fresco. -- Ma...? -
- Ma non puoi non vedere quel lungo, infinito guard rail... paziente ed instancabile nell'attendere di affettarti un braccio, o una gamba, o il collo... come una lama ben affilata. Con cento occasioni perchè tu e la tua moto andiate a fare la quella spiacevole esperienza. -
- Non ci pensare. Dimmi dei profumi, invece. -
- Ci sono i profumi della primavera avanzata, quando si va in giro con la visiera del casco semiaperta, per lasciarli penetrare ed affondarvi il viso... il profumo delle ginestre delle isole, quello della lavanda di Provenza! Le dolcissime robinie di Lombardia, le glicini, i tigli! Ti ritrovi a guidare nell'estate, e non ti sei neppure accorto di quando ci sei entrato. Trovi l'alito caldo ed umido dei campi strapieni di mais, e l'aroma fragrante del fieno appena tagliato, e l'odore irruente del letame che nutre la terra, ed i vapori bollenti delle erbe che cuociono al sole. -
- Ma... ma? -
- Ma come fai ad ignorare quei muretti infiniti di cemento , quelle grigie meraviglie componibili che separano le carreggiate, e che ti aspettano? Un sasso schizzato da una ruota d'auto, una vespa che ti s'infila nel casco... oppure un piccolo urto, una ruota che perde aderenza. Tu lo sai, ci sono ampie possibilità di scelta: grattugiarsi fino alle ossa strisciando il muretto o l'asfalto... oppure giocare a carambola restando al di qua... -
e qui Oddone gesticolò, mimando un tragico flipper.
- O saltare di là per spiaccicarsi meglio. Senza sapere chi sceglie quale sia il tuo gioco... Forse senza nemmeno il tempo di capire quale sia, il dannato gioco! -
Oddone chinò il capo e tacque. Il venticello gelido gli passò sulle orecchie, teso come un rasoio.
- Ma, nonostante tutto, il bagnato, o il ghiaccio, o il terriccio viscido che sporca l'asfalto non ti fermano, d'inverno. Eppure l'unico profumo che senti è quello del freddo... E sei qui con la moto, e ti porti a spasso un'ospite. -
- Avrei preferito farti correre su monti e colline, in mezzo ai colori ed ai profumi dell'autunno. -
Oddone sbirciò la Signora, che contemplava le montagne imbiancate, e si rese conto di ciò che aveva appena detto.
- Ma tu li conosci da sempre, dall'alba dei tempi... -
- Dimmeli tu... è tanto tempo che non ci penso più. Forse me ne sono scordata. Racconta, su. -
- Non è possibile raccontare tutte le sfumature del verde, del marrone, del giallo e dell'arancio che si affollano nei boschi dell'autunno! Magari lo sapessi fare! Dimentico perfino i primi due o tre degli infiniti rossi degli aceri, non appena è passato un po' di tempo, quando i miei occhi non ne sono più riempiti... Ogni bosco ha un profumo diverso, e questo profumo cambia, se lo respiri al mattino, piuttosto che a metà del giorno o al tramonto. E poi cambia ancora al variare dell'umidità... e dopo una notte umida respiri fragranze che ti allargano i polmoni e la mente... -
- Continua... -
- ... -
- Continua, su, non essere ritroso. Io sono... -
- Non dirlo! E' soltanto nel cuore dell'autunno che i colori ed i profumi ora ti imbaldanziscono, quando il sole è caldo e l'aria asciutta, ora ti commuovono, quando tramonta il sole. Ed infine ti riempiono di dolcezza e tristezza e rimpianto, quando rinfresca ed è più umido, e molte sono le foglie già cadute ed i profumi sono quelli che sentivi da bambino nei boschi e nelle campagne e tra i cespugli delle rive dei fiumi. -
- E dov'è la paura? - - Mah! - ammise Oddone, dopo averci pensato su un po'. - Forse non è davvero paura, quella di volare via insieme alle foglie e di perdersi nei boschi dell'autunno... Forse non c'è paura di finire tra alberi e cespugli. O forse non è il momento di pensarci, o il caso di continuare a farlo. -
- E' così. Alla fine le paure sono consumate, sbiadite, ridotte. E ti resta così tanto in cambio!
- Davvero? -
- Tu lo senti. Io mi porto via le tue paure , ed il piacere di tutte le cose belle che mi hai raccontato . Continua a goderne. Continua! -
- Con minor paura? -
- Sì, o no. Non importa, se continui a goderne. Con prudenza, se vuoi, perchè lo devi. -
Oddone restò in silenzio, fissando la Signora in Nero, che se ne stava ancora seduta sull'Harley, rilassata, con il vestito ed il cappuccio che ondeggiavano con grazia, e compostamente, al soffio del vento dell'inverno.
- Ti saluto, ora. E' tempo ch'io vada. -
- Arrivederci, Morte. -
- Arrivederci, motociclista. Sii prudente. Cerca di non arrivare in anticipo al nostro appuntamento! -
- InchAllah. - disse Oddone, come suo solito. Ma la Signora in Nero era già svanita. Lui si mise a cavallo dell'Harley ed avviò il motore. Sospirò. Si sentiva più tranquillo. Rasserenato. Beh, anche rassegnato. Stette ad ascoltare il canto del motore. Il poderoso ronfare lo cullò, e le vibrazioni lo riscaldarono. Il sole continuava a splendere, in quel bellissimo, gelido sabato. Oddone considerò che la Morte appariva ora qui, ora là, ma la Vita era dappertutto. Era il caso di vivere. Infilò il casco e riportò la moto sulla strada, dirigendosi a nord. Le montagne coperte di neve scintillavano incoronando l'orizzonte, ed era uno spettacolo bello da piangere. Oddone incontrò la Morte in un gelido e soleggiato sabato di gennaio.