mercoledì 1 giugno 2011

The secret. Ultimo giro in Harley Davidson



Erano le 10 e 30 quando suonarono alla mia porta ed andai ad aprire.
Non ricevo molte visite durante il giorno. Diciamo che non ne ricevo nessuna. I miei non c'erano. E allora non capivo chi potesse essere. Sentivo il rumore di una Harley che rombava a pochi metri da casa mia.
Incuriosita alzai la maniglia e appena la porta si aprì ebbi un tuffo al cuore.
Adam era davanti a me tutto sorridente.
Per raggiungere un maggiore effetto scenografico aveva lasciato il motore della sua Fat Boy acceso, affinchè io capissi al volo che mi voleva portare a fare un giro, e non era venuto per entrare in casa.

Rimasi senza parole. Immobile. Non capivo. Adam abitava a 600 km da me. Come aveva fatto ad essere fresco e sorridente davanti a casa mia per quell'ora?
- Allora - mi disse sorridente - prendi il tuo casco, o pensi di rimanere impalata li fino a stasera?
- No no, vengo, vengo... ma... ma... - balbettai - ma da dove sbuchi? Hai viaggiato di notte o cosa? Come fai ad essere qui?

- Ehi quante domande! Risponderò più tardi. Per ora vedi di riprenderti dalla sorpresa e preparati. La mia intenzione sarebbe quella di essere in cima al passo per l'ora di pranzo, mangiare li, e poi discendere e riportarti a casa. Prima che venga sera devo ripartire. E prima di sera devo dirti molte cose importanti.

Passato il primo momento di inebetimento lo abbracciai forte. Mi veniva anche un po' da piangere, perchè la sorpresa era troppo forte. Ero troppo felice di vederlo. Lo baciai. Poi lo strinsi forte ascoltando il suo respiro e cercando di trattare un po' le lacrime che iniziavano a scendere. Non capivo. Ero confusa. La sorpresa inaspettata mi aveva davvero scombussolata.


Avevo il cellulare dentro alla tasca e sentii il suono di un sms. Non mi importava leggere chi fosse. Durante tutto il giorno gli unici sms che mi importavano erano quelli di Adam. Ero tutto il giorno con il cellulare alla mano, solo per poter sentire lui e sperando sempre in un suo sms.
Quindi non mi importava vedere chi fosse, in quel momento.
Il cellulare suonò ancora. Un altro sms. Poi un altro. Continuai a rimanere abbracciata a lui, incurante del cellulare che stranamente squillava un po' troppo quella mattina.


Si in effetti Adam era un tipo facile alle sorprese. Ma questa non me la aspettavo. Sapevo che doveva andare alla procura, al mattino, per lavoro. Sapevo che doveva partire presto per cercare di essere a colloquio con procuratore verso le 11. E mai avrei immaginato che potesse venire a trovarmi. Non a quell'ora. Non in un giorno di lavoro.


- Questa è la più bella sorpresa che tu potessi farmi - gli dissi - il più bel regalo.

- Si. Immagino. - rispose sorridendo soddisfatto - Ma ora corri a prepararti. Ti aspetto qui sulla porta.

Salii in camera e presi il casco. Presi un giacchetto jeans e lo zaino. Tanta era l'emozione che dimenticai di prendere un paio di scarpe adeguate e mi avviai alla porta con le scarpe da ginnastica.
Fu allora che il mio cellullare squillò di nuovo. E contemporaneamente sentii il suono di un altro sms.


Presi il cellulare in mano ma Adam me lo strappò e silenziò la suoneria. Poi lanciò il cellulare lontano, sul divano, e disse "per oggi niente cellulare. Solo io, te, la moto e i monti".
Stavo per protestare. In effetti quattro sms e una telefonata in pochi minuti rappresentavano un evento raro per me, e poteva anche essere importante.

Ma poi pensai "ma no, cosa può esserci di importante più di Adam".

Diedi un'ultima occhiata al cellulare, giusto il tempo di notare che stava lampeggiando, il che significava che stava arrivando un'altra telefonata, e mi chiusi la porta alle spalle.

**********
Il viaggio fu un sogno.
Sulla Harley non si può parlare. Il rombo della marmitte aperte rende impossibile chiaccherare. Nelle salite poi il rombo diventa un vero tuono, assordante per chi sta a pochi metri dalla moto, ma affascinante per chi ama questo genere di moto.


Allora mi godevo i monti. La strada. Il paesaggio. Gli alberi. La vallate. Gli strapiombi. Il vento. I moscerini. Il fresco che aumentava mano a mano che salivamo di quota. Le curve esagerate. Le accllerazioni. I sorpassi. Per la verità stavolta Adam sorpassava un po' troppo. Andava più veloce del solito, superava con una spericolatezza che non era tipica del suo carattere. Superava camion, auto, altre molto, con una disinvoltura che non gli avevo mai visto.
Ma mi sentivo sicura.


Mi divertivo.

Il clima era perfetto.

Il cielo limpido.
E io non potevo desiderare di più.
Corse, corse, corse. Si vedeva che aveva anche un po' fretta di arrivare in cima alla montagna.

Mi domandai se non si sentisse stanco, e quanti Km aveva fatto prima di venire da me.
Ma aspettavo di saperlo quando saremmo arrivati.


**********
Ci fermammo dopo aver comprato un panino, seduti su una panchina.
Davanti l'immensità e il silenzio.
Non era ancora periodo di vacanze, e le moto e le auto erano poche. In quel momento non c'era nessuno nel raggio di decine di KM.



- Ora che siamo qui, devo dirti un po' di cose. -



- Sentiamo - dissi - Sembrano cose serie. Se tu non avessi quello sguardo felice, sarei portata a pensare che si tratti di cose brutte. Ma ti vedo sereno, e quindi anche se importanti, non credo che saranno cose che mi guasteranno questa bellissima giornata.

- Si - rispose - Sono sereno come non lo sono mai stato. E felice. Ma devo dirti queste cose.


Un brivido mi attraversò il corpo. La mia sensazione era che doveva trattarsi di cose davvero importanti ma non riuscivo ad immaginare di cosa potesse trattarsi.



- La prima cose che volevo dirti è che i documenti che dovevo portare al procuratore non sono mai arrivati a destinazione. Li troverai nella tua camera al tuo ritorno. Te li ho lasciati li. Tu saprai che farne. Devi pubblicarli, e in futuro dovrai girare il mondo per far sapere a quante più persone possibile i contenuti di quel fascicolo.

Francamente non capii che voleva dire e domandai:

- Certo che girerò il mondo. Finora lo abbiamo fatto insieme, continuerò a farlo, ma in genere sei tu che parli. Perchè non vuoi più parlare? Ti sei stancato di girare? Di tenere conferenze? Di scrivere?

- No non mi sono stancato. Anzi. In futuro lo farò sempre di più. Ho cominciato già da oggi. Ma in futuro lo farai anche tu. Dovrai farlo.
- Ok. - Dissi. - Tutto qua?


- No. - rispose - Ci sono cose più importanti. L'altra cosa è che il mondo in cui viviamo è un'illusione. E' tutto finto. O meglio. E' reale. Ma è reale quanto è reale il mondo in cui è immersa una rana dentro ad un pozzo, che crede che il cielo sia grande come l'apertura del pozzo.
Ci vogliono schiavi. E noi non sappiamo nulla della realtà. Nulla. Siamo schiavi.

Voglio dirti questo. Non pensare di essere più illuminata o più consapevole di altre persone solo perchè hai capito che esiste un progetto massonico per la conquista del mondo, perchè sai che la medicina ufficiale è tutta una bufala, e perchè sai che la scienza è una presa in giro. Non basta questo per essere consapevoli. C'è molto di più. Un di più che non puoi neanche immaginare.



In realtà tu sei consapevole solo un poco di più delle persona più stupida sulla faccia della terra.


- Ok - dissi un po' ironicamente - Io non posso immaginarlo. Perchè sono troppo piccola immagino. Allora perchè non me lo spieghi?

- Non posso. Non ora. Neanche io poi l'ho mai capito fino in fondo. Lo so solo da oggi ma te lo spiegherò in futuro. Ti spiegherò tutto. Però per ora fidati di questo. Sai qual è la cosa più importante nella vita?


- No. Sentiamo. - dissi sorridendo e immaginando che avrebbe detto una delle sue solite cazzate del tipo "la fica" oppure "trombare" oppure "la nutella".


- La moto e i monti. Ma forse neanche quelli.



- Bè... ma c'è l'amore... - dissi io. - Anche l'amore è fondamentale.


- L'amore per l'altro è spesso un amore per noi stessi mascherato. Il vero amore per l'altro non potrebbe esistere, perchè implicherebbe l'annullamento. Nel nostro mondo l'amore per l'altro esiste solo quando c'è un forte amore per se stessi.


- Ma se c'è l'amore per noi stessi, allora quello per l'altro cosa è?


- E' una contraddizione. Come molte cose di questo mondo. Ma c'è. Ma non bisogna spiegarlo. Lo si capisce solo dopo.


- Si ma dopo quando? Scusa Adam non voglio discutere... ma parli come se sapessi tutto e ti fossi illuminato sotto l'albero della Bodi come il Budda. E che sei? Un santone?


- No no. Ma al massimo domani capirai meglio quel che intendo dire e dove ho preso queste informazioni.
Altre due cose


Dio non esiste.

Il problema di Dio è molto più complicato di come ce lo pongono, e più semplice al tempo stesso.

E' anche una cazzata quella secondo cui "noi saremmo Dio". Ma per favore! L'affermazione è certamente più corretta di quella che vorrebbe un Dio impersonale che vede e sa tutto, e decide il destino di noi umani. Ma anche l'affermazione dell'Io SONO è una cazzata.



L'uomo non può mai conoscere la verità e tantomeno spiegarla.



Quei pochi che la conoscono non riescono a spiegarla.




Un'ultima cosa... tu ti incazzi troppo. Ora ti stai incazzando per questo mio tono da saputello. Ma prometti di aspettare domani per incazzarti? -




Adam mi conosceva bene. Sapeva che questi toni e questi discorsi mi infastidivano. Ma sorrisi. Stavo così bene, ero cosi felice, che decisi di aspettare il momento della lite a domani.



*****



Tornammo indietro verso casa e io provavo un certa tristezza all'idea di separarmi di nuovo da lui. Mi rendevo conto poi che non mi aveva spiegato da dove era venuto, se aveva dormito per strada o no.
Pensai comnunque che, per farmi questa sorpresa, doveva aver dormito nel mio paese, altrimenti non avrebbe avuto le forze per farsi anche il viaggio di ritorno.
Arrivammo a casa.
Il viaggio mi era sembrato più veloce che all'andata.
Mi pareva fosse durato 5 minuti in realtà erano oltre due ore e mezza che eravamo in moto.



- Bene, microbo. La giornata è finita. Io parto. Ma da oggi in poi staremo insieme sempre più spesso - disse -

- Che vuoi dire? - domandai. E poi un altro pensiero mi frullò per la testa. - Ma piuttosto... non ripartirai mica adesso? Dopo tutte queste ore di moto hai ancora energie per viaggiare? Ma torni a casa? Sono 600 km... fermati a dormire qui.




- No, non posso - disse. - Domani poi ti chiamo e ti spiego tutto, ok?
- Domani? Non stasera? Non farmi stare in pensiero.
- Ok ti chiamo stasera. Ora fammi andare però. Una cosa vorrei dirti prima di partire. Tu ti incazzi troppo. Hai una suscettibilità da bambina. Sapessi che pazienza ci vuole per sopportare questo tuo lato del carattere. In futuro per favore impara a non incazzarti anche quando ti senti attaccata. In questo modo si rovinano i rapporti.

Non capii che cosa c'entrava quest'ultima frase e che senso avesse, dopo la giornata passata insieme. Ma non volli sollevare polemiche.

- E un'ultima cosa. Poi vado. C'è un segreto per stare bene e vivere bene. C'è un segreto nella vita e si può trovare, ma te lo dico nei prossimi giorni, se fai la brava e la smetti di incazzarti per ogni sciocchezza.



Cercai di soprassedere sul suo tono irritante. Mi avvicinai per abbracciarlo, sperando che si fermasse ancora un po', sperando di convincerlo a rimanere.


Ma appena feci il gesto di avvicinarmi a lui, a sorpresa dette gas e partì.

Rimasi per molti istanti in silenzio. Immobile.


Un'altra mossa a sorpresa in una giornata piena di sorprese.

- E' proprio matto. - Pensai.
E rientrai in casa.

Sentivo ancora il rombo della moto nelle mie orecchie. Andai verso il divano e presi il cellulare per controllare chi mi avesse chiamato.

34 sms. 34!
e 25 chiamate.
Improvvisamente provai una sensazione strana. Quasi di angoscia.


Non ricevevo chiamate, a parte quelle di Adam e più raramente di Rod. Una volta a settimana sentivo Valentina. Chi poteva essere che mi chiamava così tanto?

Pensai alla mia famiglia, o a Rod.

Forse era successo qualcosa.
Guardai il primo sms.
Rod: Adam ha avuto un incidente. L'hai saputo vero? Chiamami quando vuoi.
Poi Laura. "Ho saputo. Mi dispiace".

E 22 chiamate da Teresa la collega di lavoro di Adam, quella con cui lui aveva fatto tutte le inchieste più importanti.
Non capivo.

La testa mi girava.

Uno scherzo? Una follia?
Continuai a guardare gli altri sms.
"chiamami appena puoi".

"appena so qualcosa in più ti faccio sapere".

Cominciavo a capire.

Come un automa andai al PC e accesi internet. Aprii la pagina di cronaca locale. La notizia era chiara.


Adam Mack, poliziotto noto per aver partecipato ad importanti indagini su sette esoteriche, massoneria, e criminalità organizzata, muore in un incidente stradale con la sua moto. L'incidente è avvenuto alla 10,30. Ancora ignote le cause del sinistro.


Aprii la casella mail.

Decine di mail.
Centinaia forse.
I titoli erano inequivocabili.
Aprii quella di Andrea, il fratello. Diceva:

"Ciao, scrivo a te perchè sei la persona che più era vicina ad Adam. So che è morto alle 10,30. Ma alle 10,30 era da me. Ha bussato alla porta, si è seduto sul mio divano, e mi ha detto che era venuto a trovarmi per dirmi alcune cose. Mi ha parlato del mio lavoro facendo previsioni sul mio futuro. Ha insistito che imparassi la meditazione. Poi alle 11 se ne è andato di corsa. Ha detto che aveva da fare".


Poi aprii quella di Paola, la sua ex ragazza. Era sempre stata un po' gelosa di me, ed era la prima volta che mi scriveva.

"Dicono che è morto. Ma alle 10, 30 era da me. Mi ha detto tante cose. Poi è scappato via in moto perchè ha detto che aveva da fare.

Mi ha detto come curare la mia depressione, mi ha spiegato alcune cose, come faceva di solito, tentando di convincermi a darmi una mossa per risolvere i miei problemi e ha detto che se non avessi seguito i suoi consigli questa volta sarebbero stati guai e che da adesso in poi mi sarebbe stato più vicino di prima. So che non me lo sono sognato. Era lui. Lo so. Mi ha pure chiesto se volevo fare un giro in moto ma io gli ho detto di no. Ti chiedo scusa se sono stata gelosa in passato. So che non avrei dovuto perchè la tua presenza gli ha fatto bene, e io gli volevo bene, e in fondo ero contenta che tu gli stessi accanto nelle cose più difficili. Io non ce la facevo. Lui diceva che in realtà sentiva il mio appoggio lo stesso. In effetti gli sono stata vicino, ma fisicamente non ci riuscivo. Avevo troppa paura."


Poi la sorella. "Ciao Soul. Senz'altro avrai saputo di Adam, anche prima di me. Di noi. Eppure io so che Adam non è morto. Alle 10,30, l'ora dell'incidente, si è presentato a casa mia suonando alla porta.Pensavo fosse venuto qui in vacanza, come tutte le estati, facendoci una sorpresa.


E' entrato normale come sempre.Ha scherzato con mio marito, dandogli del frocio e prendendolo in giro dicendogli che lavora troppo, e che lavora solo perchè vuole avere una scusa per non trombare con me, perchè in realtà è omosessuale.


Scherzava come sempre.


Ha portato un regalo alla bambina.


Poi verso mezzogiorno ha detto che andava a fare un giro in moto e ha detto che sarebbe tornato più spesso a trovarci".



Lessi per ultimo la mail di Francesca. "Cara Soul... quello che ti dico ti sembrerà incredibile. Ma all'ora dell'incidente Adam ha suonato alla mia porta. Non credevo ai miei occhi perchè non mi aspettavo che potesse farsi tanti Km per venire da me all'improvviso. Mi ha detto che era venuto per ringraziarmi di tutto il tempo che gli avevo dedicato, dell'affetto e dell'appoggio. E se ne è andato. Ha detto che era venuto solo per questo ed io ero così imbarazzata che non sono riuscita quasi a spiccicare parola.

Non credere che sia matta.

Tu sai che quello che sto dicendo è vero".

La mail proseguiva ma non riuscivo a leggere oltre. Ce n'erano molte altre. lettori del suo sito. Amici. Due giornalisti.


Avevo capito cosa intendeva dire che la cosa più importante è la moto. E cosa voleva intendere dicendo che da ora in poi avrebbe girato sempre di più.



Invece di piangere sorrisi.
Ciò che mi fece sorridere fu che l'ultimo viaggio ha voluto farlo insieme a me.


Guardai l'ora.

Aveva detto che mi avrebbe chiamato in serata.
Nel frattempo leggevo gli sms.

Ce n'era uno alle 20,20. L'ora in cui lui era partito.

Era di Adam. Diceva:


S'agapo' tora ke tha s'agapò pantote.


Mi sdraiai sul divano a piangere, aspettando che mi arrivasse un altro suo sms, come aveva promesso.

Sul tavolo, vidi i documenti che mi aveva detto che avrebbe lasciato, che un attimo prima non c'erano.

Lontano, il rumore dell'Harley.

1 commento:

Giuseppe Di Bernardo ha detto...

Mi sono accorto di non averti ringraziato! Grazie di cuore, Paolo!