mercoledì 19 agosto 2009

Intervista a Max Pezzali degli 883, sulla sua passione per la moto.


Su due ruote in libertà


Intervista con Max Pezzali, da sempre grande appassionato di Harley Davidson
Tratto da Deagostini edicola


Al cantante pavese leader degli ex 883 (che è, non a caso, il nome di un notissimo modello di Harley Davidson) abbiamo chiesto di raccontarci come è nato e cresciuto il suo amore viscerale per i bolidi di Milwaukee.




Da quando le Harley Davidson sono la tua passione? E cosa di loro ti ha “sedotto”?
Fin da piccolo mi affascinava la loro diversità, ricordo ancora con precisione il modellino Polistil di una Electra Glide 1200 nella vetrina del tabaccaio sotto casa di mia nonna, devo aver avuto non più di 4 o 5 anni: era di colore blu metallizzato con sovrastrutture bianche, un capolavoro anche se in scala 1:15. Negli anni Settanta ce n’erano poche in giro in Italia, l’azienda navigava in acque burrascose, e solo pochi e tenaci appassionati affrontavano le traversìe necessarie ad averne una. Ricordo anche un servizio fotografico su Tv Sorrisi e Canzoni, in cui il grande Claudio Villa era orgogliosamente ritratto su una di esse.
Gli avvistamenti “reali” però erano molto scarsi. Come dimenticare il primo, nel 1984? Ero andato in vacanza a Edolo, a casa dei parenti della mia fidanzatina di allora, e un pomeriggio ho sentito il rombo di un gruppo di centauri scandinavi in giro per le strade della Valcamonica: era un manipolo di motociclette basse, cattive e selvagge, guidate da vichinghi barbuti che ricordavano i protagonisti di certi biker movies di serie B, un’immagine che rimarrà tatuata per sempre nella mia memoria.
Ciò che mi ha sempre affascinato delle Harley è la capacità di essere diverse pur rimanendo fedeli al proprio mito. Sono motociclette che se ne fregano dei numeri e delle prestazioni per puntare tutto sull’anima e sulle budella, l’essenza dello spirito libero delle due ruote.
Ne hai avute tante? Che modello guidi adesso?
Ne ho avute 7, oggi ne ho 3: una Electra Ultra Classic del 2001 che più che una motocicletta è una componente della famiglia, una Street Rod del 2005 con la quale mi diverto prevalentemente a girare per le insidiose strade di Roma, e una XLCR Cafe Racer del 1977, che è una delle moto più leggendarie e controverse mai prodotte dalla Motor Company.
Al di là del nome degli 883, nei tuoi pezzi ci sono vari riferimenti alle Harley, diretti o indiretti... Ce ne citeresti qualcuno?
In effetti i riferimenti sono numerosi... Forse il pezzo che più rappresenta la sensazione di cavalcare una Harley è “Un giorno così”, nel quale racconto come un giro in moto nelle strade laterali della pianura padana possa trasformare una giornata qualunque in un momento memorabile. E poi la prima canzone in assoluto degli 883, che s’intitolava “Non me la menare”, ha un ritornello abbastanza esplicito: “A me piacciono le birre scure e le moto da James Dean...”
Qual è il viaggio più bello che hai fatto in sella a una Harley Davidson?
Il giro in moto più bello che ricordo è stato sulla Big Island, nello stato/arcipelago delle Hawaii, in sella a una Dyna Low Rider a noleggio: paesaggi mozzafiato, strade meravigliose e solitarie, scogliere a picco sul mare e vulcani. Un’esperienza al limite dell’estasi mistica.
E il viaggio che ti piacerebbe fare?
Mi piacerebbe molto girare il Sudafrica meridionale: Durban, Cape Town… ho letto reportage di viaggi in moto che mi hanno molto ispirato. E poi vorrei girare la Nuova Zelanda.
Usi la tua Harley come mezzo di trasporto per tutti i giorni?
Vivendo a Roma le due ruote sono una necessità assoluta; la mia Harley è l’unica alleata possibile contro code, incolonnamenti, parcheggi introvabili e ZTL (zona a traffico limitato, n.d.r.). Poi, adesso che ho scoperto il parcheggio riservato alle motociclette all’aeroporto di Fiumicino si è aperto un nuovo scenario anche sul pendolarismo lavorativo sull’asse Milano-Roma! Però bisogna stare molto attenti, la Capitale è molto pericolosa per i motociclisti, bisogna sempre guidare in modo difensivo e partire dal presupposto che qualunque veicolo intorno a te possa combinare qualunque sciocchezza, anche la più impensabile, in qualunque momento. E soprattutto, attenzione agli scooteristi!
Quanto sono state “customizzate” le tue Harley?
Nonostante i modelli da turismo dell’Harley, le cosiddette “baggers”, non siano le più predisposte alla customizzazione, la mia Electra è piuttosto modificata; ho fatto diversi interventi di fine tuning, piccoli dettagli che non stravolgono l’impostazione turistica della moto. Qualcosina al motore, una verniciatura particolare che rende il colore “cangiante”, cerchi cromati, luci a led, e varie altre cosette... La Cafe Racer l’ho restaurata al punto da farla sembrare appena uscita dalla fabbrica, con tanto di decal originali. La Street Rod è anch’essa strettamente stock, eccezion fatta per una leggera “messa a punto” del già divertente motore Revolution da 120hp di serie.
Non ti stufi mai di essere intervistato sulle Harley?Mai, la mia è una passione assoluta e incondizionata, per me è come fare quattro chiacchiere al bar il venerdì sera...
Ti piace il modello Fat Boy?

Il Fat Boy è uno dei modelli responsabili della rinascita della Motor Company, è l’Harley allo stato puro: bassa, larga, con i piedi saldamente appoggiati sulle pedane, l’enorme faro anteriore nel quale ci si specchia quando si guida... Una moto cruda ed essenziale benché assolutamente elegante.
Un classico.

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